F1. Non chiamateli “secondi”: Perez e Bottas

Altro che comprimari, i piloti saranno i protagonisti di questo finale di campionato del mondo

Perez e Bottas. Che strano il destino dei “Numeri due”, costretti dalle logiche di squadra a ricoprire i ruoli più disparati.

Se infatti la tendenza è ormai quella di “giocare con una punta sola”, suddetti ruoli variano dallo stopper al trequartista (che tira l’ultima scia, per aiutare il più blasonato compagno a migliorare il giro), dalla seconda punta (sempre in funzione del capitano) al centravanti di scorta (che deve approfittare delle situazioni più delicate o emergenziali).

 

Perez, Bottas e una sola causa

La metafora calcistica è perfetta per inquadrare le vicende di questi due piloti, chiaramente designati seconde guide al cospetto di Verstappen e Hamilton: a mettere le cose in chiaro, come se non bastasse, le differenze in termini di talento, abnegazione, agonismo, aggressività.

Senza nulla togliere al messicano o al finlandese, gli altri due sono oggettivamente più completi e viaggiano spesso in un’altra dimensione, motivo per il quale i gradi di prima guida non possono esser messi in discussione.

Ad ogni modo, nonostante tutto, il loro apporto resta una variabile chiave nelle sorti del campionato.

 

I numeri: Perez

Nei 17 Gran Premi fin qui disputati Perez e Bottas hanno ottenuto una vittoria ciascuno, il primo a Baku, il secondo all’Istanbul Park.

Checo”, alla stagione d’esordio in Red Bull, ha impiegato diverso tempo per adattarsi e inizialmente ha faticato persino a ritagliarsi un suo spazio, benché minimo, fagocitato da un Verstappen “schiacciasassi”: il messicano (tra i più coriacei in staccata e nel “corpo a corpo”) si è dimostrato sensibilmente più lento in qualifica dell’olandese, dal quale è stato costantemente sopravanzato (il 33, al netto della penalizzazione di Soci, ha ottenuto quest’anno nove pole position, tre secondi e quattro terzi posti).

In effetti, l’ex pilota della Force India, al di là del successo ereditato a Baku e del podio in Francia, prima del convincente doppio podio, in Turchia (con annessa grande difesa su Hamilton) e Usa, aveva fatto storcere la bocca a più di qualcuno, come dimostrano le dichiarazioni tutt’altro che entusiastiche dello stesso Helmut Marko.

Fin qui comunque, il bottino conquistato da Perez ammonta a 150 punti, con una vittoria e i tre gradini più bassi del podio di cui sopra (Verstappen, nel contempo, ha vinto otto gare, con cinque seconde piazze), trentacinque lunghezze in meno di Valtteri Bottas.

 

I numeri: Bottas

Il finlandese, classe 1989, in Mercedes dal 2017 (vicecampione del mondo 2019, 2020) è da sempre nell’occhio del ciclone, accusato di essere eccessivamente arrendevole, se non insipiente, peccando altresì di eccessivo attendismo nei momenti più delicati; eppure, nella sua carriera, Bottas ha ottenuto dieci successi (l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, dominando in Turchia) e ben diciotto partenze al palo, aiutando al bisogno Hamilton, financo arrivando addirittura a cedergli una posizione di prestigio.

In questo 2021, nelle qualifiche, il finnico ha ottenuto due pole, una seconda e sei terze piazze ma anche una miriade di penalizzazioni a causa delle diverse sostituzioni delle componenti dell’unità motrice; in termini di rendimento alla domenica poi, anche in questo è stato altalenante.

Fino al Gran Premio d’Olanda infatti, il pilota della Mercedes, in generale vicino ad Hamilton in prova, è stato autore di gare non altrettanto positive, sebbene cinque terzi e un secondo (più la sfortunatissima Monaco, dove solo un problema al pit stop gli ha tolto un’altra piazza d’onore, quasi certa) siano stati risultati non certo trascurabili: a mancare però, il giorno del Gran Premio, era spesso la velocità.

Troppa la differenza, ovviamente da Verstappen, come anche su Hamilton, per poter esser realmente un fattore.

Da quando però ne è stato ufficializzato il passaggio in Sauber-Alfa Romeo, dal 2022, le prestazioni sembrano esser cresciute: e così, dalla grande rimonta di Monza, conclusa alle spalle delle due McLaren, ecco un quinto e sesto posto in Russia e Austin, inframmezzati dalla grandiosa e autorevole vittoria turca, controllando dalla partenza fino alla bandiera a scacchi.

Insomma, numeri alla mano, tra mancanze e acuti, schiacciati da giudizi affrettati e ingenerosi, il supporto di entrambi sarà imprescindibile, indispensabile nelle ultime cinque prove dell’anno: in gioco, infatti, non c’è soltanto il titolo riservato ai piloti ma anche quello costruttori, dove Red Bull e Mercedes se la stanno giocano senza risparmiarsi.

 

 

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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