La cosmogonia vedica sulla strada del premier anglo indiano Rishi Sunak

A Downing Street un conservatore la cui origine viene dalle colonie. Tornano alla mente i giudizi sprezzanti sugli indiani di Churchill...

Rishi Sunak

Esultano le popolazioni indu dell’Asia e dell’altrove, mentre agli altri poco importa. La barriera è stata infranta, il confine fra immaginario, impossibile e fantascientifico travolto e superato. Così insegna la mitologia cosmogonica indiana:

l’uovo cosmico Hiranyagarbha, o “grembo d’oro”, galleggiava nell’oceano primordiale avvolto dall’oscurità della non-esistenza. Quando l’uovo si schiuse, dalla metà superiore del guscio, fatta d’oro, nacque il cielo; dalla metà inferiore del guscio, fatta d’argento, nacque la terra. Le membrane interne del guscio formarono le montagne e quelle esterne le nuvole; le vene e i liquidi formarono i fiumi e i mari”.

E’ questo l’imaginifico e poetico insegnamento vedico imparato a scuola da Rishi Sunak da ragazzino. Dopo una lunga e laboriosa gestazione l’uomo ce l‘ha fatta, favorito dalla pochezza dei contendenti, e da BoJo Johnson, il quale, tornato in tutta fretta dall’ennesima vacanza, è entrato da una porta girevole per partecipare alla sfida del nuovo premierato ed è uscito sempre dalla stessa porta nel giro di poche ore, vantando: “Sono un politico responsabile!”…

Era rimasto solo Rishi, il garbato figlio di Brahman, a forzare e conquistare l’ultima roccaforte dell’ex potere imperiale britannico, e senza colpo ferire. Quanta acqua è passata sotto i ponti! Non se la prendano gli amici Brits se metto un po’ il naso nelle loro faccende, loro continuano a farlo da secoli con le nostre. I trecento anni di colonizzazione inglese nel subcontinente indiano per loro rimangono un nostalgico ricordo e per gli Indiani una reminiscenza da rimuovere con urgenza.

A un misurato indiano ultramiliardario dalla pelle ambrata e dai modi cortesi, è stato affidato l’ingrato compito di raddrizzare la baracca pericolante ovvero di riportare stabilità, ordine, opportunità di business e lucro nelle disastrate contrade dell’economia britannica, oggi in balia di rovinosi smarrimenti.

Qualche notiziola aggiuntiva non guasta al fine di inquadrare la fenomenologia dell’accaduto e il suo irresistibile incedere: gli Inglesi a casa d’altri hanno “regnato” con la scusa di proteggere i centri nevralgici dei loro commerci circa trecento anni, dopo aver scalzato Francesi e Portoghesi. Un esercito di 300.000 soldati il 96% del quale era indigeno, i sepoy, al servizio della Compagnia delle Indie proteggeva lucrosissimi affari. Agli Indiani odierni è bastato un solo uomo, per giunta disarmato, per assumere il governo della Gran Bretagna. I tempi passano e se ne vedono di ogni colore, (cerca di non fraintendermi). Se non occorre gridare al miracolo poco ci manca, e pensa a cosa avrebbe detto la regina Vittoria dell’avvenimento o, in tempi più recenti, Sir Winston Churchill. Un coloured indu sul secondo trono disponibile (quello degli affari) alla guida della terra dei leoni? Pura follia e invece…

Churchill che “detestava gli indiani” considerandoli “un popolo bestiale con una religione bestiale” durante la seconda carestia del Bengala (1943-44) andava affermando senza ombra di vergogna: “Poiché gli indiani si allevavano “come conigli”, ogni tipo di soccorso sarebbe stato inutile.” Frasi fetenti e censurabili, tuttavia verificabili. Non è un caso che la statua di Sir Winston sia stata imbrattata con la vernice rossa: “he was a racist”, e non solo per queste affermazioni. Non si parla così dell’India che possiede una delle più antiche e raffinate culture del mondo, a differenza di quella inglese che non sa che farsene delle sue origini romane (e forse se ne vergogna)…E oggi? Basta che osservi chi è che fa funzionare la metropoli, grande come una regione, e la nazione tutta, sono loro, i coloured, asiatici e non, indiani, pachistani e bangladeshi, ecc. ovvero gli ex coloni. Torniamo a bomba, è ancora di lui che occorre parlare. Here come the Sunak  titola il quotidiano Metro il 25 ottobre (Here comes the sun era una famosa canzone dei Beatles) riportando poi la frase del primo ministro come sottotitolo: “it is the greatest privilege of my life to give back to country I owe so much to”    

Il premier indiano Narendra Modi si congratula twittando:  “Le più calorose congratulazioni @RishiSunak! non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto su questioni globali …” Fra compaesani ci si intende.

L’outfit di Rishi

Descritto dai giornali di mezzo mondo come uno sciccoso figurino, (a parte il colletto delle camicie) il nostro Rishi è stato colto dalla macchina fotografica in un cantiere mentre calzava mocassini che costano un botto. La storia è ormai risaputa ma fa riflettere. Su Vanity Fair del 24 ottobre Chiara Pizzimenti scrive: “Scheletri nell’armadio? Almeno uno: la moglie non pagava le tasse in Gran Bretagna grazie a un sistema di elusione fiscale che era però legale. Proprio questa ricchezza lo porta a essere lontano dalla gente comune”. Mentre  Eleonora Piergallini su Piccole Note:

“Un’ironica coincidenza quella che vede Narendra Modi, primo ministro indiano, inaugurare la nuova statua dell’eroe della resistenza indiana poche ore prima che si diffondesse la notizia della morte della regina Elisabetta.

La statua, collocata dove un tempo si trovava quella di re Giorgio V, nonno di Elisabetta II, fa parte di un piano di rinnovamento più ampio annunciato da Modi in un discorso rivolto alla nazione lo scorso 15 agosto, giorno in cui in India si è celebrato il 75esimo anniversario dell’indipendenza dalla Gran Bretagna.

In quell’occasione, come riportato da The Guardian, Modi ha affermato che “centinaia di anni di colonialismo hanno limitato i nostri sentimenti e distorto i nostri pensieri. Dobbiamo liberarci anche del più piccolo legame con il colonialismo”.

Se posso chiosare: hanno conquistato la Gran Bretagna e vogliono disfarsi anche della memoria di chi li aveva in precedenza conquistati. E pretendono indietro anche il diamante incastonato nella corona inglese, il favoloso Koh-i-Noor. Grattacapo in più per il nostro Rishi. Come farà Camilla, la regina consorte senza il diamante nella corona? Sempre se glielo spediscono.

@barbadilloit

Lorenzo Ferrara

Lorenzo Ferrara su Barbadillo.it

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