Pavel Nedved non si tocca. In un’epoca di braghettoni tonitruanti, un balletto licenzioso può scatenare il moralismo bigotto di chi, evidentemente, non c’ha una vita sua e perciò si ritiene in diritto di far le pulci a quella degli altri. Era successo prima al premier finlandese Sanna Marin, oggi tocca a una leggenda vivente del calcio europeo e italiano. Siano stramaledetti i video e chi li fa uscire in rete.
Seriosi, perennemente immusoniti, tristi, grigi, sempre col ditino alzato e il clic innescato, impotenti nello spirito, nemici di ogni gioia, guardoni, cavalcatori di ogni trend topic, domatori di paure, servi dei social media manager, soldati inconsapevoli di una guerra tra invisibili, cottimisti dello sdegno, rivoluzionari del Ctrl+Alt+Canc. Di voi non rimarrà nulla, della Marin pure. Di Pavel Nedved resterà la leggenda della Furia Ceca (e no, posate l’indignazione: non è un errore di grammatica e se solo sapeste perché piangereste di gioia).
È un segno dei tempi che viviamo. Che sono (giustamente) apocalittici. La paura della fine dei tempi, però, non può obnubilare l’intelletto. Cioé, davvero date addosso alla Marin perché se ne va a ballare quando invece si potrebbe dirle praticamente di tutto sulle sue scelte politiche, specialmente in tema di esteri? Veramente ve la state prendendo con Nedved perché fa i trenini in un locale e non perché la Juve non convince più dai tempi di CR7 (che pare sia diretto al Napoli, o forse no, a innescare nuovi cortocircuiti ideologico-pallonari)?
Internet è una rivoluzione di libertà, dicevano. Forse è questa la grande fake news dei nostri tempi. Altrimenti non si spiega perché, in un mondo popolato da gente mediamente cervelluta, i poli della discussione oscillino tra chi c’ha i capelli viola e le idee tinte e chi imporrebbe la tonsura a tutti. La democrazia è una cosa buona, l’oclocrazia dell’algoritmo è un incubo che rende virale, visibile e contagioso l’orrore che abita dentro l’essere umano.
Pavel Nedved non si tocca. Così come non si toccano George Best, Diego Armando Maradona, Paul Gascoigne. E badate all’insegnamento evangelico della pagliuzza e della trave, invece di sganciare giudizi dall’invisibile e virtuale trono solipsistico di Facebook.
A me importa solo del Nedved dirigente juventino, che giudico assai scarso…
Affiancare Nedved (buon giocatore come tanti) a Maradona è da querela!
Maradona nel Napoli è un mito quasi senza fondamenta. Basti guardare i numeri dei gol segnati su azione o degli assists di quel periodo, spesi tra continui viaggi tra Italia ed Argentina, nessun allenamento, tanta cocaina e frequentazioni malsane…
La premier finlandese mi ha deluso nel momento in cui si è scusata.
Il Napoli vinse allora due scudetti grazie ad una buona squadra (non al solo Maradona) in un momento di relativa debolezza delle altre maggiori squadre. Il talento naturale di Maradona era immenso: la sua gestione pessima.
Sia chiaro che non do addosso alla Marin per essere andata a ballare ma perché ha barattato l’accesso della Finlandia nella Nato sulla pelle dei kurdi
I kurdi, un’altra passione europea senza senso….