Giornale di Bordo. A proposito di risparmio energetico. Modesta proposta per questo autunno

Piccoli consigli fondati sul buon senso per salvare l'Italia dal caro-bollette e non solo

I giacimenti Eni a Cipro

La notizia della scoperta di un giacimento di gas al largo di Cipro, in cui è stata parte attiva Eni, non può che farmi piacere. Tutto quello che pone l’Italia fuori del ricatto energetico – provenga da emiri, pascià, cow boy del petrolio, aspiranti zar o fondamentalisti islamici – mi rende naturalmente felice. Spero, naturalmente, che non ci si trovi di fronte a un caso di enfatizzazione come quello che Enrico Mattei promosse a proposito della scoperta di giacimenti in Val Padana, pubblicizzando “Cortemaggiore, la potente benzina italiana” e così salvando l’Agip, ente autarchico fascista che avrebbe dovuto condurre alla liquidazione. Ma questo è un altro discorso.

Nel frattempo mi limito ad avanzare alcune modeste proposte per prevenire la crisi energetica che ci attende in autunno, nel caso perseverassimo in un politica di sanzioni che in realtà, come cominciano a capire in molti, danneggiano più il sanzionante che il sanzionato.

Proibire la produzione e naturalmente l’utilizzo di quegli assurdi, energivori, rumorosi ssimi tubi utilizzati non per aspirare le foglie, come sarebbe comprensibile, ma per spostarle di qualche metro. Sostituirli con ramazze di saggina che costano meno, non consumano energia, a parte quella di chi le utilizza, sollevano meno polvere. Molti comuni non sanno come utilizzare i beneficiari di reddito di cittadinanza per lavori socialmente utili: questa corvée potrebbe essere un’occasione.

Abolire l’assurda norma che ci imporrebbe (uso il condizionale perché fra gli italiani a volte prevale il buon senso) di viaggiare con i fari accesi in pieno giorno anche a Ferragosto, come se invece che nel Paese del Sole vivessimo fra le brume dell’Europa settentrionale. La norma è un brutto lascito del secondo governo Berlusconi, dettato – credo – dalla cupidigia servile di “adeguarci all’Europa”, mentre l’Europa non si adegua mai a noi.

Abolire la raccolta porta a porta, con i suoi alti costi energetici, per lo stop and go dei furgoni, non tutti elettrici (e poi, come diceva Marchionne, l’energia elettrica comunque va prodotta); lasciare i cassonetti per la differenziata e andare avanti con gli inceneritori (come vengono chiamati quando li propone la destra) o i termovalorizzatori (così ribattezzati quando li propone la sinistra). Il porta a porta è una dei tanti parti del neodirigismo ecologista per realizzare il controllo sociale, condizionare la vita quotidiana, incoraggiare i vicini di casa alla delazione, ammorbare i rapporti interpersonali. Soprattutto nelle località turistiche, dove i soggiorni sono limitati a pochi giorni, provoca il fenomeno dei rifiuti lasciati nei cestini dell’immondizia o, quando sono saturi, in prossimità di essi, per la delizia di topi e gabbiani. Il che consente ad assessori al pattume e sindaci di censurare il comportamento incivile dei cittadini e dei turisti, invece di chiedersi se non sono stati loro a commettere qualche errore, pretendendo l’impossibile.

Proibire di tenere le porte aperte d’estate ai negozi che usano l’aria condizionata, d’inverno a tutti i locali, a parte brevi periodi necessari al ricambio. Riscaldare o refrigerare un locale lasciando le porte aperte è un po’ come riempire una vasca da bagno tenendo aperto il tappo. I titolari di solito si giustificano argomentando che le porte chiuse scoraggiano i clienti dall’entrare, argomento che forse sarebbe valido se alcuni negozi restassero con le porte aperte, altri no. Siccome però chi ha effettivamente bisogno di comprare qualcosa farà la fatica di aprire la porta, l’argomentazione è priva di fondamento. Tutt’al più, le porte chiuse eviteranno di fare acquisti a chi non ha bisogno di nulla. Che in questo caso eviterà una spesa inutile, con evidenti benefici per l’ambiente, e per il suo portafogli.

Controllare gli orari di accensione dell’illuminazione pubblica: troppo spesso si vedono fanali accesi quando la luce del sole è già alta. Proibire agli autisti di mezzi pubblici di tenere i motori accesi al capolinea, sprecando carburante e contribuendo, se non al riscaldamento globale, all’inquinamento di città già inquinate a sufficienza.

Proibire l’uso di bici e monopattini elettrici a chi gode di buona salute e magari abita in città prive di dislivelli apprezzabili. Chi è in grado di stare in equilibrio su un monopattino non è un invalido, e può benissimo pedalare, anzi in molti casi ne trarrà un beneficio. Senza contare che i monopattini sono pericolosi: per chi li guida, ma soprattutto per gli altri, specie quando ad andarci sono in due.

Abbassare le tariffe dei trasporti pubblici, spesso troppo alte, al punto da incoraggiare due o tre persone che viaggiano insieme a utilizzare l’auto per risparmiare sul biglietto. Ripristinare treni notturni e calmierare le tariffe dei traghetti, in modo da scoraggiare sulle tratte medio-lunghe l’utilizzo degli aerei low cost.

Tutto questo non sarà certo sufficiente a ripianare la nostra bilancia energetica, ma potrà fornire un primo contributo, economico, ecologico, magari persino etico. E in certi casi renderà la nostra vita se non altro  meno sgradevole. Non è detto che la felicità passi dagli sprechi.

Enrico Nistri

Enrico Nistri su Barbadillo.it

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