“Il mistero del regno”, il libro ritrovato di Attilio Mordini

Questo libro postumo dello scrittore e teologo fiorentino (curato da Maria Camici e Alberto Castaldini) era da molti considerato un testo perduto

Attilio Mordini

Questo libro postumo dello scrittore e teologo fiorentino Attilio Mordini era da molti considerato un testo perduto. Fu la sua ultima opera, forse la più impegnativa di una breve e combattuta esistenza, ed è rimasta inedita fino ad oggi. Come spesso accade per i manoscritti dopo la morte prematura o improvvisa dei loro autori, INRI. Il mistero del Regno ebbe una storia per certi versi oscura e avventurosa. Per più di cinquant’anni queste centinaia di cartelle dattiloscritte e corrette a mano, cui Mordini lavorò nella sua casa di Firenze e durante il lettorato all’Università di Kiel, sul Baltico, sono state custodite da Maria Camici, alla quale vennero affidate dalla sorella dello scrittore, Fiammetta. Furono così quasi certamente sottratte a un completo smarrimento, anche se già avevano sofferto di una parziale mutilazione. Dopo una lunga riflessione e una cura tanto amorevole quanto attenta da parte di Maria Camici, discepola di Mordini, e Alberto Castaldini, giornalista e docente universitario, vedono finalmente la stampa per essere offerte al lettore. 

INRI non è un lavoro teologico rigoroso sul piano esegetico. È un’opera ispirata nell’abbandono del suo autore alla funzione rivelatrice della Scrittura e del Mito. In ciò sta la diversità dell’approccio di Mordini al tema del Regno e del suo mistero, che è mistero del Dio che si fa uomo per il riscatto degli uomini. La genesi e, da ultima, la stesura di quest’opera si svilupparono lungo più di un decennio. Dal dicembre del 1953 fino al settembre del 1966, Attilio Mordini sottolineò nelle sue agende, in corrispondenza del settimo giorno di ogni mese, l’ora in cui avrebbe ricevuto il Corpo del Signore in una delle chiese fiorentine, aggiungendovi sempre la scritta INRI ben evidenziata. È da considerare come un primo nesso con l’opera qui pubblicata la costanza di questo “rito” durato tredici anni fino al mese prima della sua morte avvenuta il 4 ottobre, memoria liturgica di San Francesco d’Assisi, esattamente a un mese dalla grande alluvione che travolse Firenze. Ogni settimo giorno fu da lui puntualmente numerato fino al centocinquantesimo.

INRI viene dato alle stampe nel settimo centenario della morte di Dante; significativamente fu terminato dal suo autore nel settimo centenario della nascita: Mordini si conferma in tal modo “maestro dei segni”.

L’anticipazione

«È venuto il momento, proprio sette secoli dalla nascita di Dante, autore del De Monarchia, di riconoscere finalmente che Cristo venne su questa terra per essere riconosciuto Re di Giuda e Imperatore del mondo universo; occorre renderci conto che per non essere stato riconosciuto dal Sinedrio, istituito appunto per attendere il Messia, anziché inalzarsi sul trono, Gesù venne inalzato sulla Croce. È venuto il momento di indagare a fondo nelle Scritture e nella storia delle religioni e dei miti precristiani che attendevano la salvezza, per contemplare, sia pure soltanto idealmente, quale avrebbe dovuto essere il Suo Regno…. E prepararci subito a riconoscere, smascherare e combattere strenuamente qualsiasi messianismo materialista che, per il pervertimento degli pseudo-apostoli del nostro tempo, e, purtroppo, anche per il tradimento di alcuni elementi del clero, vorrebbe sostituirsi a quell’Impero che noi cristiani non siamo ancora riusciti, dopo quasi venti secoli, a instaurare sulla terra in Suo Nome per l’impulso santo della Sua Chiesa.

[…]

Forse ciò che il Cristo ha vissuto per il mondo, ancora per la salvezza del mondo avrà da riviverlo la sua Chiesa. Perché il suo magistero è magistero dell’Incarnazione, il suo insegnamento alle genti ha da essere ancora maestosamente coerente fino alla morte, e alla morte di Croce. Tutto il magistero del Verbo incarnato dalla prima parola della Scrittura fino all’ultima, dalla prima riga della Genesi fino all’ultimo verso dell’Apocalisse, dal primo passo d’Adamo cacciato dall’Eden fino ai giorni ultimi della storia universale, si può riassumere in un principio divinamente semplice: erediterà la terra chi farà parte del Regno dei cieli».

