L’amore tocca la terra se si vive nella natura: parola di Wendell Berry, profeta ecologista

Lindau pubblica una silloge di poesie dello scrittore Usa che meditava nelle foreste, nei pressi dei fiumi e coltivava i campi

Wendell Berry

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Perché l’amore tocchi terra  è un volume che finalmente raccoglie, tradotte in italiano a cura di Riccardo Duranti – con testo inglese a fronte e un inserto fotografico di Alessandro Ciaffoni dedicato alle piccole aziende agricole delle Marche – una selezione di poesie di Wendell Berry. Va peraltro rilevato che per la pubblicazione del libro l’editore Lindau ha lodevolmente piantato un abete in Val di Fiemme per contribuire alla rinascita delle foreste alpine colpite dal ciclone Vaia. Avremmo preferito un formato più maneggevole rispetto a quello “album” per portarlo con noi e assaporare le sue pagine sotto l’ombra d’un faggio o d’un ombrellone in riva al mare.
Singolare figura di ecologista, saggista, romanziere, agricoltore, Wendell Berry si iscrive in quella corrente di pensiero che possiamo definire ecologismo conservatore. Già docente di letteratura e scrittura creativa presso le università del Kentucky, di New York e della California, fin dal 1965 Berry si dedica non solo alla scrittura, ma anche all’agricoltura nella sua fattoria nel Kentucky seguendo metodi tradizionali e biologici.
Come osserva Gennaro Malgieri: «In tutti i suoi scritti Berry sottolinea la necessità di salvaguardare e conservare l’ambiente, l’agricoltura, la famiglia, le comunità tradizionali, l’armonia fra l’uomo e la natura. È, la sua, una visione profondamente spirituale dell’esistenza che ha indotto il New York Times a definirlo come il profeta dell’America rurale» (“Wendell Berry e la sua poesia all’umanità distratta” in Formiche.net).
Con la sua opera Berry mette in discussione l’american way of life e l’industrialismo, che stanno corrodendo e distruggendo il mondo intero. La silloge si apre con questi versi significativi: «Questo non è lavoro a pagamento./Con questo investimento/ci si costruisce un posto; ci si costruisce un modo/ perché l’amore tocchi terra./ Nella sua ambizione/ e nella sua avidità violenta,/ il mondo rivolta contro/ questa possibilità,/ eppure il mondo sopravvive/ grazie alla sopravvivenza/ di questo generoso lavoro d’amore».
In uno dei suoi saggi Berry notava che «quando l’economia perde il suo legame con l’interesse pubblico, la moralità e la religione, la cultura si disintegra. Se conduciamo un’esistenza del tutto disarticolata nella sfera economica, come possiamo prendere parte a una vita comunitaria e spirituale?». La pace delle cose selvatiche, per riprendere il titolo di una sua splendida poesia presente nel volume, ossia il valore della natura e di quella comunità che non è soltanto «una comunità esclusivamente umana», ma un insieme di esseri «in un determinato luogo, più il luogo stesso: suolo, acqua, aria, e tutte le famiglie e le tribù di creature non umane che ne fanno parte», trova in molte delle sue poesie un’espressione suggestiva e coinvolgente:
«Un vento / fresco s’è levato e ho capito d’essere presente nella / lunga età del mondo che passava, in cui /una volta non c’ero, ora ci sono, poi non ci sarò, / e in quell’età, sotto l’albero che cambiava, / ho riposato in una cura che non era mia». Ed ancora: «Cavalli e buoi, / aratro e zappa, erba da brucare / e fieno da falciare mi hanno condotto / qui e mi hanno insegnato dove mi trovo. / Lavoro in un’assenza che non è mia / ancora, ma lo sarà. Col tempo / questo posto è arrivato a significare / l’assenza di molti, sempre / di più, che una volta erano qui. / Giorno dopo giorno le loro voci / mi arrivano, come dall’aria. / Li ricordo in quel che faccio. / Perciò non sono un uomo moderno. / Nel mio lavoro mi riconoscerebbero / antenati di mille anni / se fossero qui a guardarmi. / Così è stato. Così sia».
Sono versi tratti da alcune poesie dei Sabbath poems, ovvero Poesie del dì di festa, presenti nel testo. Così il traduttore e prefatore ci racconta la genesi di questa singolare opera aperta, cominciata nel 1979: «Tutte le domeniche, invece di partecipare a funzioni religiose, Wendell Berry abbandona i campi cui è indissolubilmente legato e si inoltra nei boschi che circondano la sua fattoria nella Contea di Henry, sulle rive del fiume Kentucky. Non un’evasione, ma un necessario, rigenerante contatto con la fonte primigenia che ispira tutta la sua opera. […] Berry torna da questa settimanale “liturgia del selvatico” con l’ispirazione per almeno una poesia. In una quarantina d’anni hanno così visto la luce migliaia di meditazioni nate da questa pratica poetica».
Parlando di sé come poeta Berry dice: «Lui è un raccoglitore di frammenti, un racconciatore / di pezzi. Pezzo dopo pezzo racconta / una storia senza fine, perché nel tempo / di questo mondo non può esserci una fine. / È la storia dello splendore dell’eternità, / ricco d’ombre, spesso rinviato / nel tempo. E il tempo, per quanto lungo, non basta mai».
La ricerca poetica e narrativa di Berry è ispirata dall’amore della natura vivente e della bellezza che ci viene donata in questo mondo. È questo il cuore della sua filosofia ecologista.

Wendell Berry, Perché l’amore tocchi terra (edizioni Lindau, pagg. 244, € 24.00)

Sandro Marano

Sandro Marano su Barbadillo.it

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