Cartoline d’Estate. La Palermo del Liberty

Il viaggio alla scoperta della Sicilia dell'intellettuale non conformista Andrea Virga

Il Politeama

Nei decenni a cavallo del ‘900, la Palermo post-risorgimentale conobbe una fioritura economica e culturale, senza precedenti. Mentre contadini e braccianti emigravano o lottavano, organizzati nei Fasci dei lavoratori, la città e i suoi sobborghi si riempivano di ville, villini e palazzi in stile liberty, sotto gli auspici della vecchia nobiltà siciliana, o delle nuove dinastie borghesi, non di rado d’origine britannica: i Florio, gli Ingham, i Whitaker. Quest’epoca prospera non doveva durare: entrata in decadenza già dagli anni ’20, ferita gravemente dai bombardamenti alleati, ebbe il colpo di grazia con il Sacco di Palermo, in cui la speculazione edilizia di stampo mafioso divorò interi quartieri. Quod non fecerunt barbari, fecerunt Ciancimini.

Questa tendenza inizia, però, già nei primi anni dopo l’Unità, con la prima espansione di Via Maqueda, su Via Ruggero Settimo, culminante nell’omonima Piazza, dove il monumento al patriota siciliano, spicca di fronte al Teatro Politeama Garibaldi, progettato da Giuseppe Damiani Almeyda. L’edificio – iniziato nel 1865 e inaugurato nel 1874, ma terminato solo nel 1891 – è un esempio di neoclassicismo piuttosto eclettico, con una forma semicircolare a due ordini di colonnati, e un grandioso ingresso ad arco di trionfo, sormontato da una quadriga di cavalli di bronzo.

Teatro Massimo

Su questa traccia, appena dieci anni dopo si inizia la costruzione di un altro grande teatro, dedicato alla lirica: il Teatro Massimo Vittorio Emanuele – progettato da Giovanni Battista Filippo Basile e ultimato nel 1897 dal figlio Ernesto – è edificato al termine di Via Maqueda, sventrando parte del centro storico per creare Piazza Verdi. È il più grande d’Italia, terzo in Europa dopo l’Opéra National de Paris e il Wiener Staatsoper. L’eclettismo stilistico è qui accentuato, con numerosi elementi liberty che s’innestano sulla base neoclassica. 

 

Nel frattempo, infatti, vi era stata nel 1891 la IV Esposizione Nazionale italiana, voluta a Palermo proprio da due Presidenti del consiglio siciliani, Francesco Crispi e Antonio Starabba di Rudinì.

Giardino Inglese

Si inaugurava l’espansione, sempre lungo l’asse Via Maqueda-Via Ruggero Settimo, di Viale Libertà, il nuovo boulevard della Palermo bene – «gli Champs-Élysées di Sicilia» (Wagner), ai cui lati, dopo lo smantellamento dei padiglioni dell’esposizione, sarebbero sorte le nuove ville della borghesia palermitana. A metà, si estende su sei ettari il Giardino Inglese, ricco di piante esotiche e di monumenti, tra cui spicca quello equestre a Giuseppe Garibaldi.

Mondello

Questa febbre architettonica non si limitò alla città di Palermo, ma ebbe una sua dépendance nella località marittima di Mondello, 12 km a nordovest del centro storico. Sulla scia di Vincenzo Florio e dell’imprenditore milanese Luigi Scaglia, i ricchi palermitani si precipitarono a fare di questo sobborgo il proprio buen retiro. Oltre alle numerose ville liberty, si distingue l’Antico Stabilimento Balneare in stile Art Nouveau, costruito a palafitta sul mare, a pochi metri dalla spiaggia.

Andrea Virga

Andrea Virga su Barbadillo.it

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