La biografia di Mordini

Attilio Mordini nacque a Firenze il 22 giugno del 1923. Terminati gli studi superiori, nel 1942 si arruolò volontario nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, destinato a Genova, presso la III Legione di artiglieria contraerea. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rientrato a Firenze, si presentò al Comando di corpo d’armata, già occupato dai tedeschi. Assieme ad altri giovanissimi commilitoni, disorientato e amareggiato per l’assenza di ordini dei superiori, si arruolò nella Wehrmacht dove venne impiegato nel battaglione genieri della IV Panzer-Division. Destinato al settore centro del fronte orientale, in Ucraina, operò con compiti di guastatore e agevolando il movimento dei mezzi nel fango dall’autunno di quell’anno sino agli inizi dell’inverno, quando per un congelamento al piede fu dapprima ricoverato in un ospedale militare in Baviera, e poi rimpatriato agli inizi del 1944. Tornato a Firenze aderì alla Repubblica Sociale Italiana, e fu inquadrato nella Guardia Nazionale Repubblicana. Finita la guerra, dopo un periodo di prigionia, nel 1947 tornò alla casa avita di via San Gallo. Agli inizi degli anni Cinquanta emise i voti di francescano laico presso il convento dei Cappuccini di Montughi, col nome di fra’ Alighiero. Riprese in quegli anni gli studi; si iscrisse alla Facoltà di Magistero, nel corso di laurea in lingue e letterature moderne, laureandosi a pieni voti in Germanistica con Vittorio Santoli. Fra il 1964 e il 1965 ricoprì l’incarico di lettore di lingua e letteratura italiana presso l’Università di Kiel, nella Germania settentrionale. In quegli anni collaborò ad «Antaios», la rivista di ambito simbolico, mitologico e letterario curata da Mircea Eliade ed Ernst Jünger, e con la rivista di scienze religiose e teologia «Kairos», diretta da Matthias Vereno. Nel Dopoguerra, fino alla morte prematura, visse intensamente il mondo culturale fiorentino, frequentandone i circoli, come quello attorno alla rivista «L’Ultima», di cui fu redattore, ultimo arrivato tra gli Ultimi su invito di Adolfo Oxilia e raccogliendo l’appello di Giovanni Papini. Fu in rapporto epistolare con esponenti del mondo culturale, laico e cattolico, tra cui Giano Accame, Gianni Baget Bozzo, Fausto Belfiori, Titus Burkhardt, Alfredo Cattabiani, Carlo Lapucci, Silvano Panunzio, Arnaldo Pini, René Pechère, Pietro Porcinai, Primo Siena, Adriana Zarri, Sergio Quinzio e Hans Urs von Balthasar. I carteggi sono oggi conservati presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma. L’esperienza del sacro, coltivata dalla meditazione e dalla preghiera, unita alla sete di conoscenza e alla consapevolezza della vocazione per la verità e la carità, la trasmise a un gruppo di amici più giovani, che costituirono cenacoli intitolati a Maria: Ianua Coeli e Turris Eburnea. Come ha ben scritto Rodolfo Gordini, Attilio Mordini «lesse la vicenda umana alla luce del Verbo. Impose alla propria vita lo stigma ascetico e cavalleresco; scandì la giornata terrena con lo studio e la militanza civile. […] Araldo del vero, non godette degli onori del mondo e ne menò giustamente vanto. Insieme alle opere, lasciò in eredità un’esemplare testimonianza resa all’unico e personale Creatore». I suoi scritti, a quasi un secolo dalla nascita, testimoniano intatto quel suo sguardo che seppe scrutare «il trasfondersi dell’eterno nel tempo». Morì a Firenze il 4 ottobre 1966, festività di San Francesco d’Assisi, a soli quarantatré anni, e fu sepolto con lo scapolare francescano.

*INRI. Il mistero del Regno, di Attilio Mordini a cura di Maria Camici e Alberto Castaldini, Siena, Cantagalli, 2021, pp. 398

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