La Salernitana si è salvata due volte in una sola stagione

Dal paradiso all'inferno e ritorno: dietro il miracolo di Nicola e Sabatini un anno da infarto

Ieri era il giorno di Santa Rita, la patrona delle cause perse e non può essere un caso se proprio ieri sera la Salernitana si è salvata e per la prima volta nella sua storia disputerà due campionati di seguito in Serie A.

Ora, sarebbe pure banale dire che nessuno ci avrebbe mai creduto, né avrebbe puntato un centesimo. a gennaio, sulle chance di Ribéry e compagni. Adesso sarebbe facile ricamare di retorica un’impresa eccezionale che ha il nome e il cognome dell’allenatore Davide Nicola, l’impronta di un signore del futbol, colto e appassionato, che si chiama Walter Sabatini e l’entusiasmo di un neofita, ma molto intelligente, come il presidente Danilo Iervolino. Doveroso è alzarsi in piedi ad applaudire il pubblico dell’Arechi, che non ha mai mollato e che è passato, nel volgere di cinque mesi, dall’invocare la radiazione, pur di farla finita con lo strazio della vecchia proprietà, ad intonare “C’è solo un presidente” al nuovo arrivato.

La salvezza è arrivata all’ultima giornata. Non a Salerno, dove hanno vinto solo i tifosi, con l’ennesima scenografia da Oscar. Ma a Venezia. Gli arancioneroverdi, già retrocessi hanno resistito alle sfuriate disperate del Cagliari. I sardi cercavano quel gollicino che sarebbe valso tre punti e salvezza. I lagunari, senza molti titolari in formazione, hanno onorato il campionato. Così come ha fatto l’Udinese all’Arechi che ha strapazzato la peggiore Salernitana dell’era Nicola, 0-4 con due reti annullate per off-side e un rigore parato.

La Salernitana è arrivata cotta, dopo un tour de force che ha appassionato l’Italia. Ormai, non ce la facevano più. Anche perché la squadra ha subito colpi – come il pareggio beffa in casa al 99esimo contro il Cagliari e il rigore sbagliato ad Empoli da Perotti – che avrebbero steso un rinoceronte, figuriamoci loro. Ma, una volta tanto, i fattori imponderabili di cui parlava quel tale, hanno girato a favore dei granata.

Come da tradizione, la Salernitana s’è piazzata al quart’ultimo posto in classifica. In linea con la tradizione ma per fortuna, rispetto al ’48 e al ’99, quest’anno ne scendevano soltanto tre. Tutte e due le volte, fu tremendo subire l’onta della retrocessione per un punto soltanto. Questa volta, un punto è bastato a salvarsi. E chissenefrega se a 31 punti, finora, non s’era mai salvato nessuno e che è la quota più bassa di sempre. Questa è roba per nerdrosiconi.

Grazie al pareggio degli altri in Laguna, la Salernitana ha mantenuto quel punticino di vantaggio che le ha consentito l’impossibile salvezza. Impossibile che si salvasse una squadra che aveva chiuso il girone d’andata con otto punti, senza una società, senza uno solo che la difendesse, senza uno soltanto che alzasse la mano a chiedere scusa di aver trasformato un sogno in un incubo, senza una Federazione che prima, molto prima di Capodanno, avrebbe dovuto mostrare i muscoli alla vecchia e mai rimpianta (multi)proprietà.

Ora, però, quello è il passato. E lo capisci perché tutti gli esacerbati fautori della piccola Salernitana male assoluto del calcio italiano (era già accaduto con il primo Benevento in Serie A, ricordate?), stanno tentando di guadagnare un posticino sul carro del vincitore. Il pallone va così, rotola: ieri puoi aver detto che è colpa dei minuscoli granata se l’Italia non va ai mondiali, oggi puoi affermare di aver pure creduto che a Salerno i miracoli succedono. Potenza del clickbaiting.

Ieri, alla Salernitana, quelli che la sanno più lunga degli altri davano il sette per cento di probabilità di salvarsi. Walter Sabatini, che è uno che ha letto Dostoevskij e Soriano, di quella striminzita percentuale ne ha fatto una bandiera. Davide Nicola, che è un condottiero, l’ha presa e l’ha piantata in mezzo al prato della salvezza conquistata. Una storia così, vedrete, tra qualche anno finirà in un libro. La squadra che si salvò due volte. 

Ieri era il giorno di Santa Rita, la patrona delle cause perse, la santa dei casi impossibili. Certo, la Santa di Roccaporena c’ha cose ben più importanti a cui pensare, figuriamoci. Eppure ieri s’è scritta la storia, unica e irripetibile, della squadra di calcio che si salvò due volte e scrisse una piccola (grande) storia di sport. 

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

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