Addio ad Attilio Tamburrini: dal Fuan di Pisa a Alleanza Cattolica

Il ricordo della sua milizia ideale e un aneddoto a Parigi con Giorgio Pietrostefani

Attilio Tamburrini

Attilio Tamburrini se ne è andato. Se ne è andato un amico. Un esempio di coerenza, senza timori, opportunismi, secondi fini, questo era Attilio.
Presidente del Fuan a Pisa, il suo bilancio di quegli anni, duri, faticosi, era tutto nel racconto divertito e sereno di quando, in giro per Parigi una ventina d’anni fa, si sentì chiamare ed abbracciare: era Giorgio Pietrostefani, che da vecchio nemico lo volle invitare a prendere un caffè.
Per decenni poi dirigente di Alleanza Cattolica, impegnato e attivo sino alla fine, da vero soldato politico.
Le lunghissime discussioni nella sua casa di via Baglioni o fino ad ora tardissima sferzati dalla tramontana su e giù per un corso Vannucci deserto, a discutere di politica, di storia, alla fine ero sempre costretto a darti ragione, non per convinzione, troppo rigidi per me i tuoi schemi di cattolico controrivoluzionario, ma per sfinimento, troppo forti l’energia e la convinzione che avevi nelle tue idee. Ma ora, quell’energia, quella forza, non sono state più sufficienti.
C’eravamo visti poco più di un mese fa a casa tua, a Roma. La malattia era nota, complicata, tante purtroppo quelle maledette sigarette fumate. Tornai a Perugia ammirato da come riuscivi ad affrontare la tua condizione, per come ti ponevi, per l’intatta ironia, per la voglia che avevi ancora di sorridere. E nulla faceva pensare ad un esito così vicino, così improvviso. Ci saremmo dovuti rivedere subito dopo Pasqua.
Non ci voleva. Non ci voleva proprio.
Addio Attilio. Un abbraccio grande a Consuelo, ai ragazzi.

Antonio Chimisso

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