Addio a Jean-Louis Trintignant, mostro sacro del cinema internazionale

Gli italiani lo ammirarono nella interpretazione senza tempo con Vittorio Gassman ne "Il Sorpasso"

Jean-Louis Trintignant con Vittorio Gassman ne “Il sorpasso”

Jean-Louis Trintignant, mitico “mostro sacro” del cinema francese ed internazionale si è serenamente spento il 17 giugno 2022, a Parigi, all’età di 91 anni, secondo quanto comunicato dalla famiglia. 

          Allo scomparso grande attore, timido, elegante, discreto – protagonista di oltre 120 film nel corso di una eccezionale carriera settantennale, con vari dei registi più importanti della storia del cinema, Roger Vadim, Claude Lelouch, François Truffaut, Costa-Gravras, Michael Haneke, Claude Chabrol – sono ora dedicati, dai media del mondo, ampî necrologi, ben oltre il cordoglio del circolo dei critici cinematografici. Aveva dato vita a 160 ruoli, tra cinema e teatro.

A volte un po’ zuccheroso ed eccessivamene poli, come dicono i suoi connazionali, non casualmente nel Teatro Liberté di Tolone, egli, fiaccato gravemente nel corpo, aveva voluto, l’11 ottobre 2020, in una breccia del Covid, celebrare i suoi 90 anni, invitando i presenti ad unirsi a lui nella recita dei versi di Prévert: Soyez Polis. Trintignant, in fondo, è sempre rimasto quello studente timido e dolce che accompagnava lo smargiasso Bruno Cortona (Vittorio Gassman) sulla Lancia Aurelia B24 convertibile de ‘Il sorpasso’ di Risi, presentendo ad ogni manovra il peggio… 

Jean-Louis Trintignant nasce a Piolenc, piccolo comune del Dipartimento di Vaucluse, in Provenza, l’ 11 dicembre 1930. Figlio di Raoul Trintignant (1898-1983), un facoltoso industriale di maioliche che sarà sindaco socialista di Pont-Saint-Esprit dal 1944 al 1947. Membro attivo della Resistenza sarà incarcerato nel maggio 1944 sino alla Liberazione. Tre suoi zii erano amanti dei motori: Louis (1903-1933) che morirà durante le prove del Premio di Piccardia; Henri che partecipa al Gran Prix de France nel 1936: Maurice Trintignant (1917-2005), il più noto, che avrà nel II dopoguerra una brillante carriera, guidando Maserati, Bugatti, Gordini, BRM, Cooper e Ferrari. Vincendo, tra l’altro, due Gran Premi di Montecarlo di F1, sulla Ferrari 625 nel 1955 e, nel 1958, su di una Cooper-Climax (la prima vettura di F1 con motore centrale). Del ’54 è la sua vittoria nella 24 Ore di Le Mans sulla Ferrari 375 Plus, in coppia con Pepe Froilán González. Jean-Louis erediterà tale passione ed anni più tardi si lancerà anch’egli, come Steeve McQueen e Paul Newman, nelle competizioni automobilistiche. 

La madre, Claire Tourtin (1902-1969), proveniva da una famiglia borghese originaria di Bollène e durante la guerra ebbe una relazione con un militare occupante, cosa che causò poi tra marito e moglie rapporti tesissimi che sul piccolo Jean-Louis si ripercossero durante tutta l’infanzia. Al ritorno a casa Raul trovò, infatti, la moglie rapata per collaborazionismo. Qualcosa più di una disavventura coniugale, anche per i francesi, notoriamente di manica larga in queste faccende, soprattutto a livello sociale elevato, da oltre tre secoli… Jean-Louis assiste ai litigi dei genitori e viene pure costretto a vestirsi da bambina per accondiscendere al desiderio della madre che voleva una femmina dopo il fratello Fernand, nato nel 1928. Cresce comunque bello, gentile, seduttore, un po’ gigione, confesserà. Un ‘leone timido’, con classe innata, con aplomb.

