“Io terrò duro, qualunque cosa accada”: il diario di Otto Braun

Una scelta dalle lettere e dai diari di un protagonista delle Tempeste d’acciaio, morto giovanissimo, che Julius Evola ebbe a definire esemplare per la sua testimonianza di slancio volontaristico

“Io terrò duro, qualunque cosa accada” di Otto Brawn

Mentre i venti del nazionalismo e delle rivendicazioni nazionali, dell’oppressione e della rappresaglia spirano impetuosi, gli eserciti si mobilitano. Combattenti ed incolpevoli civili si accingono a scrivere una sanguinosa pagina di Storia.   Otto Braun è un giovanissimo volontario che decide di servire «il più sacro dei beni: la Germania». Nato a Berlino il 27 giugno 1897, quando scoppia il primo conflitto mondiale, Otto non ha l’età per andare in guerra. Cerca una raccomandazione per parteciparvi, la trova in un generale già aiutante del suo indimenticato nonno defunto. Custodisce fin dalla fanciullezza, certamente per non pubblicarlo, un Diario.

Nel servire la Patria in armi, avverte «a poco a poco quale miracolosa istituzione educativa è l’esercito prussiano».  Sempre in prima linea, con «la morte negli occhi», combatte coraggiosamente su più fronti rimanendo seriamente ferito nel 1916. Si riprende e torna a combattere. Otto non disdegna attacchi, fosse pure a mani nude, alle trincee nemiche. È un ragazzo dalle idee ben radicate, «sensibile all’amor patrio». Il suo Diario, rinvenuto dopo il conflitto, suscita l’attenzione della Cultura; se ne accorgono, fra gli altri, Benedetto Croce (1866-1952) e Julius Evola (1898–1974). Proprio la crociana casa editrice barese Gius. Laterza & Figli lo pubblica nel 1923 tradotto e prefato da Enrico Ruta (1869-1939), intitolandolo «Diario e lettere di Otto Braun».

A circa un secolo di distanza, con la cura minuziosa di Giovanni Sessa, la Oaks Editrice presenta gli scritti di Otto Braun, “Io terrò duro qualunque cosa accada”. Diario e lettere di un giovane volontario di guerra. Quando dal campo di guerra compone il suo Diario, scrive ai genitori, alla fidata Giulia, amica della scomparsa mamma Lily, ad altre persone; nonostante il contesto drammatico in cui vive, il giovanissimo volontario fa sfoggio della sua cultura dissertando di Stato e politica, romanzi e poesie, scienza ed ambiente, musica e pittura. Le letture, fedeli compagne di Otto anche al fronte, ampliano il suo sapere.

Pur non lesinando critiche alla Germania guglielmina, sicuramente fedele al giusto o sbagliato è la mia Patria – lezione questa per quei guitti che “amano” la Patria solo se governa la bandiera del proprio partito –, Otto è convinto che Nazione e Socialismo possano coabitare purché, quest’ultimo, non si fondi sulla idea di uguaglianza fra gli uomini, ma si batta, nel nome della giustizia sociale, per «l’assoluta parità di condizioni» degli uomini che, per natura, non sono uguali. Anche nelle poesie il pensiero di Otto suscita emozione. In «Natale 1915», ammette per «Per la prima volta» da quando è in armi di esser «colto dalla nostalgia». In un connubio di fede e speranza, il «20 agosto 1917» si rivolge a quel Qualcuno scrivendo: «Tu, o Signore, inondami l’animo di luce».

C’è un passo significativo che Otto, amante della natura e dell’arte, descrive con dovizia di particolari. Quando si reca in viaggio a Trieste – «26 febbraio 1918» –, ammira «il panorama dei monti, l’azzurro Adriatico, le Alpi candide sfolgoranti, l’incantevole Miramare, il duomo di San Giusto, il castello», il tutto contornato dal «campo di battaglia». È quella una Trieste asburgica, ma ancora per poco, in quanto, avvicinandosi il crepuscolo degli Imperi centrali, nel novembre 1918, la Città vestirà il naturale Tricolore Italiano.

Tutto questo Otto non lo vedrà. Il 29 aprile 1918, nella francese Marcelcave, una granata spezza la sua giovane vita dedicata alla Patria mirabilmente servita. Sempre in terra di Francia, otto giorni prima, a rimetterci la vita è stata una leggenda del combattentismo tedesco: Manfred Albrecht Freiherr von Richthofen, il famoso Barone Rosso, temibile Asso dell’Aeronautica. A differenza del Barone Rosso, la salma, con il «viso in pace, e intatto» del ventenne Otto Braun, viene composta dai suoi camerati e adagiata nel cimitero di Chuignolles. Dopo il conflitto Otto sarà rimpatriato per riposare nella terra natia, al fianco dell’amatissima mamma Lily.

*“Io terrò duro, qualunque cosa accada” – di Otto Braun, Oaks (oakseditrice.it)

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Michele Salomone

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