Il Punto (di G.deTurris). Meloni premier: i nodi su ministri, cultura e Rai

La vittoria annunciata c’è stata. Questa gentaglia ha un suo particolarissimo concetto di “democrazia”: essa è valida e accettata soltanto se il popolo vota a sinistra, se invece vota spontaneamente e senza costrizioni e imbrogli a destra sbaglia e deve essere richiamato all’ordine.

Giorgia Meloni

Si deve dare atto che ce l’hanno messa tutta e si sono inventate le meglio cose: dai viaggi all’estero di Letta per ottenere appoggi diretti e indiretti alle dichiarazioni ambigue della von der Leyen che è stata costretta a precisare, dal fantasma di Mussolini rievocato dai libri di Scurati e Cazzullo usciti proprio ora ai pettegolezzi e dicerie sulla Meloni, dal saluto (di) Romano (La Russa) alla messa in guardia dei giornali liberal americani che hanno obbligato il Dipartimento di Stato a fare delle puntualizzazioni. Niente da fare. La vittoria annunciata c’è stata. Questa gentaglia ha un suo particolarissimo concetto di “democrazia”: essa è valida e accettata soltanto se il popolo vota a sinistra, se invece vota spontaneamente e senza costrizioni e imbrogli a destra sbaglia e deve essere richiamato all’ordine. E’ sempre stato così, a ben vedere, ma oggi emerge in modo eclatante… Le percentuali hanno in genere rispecchiato i sondaggi più seri, ma il pessimo risultato del PD e soprattutto della Lega potrebbero mettere in seria difficoltà nei loro partiti i rispettivi segretari, e Salvini non potrà accampare troppe pretese governative. 

I problemi vengono però adesso: la situazione generale del Paese, lo dicono tutti, è gravissima dal punto di vista economico  per la crisi energetica. Questo sul piano oggettivo, ma il governo di centrodestra che si profila con maggioranza assoluta in Senato e alla Camera dovrà affrontare anche problemi interni. Da un lato le velleità di protagonismo di Salvini e Berlusconi che masticano amaro e sarebbero tanto incoscienti da provocare litigi e financo crisi per un ministero o un sottosegretario in più o in meno (no, se si applica il famoso “manuale Cencelli” di democristiana memoria che si basa sulle percentuali ottenute), ma anche perché vi sarà la corsa ad andare in aiuto dei vincitori, l’assalto alla diligenza.

Spero che il gruppo dirigente di FdI riesca a comportarsi in modo serio e responsabile senza remore di alcun generte cercando di bilanciare al meglio politica e competenza. Se  si sbaglia, se si delude, questo treno non passerà più. La gente si aspetta molto, ma i miracoli non sono possibili, e bisogna farlo capire bene. 

Il cambio è epocale, bisogna essere all’altezza. Mi immagino quanti usciranno fuori dicendo: sono sempre stato di destra anche se non ho potuto manifestarlo, sono competente, eccomi qui! Oppure: dopo cinquant’anni di militanza, ora che finalmente siamo al potere non potete negarmi qualcosa!

Gli italiani si sono decisi a dare una fiducia chiara al centrodestra e alla destra in particolare nonostante il fuoco di sbarramento della sinistra politica,  intellettuale e giornalistica e dopo che per dieci anni, in seguito alla caduta del governo Berlusconi, la variegata sinistra, tecnica o meno,  ha ininterrottamente governato senza aver in effetti vinto mai, come è stato notato. Quindi è proibito sbagliare. La situazione è delicatissima. Le scelte sono difficili, bisogna dirlo esplicitamente che costeranno, alla Churchill, “lacrime e sangue”, non bisogna illudere chi ha votato di una inesistente semplicità delle cose, anche perché è facile immaginare che PD e M5S soffieranno sul fuoco del malcontento, loro che hanno creato un consenso sulla regalia del reddito di cittadinanza che ha portato voti a Conte.

Le scelte dei ministri, la scelta dei vertici di enti pubblici e della RAI, tanto per dire, deve essere oculata, bilanciando competenza e appartenenza. Un fedelissimo ma incompetente non deve essere accettato. Un competente di sinistra non può essere scelto solo per far vedere come si è pluralisti o nella speranza di non essere attaccati: “loro” non lo farebbero mai, anzi non lo hanno fatto mai.

Immagino la lotta fratricida interna: il più pericoloso è Salvini con la sua demagogia spicciola e le sue trovate estemporanee solo per farsi pubblicità quotidiana, meno Berlusconi con la sua faccia di plastica e  i suoi detti perentori dietro una scrivania stile direttore generale, ma almeno sarà contento di aver fatto eleggere le sue protette in Parlamento.

Dopo dieci anni di governi tecnici o ambigui è questa una messa alla prova del centrodestra in un momento difficile: se si comportano in modo adeguato e coerente, mettendo gli italiani di fronte alla dura realtà dei fatti e senza promettere l’irrealizzabile, è auspicabile che vengano capiti e seguiti. Deve essere chiaro a tutti gli interessati che ora o mai più.

 

Gianfranco de Turris

Gianfranco de Turris su Barbadillo.it

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