La signora Trintignant – così la racconterà Jean-Louis – è passionale e romantica, ama la tragedia, adora Racine e lo incoraggia a recitare nell’allestimento locale de «L’Arlesienne». Dal 1944 l’adolescente si appassiona alla poesia di Jacques Prévert, di Guillaume Apollinaire, di Louis 

Aragon.  Nel 1949 soffre una sorta di rivelazione assistendo a L’Avaro di Molière, messo in scena da Charles Dullin. Jean-Louis abbandona gli studi di giurisprudenza a Aix-en-Provence per seguire i corsi di Charles Dullin e, dopo la sua morte, di Tania Balachova, a Parigi. Egli inizia la sua carriera a teatro con “A chacun selon sa faim” di Jean Mogin, nel 1951, poi nel “Macbeth” di Shakespeare con Jean Dasté. Il teatro l’aiuta a vincere la sua profonda timidezza. Trintignant aspira a diventare commediante a teatro e regista nel cinéma. Parallelamente ai corsi d’arte drammatica entra, infatti, all’ Institut des Hautes Études Cinématographiques. 

Il 18 novembre 1954, a Vincennes, egli sposa l’affascinante e brava attrice Stéphane Audran. La coppia divorzierà già nel 1956, dopo che Jean-Louis ha iniziato una liaison amoureuse con Brigitte Bardot, conosciuta sul set di “Dieu créa la femme”. Stéphane sposerà più tardi Claude Chabrol regista, sceneggiatore, attore e critico, considerato, insieme a Truffaut, Godard, Rivette, Rohmer, uno dei padri fondatori della Nouvelle Vague. Stéphane reciterà con Trintignant ne Les Biches di Chabrol (l’ultima interpretazione di Jacqueline Sassard, tra l’altro, del 1968). 

Et Dieu créa la femme

Trintignant debutta nel cinema con “Si tous les gars du monde” di Christian-Jaque, uscito nel 1956, dopo quello di Vadim, ma la sua fama decolla con il film “Et Dieu créa la femme” del 1955, di Roger Vadim, al fianco di Brigitte Bardot, Curd Jurgens, Christian Marquand (ne sposerà successivamente la sorella Nadine, alla quale Jean-Louis sarà spesso infedele). Con la sceneggiatura di Vadim e di Raoul Levy, la pellicola rivela al mondo una splendida, impudica Bardot, simbolo di emancipazione della donna e di libertà sessuale, che scandalizza moralisti e benpesanti, tra i quali gli occhiuti censori democristiani italiani, che lavorano di forbici ed impongono il cambio del titolo nel banale ‘Piace a troppi’; è naturalmente un grande successo, convertendosi subito in un cult movie. La relazione tra Trintignant e la sposa del suo regista, Vadim, farà scorrere fiumi d’inchiostro, ma risulterà effimera. BB lascia Vadim e inizierà presto una nuova relazione, con il cantante Gilbert Bécaud. Jean-Louis va a fare il servizio militare obbligatorio, in Algeria, in piena guerra.

 Trintignant sposerà nel 1960 Nadine Marquand, attrice, scenografa e regista (da cui divorzierà nel 1976). Dall’unione nacquero tre bambini, Marie, Pauline e Vincent. Pauline morì nel 1969, con pochi mesi, a Roma, durante le riprese de “Il conformista”, per la sindrome della morte bianca o “morte in culla”, mentre l’amatissima Marie, che ha recitato al fianco del padre in decine di produzioni teatrali, cinematografiche, televisive, decederà tragicamente nel 2003 – a 41 anni, madre di quattro figli – per le lesioni inflittele dall’ultimo compagno, Bertrand Cantat, voce del gruppo rock Noir Désir, che la ferì una notte con 19 colpi di pugno (dirà l’autopsia), a Vilna (Lituania), in un furioso attacco di gelosia. Da tale tragedia il padre Jean-Louis, devastato, non si risolleverà più. Nel 2018, nel programma televisivo Entrée libre, dirà a Claire Chazal: “Ça ne guérit pas. Depuis quinze ans, ça m’a complètement abattu. Je suis mort il y a quinze ans, avec elle”. Il figlio Vincent lavora anch’egli nel mondo del cinema.

