Gianfranco de Turris, ritratto del “viaggiatore immobile”

Classe 1944, ha festeggiato l’anno scorso i 60 anni di attività culturale, o forse sarebbe meglio dire di “militanza ideale”

Gianfranco de Turris

Per alcuni un maestro, per altri un fratello maggiore, per tutti un caro e sincero amico: Gianfranco de Turris è un Architrave del variegato, litigioso, eccentrico, lunatico, brillante e disorganizzato mondo della cultura italiana che, per pigrizia e comodità, chiamiamo “di destra”. 

 Classe 1944, ha festeggiato l’anno scorso i 60 anni di attività culturale, o forse sarebbe meglio dire di “militanza ideale”, due parole decisamente fuori moda, in tempi di sfrenato carrierismo e spudorato servilismo.

 Per celebrare degnamente l’importante traguardo, Andrea Gualchierotti ha curato l’anno scorso per Solfanelli una raccolta di saggi intitolata il viaggiatore immobile, che, visto il successo e l’interesse suscitati, è stata appena ripubblicata in edizione aggiornata e parecchio ampliata (pp.336 €20). Il volume, oltre che essere un doveroso omaggio al nostro caro amico, potrebbe essere utilizzato come ideario ricco di suggerimenti per chi, giunto al governo dopo tre quarti di secolo trascorsi all’opposizione, avrebbe finalmente qualche opportunità di agire; ma non ci facciamo troppe illusioni, e accontentiamoci di quello che, grazie all’instancabile impegno di Gianfranco de Turris, è stato fatto finora.

Il viaggiatore immobile, omaggio a Gianfranco de Turris

Giornalista appassionato di libri sulla carta stampata e alla radio, saggista esperto di fantastico e fantascienza, appassionato cultore di fumetti ed esoterismo, fedele interprete del pensiero evoliano e molto altro ancora, de Turris ha lasciato -e continua a lasciare- un segno profondo  nella cultura italiana, come ricordano, tra gli altri partecipanti a queste Testimonianze su de Turris, Marcello Veneziani, per cui de Turris “era quello che aveva raccolto il testimone di Adriano Romualdi; o Franco Cardini, autore di un provocatorio e originale “omaggio ucronico a de Turris”; o Renato Besana, che  ricorda come ci illudemmo, alla fine del secolo scorso che qualcosa sarebbe potuto cambiare grazie a “un giovane assessore alla Cultura di Regione Lombardia, Marzio Tremaglia, che aveva fatto dei suoi uffici un crogiuolo di idee e di iniziative”; o Mariano Bizzarri, che definisce de Turris “una figura mitica”; o Giovanni Sessa, che giudica il Nostro come “non soltanto un critico di vaglia, ma anche un promotore culturale come pochi altri, oltre che autore raffinato”; o Sebastiano Fusco, sodale di Gianfranco in tantissime avventure, che nella postfazione, chiude l’Omaggio a de Turris con la definizione più calzante: “Tutto questo è notevole, ma la cosa più importante è che Gianfranco è un gentiluomo, nel vero senso della parola”. 

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Luca Gallesi

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