Nazione Futura e il conservatorismo in Italia

Pubblichiamo il resoconto del convegno internazionale promosso dalla rivista-think tank a Roma

Il convegno a Roma di Nazione Futura

ll cambiamento è stato sancito attraverso il risultato delle urne, dopo mesi di difficoltà, crisi, promesse e premesse disilluse. Prima la Repubblica Ceca, poi la Svezia, infine anche il “Belpaese”. In futuro chissà.
L’augurio, come detto dal già leader dei democratici svedesi Mattias Karlsson durante il suo intervento, è che nell’avvenire ogni Paese possa contare con fierezza su un governo conservatore.
L’Italia ha scelto il centrodestra, premiando dopo oltre dieci anni una coalizione unita, frapposta alle macerie di una sinistra divisa perfino sulle radici ideologiche alla base della propria azione politica.
Giorgia Meloni è al lavoro per la formazione del nuovo governo ma nel frattempo, a Roma, il cambiamento ha chiamato a raccolta l’Europa e il mondo politico della cultura e delle identità, delle radici giudaico-cristiane e dell’opposizione alla barbarie della woke culture. All’Hotel Quirinale tre giorni di dibattito, analisi, panels che hanno sviscerato le più importanti tematiche di attualità, economia, cultura dell’attuale scacchiere geopolitico.
Indetta dal think tank Nazione Futura di Francesco Giubilei a cui si deve una sapiente e perfetta organizzazione, dalla prestigiosa rivista The European Conservative di Mario Alvino Fantini e dalla storica Fondazione Tatarella, l’evento Italian Conservatism ha richiamato nella capitale ospiti prestigiosi, accademici, politici, scrittori e analisti ascrivibili al pensiero politico conservatore, per dare inizio ad una “controrivoluzione” di Gramsciana memoria che possa esprimere una valida antitesi e visione di destra nella costruzione di un pensiero politico e culturale autonomo e fecondo, minando un sistema di potere stratificato attraverso l’eliminazione di chiunque si sottragga dal pensiero mainstream.
Il conservatore, ricorda Prezzolini, intende “continuare mantenendo” e si guarderà bene dal definirsi reazionario, retrogrado o nostalgico.
Credibilità, responsabilità, visione e conservazione dei principi permanenti sono il filo conduttore di quasi tutti gli interventi, nazionali o internazionali.
Da quello in apertura di Raffaele Fitto a Jorge Buxadé passando per Balázs Orbán; da André Ventura Presidente di Chega a Ofir Haivry (presidente della Burke Foundation) passando per la rappresentanza anglosassone di Lord Daniel Hannan e John O’Sullivan, con quest’ultimo che dopo anni al fianco della Iron Lady Margaret Thatcher ha trovato nell’Ungheria un perfetto baluardo ideologico del pensiero conservatore.
Spazio anche alla cultura di destra ed alle prospettive nostrane con gli interventi legati alle soluzioni economiche da adottare in Italia di Daniele Capezzone, quelle identitarie e culturali di Giampaolo Rossi, Gennaro Sangiuliano, Corrado Ocone e Alessandro Campi con Francesco Giubilei e Mario Fantini ad animare un viaggio affascinante alla scoperta delle radici storiche del conservatorismo.
Ampio spazio alla politica estera con un Panel animato da Francesco Borgonovo, Michela Mercuri e l’Ambasciatore Stefano Pontecorvo in attesa che alla Farnesina si riaffacci la professionalità a lungo mancata dopo anni di pochezza e vacuità.
Infine, la magistrale lectio di Vittorio Sgarbi su Raffaello, dove la sublimazione della bellezza rende manifesta la grandezza italiana in campo artistico.
A Roma è andato in scena uno spartiacque della storia politica italiana, europea e non solo. Con il vento del cambiamento che spira verso il centrodestra l’Italia si prepara a vedere all’opera il nuovo esecutivo in tempi nebulosi e tra trame labirintiche, una sfida ardua ma che ripaga degli anni di duro lavoro e opposizione costruttiva.
Nel frattempo, a sorreggere l’azione politica della Meloni vi è una fitta rete di fondazioni e organizzazioni che si rendono efficacemente mezzi veicolari di una cultura rimasta a lungo inesplorata o negletta, erroneamente e ingiustamente deplorata dagli stessi che coltivano l’ondata di massificazione imperante che sta invadendo il presente ed a cui molti Paesi si sono ideologicamente opposti con il voto.
Come direbbe Sir Roger Scruton, il mondo conservatore deve combattere l’οικοφοβια, quella filosofia tendente all’autodistruzione, alla colpevolizzazione e autoflagellazione dell’Occidente. Deve opporsi alla progressiva e inesorabile discesa nel baratro dei profeti del progressismo.
Per farlo è necessaria una svolta culturale. Ritrovare la spiritualità nella politica è il cardine su cui il mondo conservatore dovrà massimizzare il suo dinamismo.
Da Roma, che con Atene fu culla della civiltà classica, sorge l’alba di un nuovo futuro.

Alarico Lazzaro

Alarico Lazzaro su Barbadillo.it

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