La sua affermazione, soprattutto in Italia, si deve a Valerio Zurlini in “Estate violenta” (1959) ed a Dino Risi ne “Il sorpasso”(1961), a fianco di Gassman. È un’epoca d’intense collaborazioni, ad ogni livello, tra il cinema italiano ed il cinema transalpino. Trintignant è un interprete duttile, recita in ruoli diversi con registi molto diversi, cesellando un talento naturale che cresce nel tempo. Non disdegna neppure il ‘cinema politicamente impegnato’ con “Le Combat dans l’île” di Alain Cavalier, nel 1962, con Romy Schneider, e “Z – L’orgia del potere” di Costas-Gavras, con Yves Montand, thriller politico del 1969, che gli vale il premio come Miglior Attore al Festival di Cannes”. Riceve altresì l’Orso d’Argento al Festival di Berlino, nel 1968, per “L’Homme qui ment” di Alain Robbe-Grillet. Nel 1970 interpreta il ruolo di Marcello Clerici ne “Il Conformista” di Bernardo Bertolucci, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia, con Stefania Sandrelli. All’epoca ha una discreta love story con Romy Schneider, compagna sulle scene di “Le Train” (1973), diretto da Pierre Granier-Deferre. Politicamente ha talora dichiarato di sentirsi fondamentalmente anarchico, come Prévert e tanti altri. Come accennato, per eredità familiare e vocazione, Jean-Louis è stato, inoltre, un appassionato di corse automobilistiche.Tra l’altro, nel 1980 Trintignant corse la  24 heures du Mans, e nel 1982 la 24 heures de Spa, finendo decimo. La sua terza moglie, nel 2000, Marie-Anne Brigitte Fourton, ovvero Mariane Hoepfner, nata nel 1944 a Bourg-en-Bresse, non casualmente fu un’eccellente pilota di  rallyes e di competizioni endurance.

Il grande successo internazionale era frattanto arrivato, per Trintignant, con “Un uomo una donna”, del 1966, film di Claude Lelouch, di appena 29 anni, con una storia che vede al centro proprio il mondo delle corse e dei piloti. Un film che collezionò quarantadue premi internazionali, tra i quali la Palma d’oro a Cannes, gli Oscar come miglior film straniero e miglior sceneggiatura originale ed il Golden Globe ad Anouk Aimée. 

La pellicola fu scritta da Claude Lelouch e da Pierre Uytterhoeven, e diretta da Lelouch. La fotografia, qualificata da alcuni come ‘esuberante’, alterna sequenze a colori con altre in B/N, con altre seppia, a seconda del tema di ogni scena. Grande successo ebbe pure la colonna sonora, creata da Francis Lai. Il film, realizzato con un budget ridottissimo in sole tre settimane, fu presentato in concorso al Festival di Cannes del 1966, dove ottenne il Grand Prix come miglior film. Come accennato si aggiudicò vari premi e riconoscimenti. Anche se stroncato dai “Cahiers du cinéma”, bibbia del cinema francese, infeudata ai sacerdoti e discepoli della Nouvelle Vague.  I film di quel filone, nato alla fine degli anni ’50, erano caratterizzati da un innovativo uso delle tecniche di ripresa (piano dettaglio; chopped flat o ripresa dall’alto; low angle shot o ripresa dal basso; sequence shot o piano sequenza ecc.) e montaggio; e per trattare argomenti che fino a quel momento erano stati per lo più sottovalutati dal cinema, come il disagio giovanile e la nuova tendenza contraria a diffuse convenzioni sociali. Tuttavia, spesso soporiferi, intellettualoidi, filomaoisti e pseudo-rivoluzionari, pretenziosi, sciatti o minimalisti fuori luogo… 

Lelouch era un nemico della Nouvelle Vague dal ’60, quando lanciò la sua opera prima (finanziata dal padre) “Le propre de l’homme”. La cinematografia di Lelouch, per quei tempi risultò fortemente innovativa, intrisa di romanticismo doloroso; famosa la colonna sonora, alla lunga sdolcinata ed insopportabile, dabadabada…

Vent’anni dopo, nel 1986, Lelouch girò il seguito  di “Un uomo una donna”, Vingt ans déjà, sempre con Trintignant ed Anouk Aimée. In Italia: “Un uomo, una donna oggi”: 

