L’opzione partecipativa come anima sociale della destra

Arriva il saggio del giovane Francesco Marrara, «La Sfida Partecipativa. Dalle origini del sindacato al dominio della tecnica»

La sfida partecipativa di Francesco Marrara

Dopo La sola ragione di Vivere (2020), testo edito da Passaggio al Bosco e dedicato all’impresa di Fiume, l’Istituto Stato e Partecipazione, in collaborazione con  le stessa casa editrice, non poteva non promuovere e pubblicare il testo firmato dal giovane Francesco Marrara, «La Sfida Partecipativa. Dalle origini del sindacato al dominio della tecnica» (2022).

Animato dalla speranza di scuotere il dibattito e animare riflessioni profonde, il presente lavoro, arricchito dai preziosi contributi di Francesco Carlesi, Mario Bozzi Sentieri, Ermenegildo Rossi, si occupa di esaminare l’origine e l’evoluzione del sindacalismo italiano, nonché della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. Due tematiche di estrema attualità che, di primo acchito, potrebbero sembrare appartenenti a mondi distanti e, forse, tra di loro inconciliabili a causa delle diversità ideologiche e culturali che li caratterizzano. Ma «Andare oltre l’ideologia, nella sua duplice faccia marxista e liberista, oltre il classismo, oltre i vecchi modelli di rappresentanza politica, significa recuperare l’essenza di una reale domanda di cambiamento, di giustizia sociale, di partecipazione, largamente presente nella società, a cui, nel corso dei decenni, non si è riusciti a dare forma politica e modalità di pensiero e di azione concrete. Ed è perciò dalla consapevolezza dei limiti “di sistema”, che bisogna partire per dare una risposta complessiva, insieme culturale, sociale e politica alla crisi contemporanea». È Mario Bozzi Sentieri che, nell’introduzione, delinea la prospettiva dell’intero elaborato. Di riflesso, nella postfazione, lo segue Rossi il quale in poche e semplici parole spiega al lettore il significato della parola “partecipazione”: «deriva dal latino “participare”, a sua volta composto da “pars” e “capere”, prendere parte. Prendere parte ovvero essere attivi, personalmente ed energeticamente, a qualcosa che si costruisce. […] Costruire insieme per un interesse collettivo. Ecco, quella partecipazione noi la vogliamo e la perseguiamo nel mondo del lavoro».

Dunque, preso atto della possibilità di mettere in piedi un pensiero alternativo, parlare di rappresentanza sindacale e di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende inquadrandoli esclusivamente nell’ampio e variegato mondo del diritto del lavoro e del diritto sindacale rischia di essere alquanto riduttivo. L’autore analizza i suddetti temi alimentando delle interessanti convergenze tra le fattispecie squisitamente giuridiche e gli aspetti storico-politici all’interno di un contesto sociale sia di respiro nazionale che europeo. Obiettivo: porre delle solide basi al fine di far riemergere, dopo anni di damnatio memoriae, il modello economico-sociale della Terza Via che permise – tra alti e bassi – all’Italia di diventare negli anni Novanta la quarta nazione più industrializzata del mondo dopo Stati Uniti, Giappone e Germania. Nel corso del saggio, inoltre, vengono presentati scenari e possibili contromisure che il mondo sindacale potrebbe adottare per fronteggiare al meglio il problema della robotizzazione del lavoro, una vera e propria sfida del Secolo.

Il tutto è arricchito da una forte una bibliografia “eterodossa”, la quale risulta quanto mai necessaria all’autore al fine di poter disegnare spinte ideali e proposte di rilancio per l’Italia del presente e del futuro. In tal senso, Marrara si rivolge alla classe politica dirigente italiana ed in modo particolare al mondo della destra”. Si legge così nell’epilogo: «è giunto il momento di occupare gli spazi e creare egemonia culturale. Per fare ciò, la destra deve necessariamente iniziare a capire che le sacrosante battaglie identitarie – spesso seguite da slogan ad effetto in grado di raccogliere qualche percentuale di consenso in più – rimarranno fine a sé stesse fin quando verranno avallate delle scelte economiche e geopolitiche nettamente in contrasto con i medesimi postulati identitari. Senza cadere in facili nostalgie, le quali finirebbero in pasta alla ben collaudata macchina della propaganda a reti unificate, la destra ha l’arduo compito di far venire a galla le sue vocazioni più autenticamente sociali e comunitariste». Ecco che da queste battute finali si evince la necessità di unire le forze e di portare avanti in maniera decisa, coerente e coesa le battaglie in difesa dei lavoratori e della Nazione.

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Felice Centofanti

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