Perché Insigne deve andare a Toronto (e subito)

A Napoli non sarà mai re e se la squadra non vincerà nulla sarà sempre lui il capro espiatorio di Adl

Insigne esulta con i compagni

Lorenzo Insigne, corri a Toronto. Ma subito, però. L’offerta che gli è arrivata dal Nord America è di quelle che non ritornano più, anche perché ormai la trentina è passata. E Napoli, ormai, non ha più nulla da dargli. Se non amarezze e delusioni.

Al San Paolo, Insigne non è stato né sarà mai il “dieci” del Napoli. Colpa della scellerata e provincialissima scelta di Adl che, per ingraziarsi il tifo ultra-conservatore e affezionato all’oleografia, ha deciso di togliere di mezzo il numero che fu di Maradona. Lorenzo sarà, per sempre, un “24” qualunque. Gli danno della bandiera, ora che rischia di andarsene: ma, in fondo, lo considerano un gagliardetto qualunque: poco più di Freddy Rincon, sicuramente meno di Francesco Romano.

Per di più, non viene nemmeno dall’Argentina, , né di Rosario e nemmeno di Bariloche: viene dall’umile Frattaminore che, nonostante tutto, è pur sempre Italietta. E dal Napoli, i napoletani quasi mai, tranne forse (e nemmeno del tutto) Totonno Juliano, hanno avuto soddisfazione. Persino Edu Vargas, per la sua patente di sudamericano, per un momento ha avuto più credito di lui.

Giovinco gli ha consigliato di restare: Lorenzo, perdi la Nazionale. Ma lui, a differenza dell’ex juventino, ha già vinto gli Europei. E più di così, questa Nazionale, non può avere. Inoltre, pure se andasse a giocare nel campionato estone, Mancini dovrebbe sempre tenerlo in considerazione per la semplice ragione che non c’è chissà che talento in casa nostra. Senza considerare, poi, che i Mondiali non sono così sicuri.

Se con l’Italia ha già vinto, a Napoli Insigne non rischia di non vincere niente. E sarà sempre la colpa di ogni male. Specialmente quando si tratterà di rinnovare, ancora, il contratto. Aurelio de Laurentiis è una sorta de Magistris che non se n’è scappato (ancora) in Calabria. C’è sempre un complottone pronto a giustificare i fallimenti: il Napoli perde gli scudetti perché c’è il Nord cattivo e imbroglione. Ogni calciatore che osa alzare il ditino diventa un traditore. Manco il Napoli fosse la Parigi di Robespierre. Vedete che fine ha fatto Higuain, che in una notte ha fatto il percorso inverso di Oronzo Canà: da eroe a coglione. Chissà quanto sarebbe durato Maradona sotto un presidente come lui.

Adl sa che Napoli è regredita a Sole, pizza e Maradona. In questa oleografia, spazio per Insigne non ce n’è. Allora è meglio andarsene in Nord America. A fare il profeta del pallone e, se proprio non ce la fa a restare solo in un rettangolo verde, potrà diventare il volto e le gambe delle generazioni di napoletani emigrati. Ai quali, quella sedicente madre (snaturata) che è la Rai ha pure tolto, forse per sempre, la consolazione de “La Giostra del Gol”, una sorta di 90esimo minuto che andava in onda per i nostri connazionali all’estero da quasi trent’anni.

Insigne vada subito a Toronto, lasci perdere la retorica di queste settimane. Chi la usa, lo fa per suo esclusivo vantaggio. Lorenzo segua il suo, vada in Canada dove sarà finalmente re.

gv

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