Sono molti i film di Trintignant durante gli anni ’70. I grandi registi italiani se lo contendono. È uno scrittore per Giuseppe Patroni Griffi in “Metti una sera a cena” (1969); un tormentato piccolo borghese nel ricordato “Il conformista” (1970) di Bernardo Bertolucci; un  omosessuale raffinato ne “La donna della domenica” (1975) di Luigi Comencini, al fianco di Marcello Mastroianni ed il medico disilluso de “Il deserto dei tartari” (1976) di Valerio Zurlini, al fianco di Gassman. La collaborazione italo-francese prosegue fino agli anni Ottanta, quando è protagonista per Ettore Scola in “La terrazza” (1980). L’attore scrive e dirige anche due opere singolari: “Una giornata spesa bene” (1972) e “Le maître-nageur” (1978). Nel 1983 egli partecipa all’ultimo lavoro di François Truffaut “Finalmente domenica!”  

Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 Jean-Louis lavora meno a causa dei postumi di un incidente stradale. Una sua apparizione è del 1994, nell’ultima pellicola del polacco    Krzysztof Kieslowski, “Tre colori: film Rosso”. Con essa arriva la nomination come Miglior Attore ai Premi César. Il 2003 è poi segnato profondamente dalla perdita della figlia Marie.

Negli ultimi anni Trintignant aveva recitato in due film di Michael Haneke: ‘Amour’ del 2012 e ‘Happy End’ del 2017. Presentando quest’ultimo, dove interpretava un vecchio industriale dell’alta borghesia alle prese con la perdita di valori delle generazioni successive, disse: “Questo personaggio mi ha toccato enormemente. Sono alla fine della mia vita, come lui. Penso molto al suicidio, come lui”. 

 Il 18 maggio 2018 l’attore annunciò a Nice-Matin di soffrire di un carcinoma alla prostata, accompagnadolo con fatalistica e stoica nonchalance: “Je ne me bats pas, je laisse faire”, senza trattamenti medici: ‘Nei primi giorni ho deciso di combattere, ma poi sono diventato un po’ pigro, mi faccio accudire e aspetto. Non mi sento più sicuro, ho sempre bisogno di qualcuno che mi sorregga e soprattutto mi sento vecchio e inutile’, confessava. Invece l’acciaccato leone gentile cederà, forse per un’ultima volta, al richiamo del set ed alle insistenze dell’amico. Non poteva che essere Lelouch a filmare l’addio di Jean-Louis al mondo della celluloide. Completando la trilogia iniziata nel 1966, 53 anni prima, con gli stessi attori principali di “Un uomo, una donna”, appunto lui, Jean-Louis Trintignant, ed Anouk Aimée (nata nel 1932, due anni dopo). 

Les plus belles années d’une vie” è stato girato in soli 10 giorni nella località balneare di Deauville e presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 2019; 49mo film di Lelouch, a metà fra finzione e confessione pubblica, con ampi  ricorsi al flashback, con diffusa tristezza appena celata dal luccichio dei flash sul famoso red carpet. Contrariamente all’illustre film progenitore… ricevendo sostanzialmente buone critiche!

           Poi, quasi un anno di silenzio ed ecco, l’ottobre 2010, improvvisa, la chiamata di Trintignant al vecchio amico Charles Berling, direttore del Teatro Liberté di Tolone: «Sono pronto» dice l’ attore. E pochi giorni dopo di nuovo sotto le luci della scena, quasi cieco, su di una sedia a rotelle, a recitare Prèvert, a dialogare sui versi del Bateau Ivre di Arthur Rimbaud.

In carriera, Trintignant ha interpretato, come accennato, oltre 120 ruoli, ha collaborato con i più grandi registi. In teatro ha recitato tragedia e commedia, declamato Prèvert almeno due mila volte, superato tutti gli interpreti della sua generazione ed è certamente rimasto nel cuore degli spettatori per film memorabili. Il suo addio, quello d’un attore celebre e di un uomo sommesso, malinconico, intimidito tra la folla, che non ama il glamour, le esibizioni rituali, le cerimonie di premiazione, il gossip sarà in fondo proprio quello dei versi Soyez polis di Prévert.

Jean-Louis Trintignat ha ora preso commiato dalla vita. Commiato di un sobrio, delicato, vecchissimo signore perbene, d’altri tempi, amante di sottane e di corse d’auto, senza ipocrisie.

@barbadilloit

Gianni Marocco

Gianni Marocco su Barbadillo.it

Exit mobile version