Biondi (sindaco l’Aquila): “Il Msi? Partito espressione della sovranità popolare”

Il leader abruzzese interviene sul Giornale in merito alla polemica legata alle celebrazioni della fondazione della Fiamma

La sede del Msi-An Catania

“Se la principale caratteristica della democrazia è la sovranità popolare esercitata attraverso il voto libero, mi stupisce che si voglia estromettere dalla storia istituzionale della nostra Nazione un partito come il Movimento sociale che per mezzo secolo ha rappresentato un pezzo importante dell’elettorato italiano. Dalla sua fondazione allo scioglimento, infatti, tranne nell’esordio delle politiche del ‘48, ha intercettato stabilmente un consenso tra il milione e mezzo e i due milioni di voti, con punte di quasi tre milioni nel 1972”. Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, cresciuto nella generazione di Azione Universitaria e Atreju, difende nel merito la scelta di Ignazio La Russa per la celebrazione della fondazione del Msi.

Partito vero

“Rispondo citando alcune frasi scritte da Piero Sansonetti, il quale ha dimostrato una certa dose di onestà intellettuale per chi proviene da una tradizione di sinistra: ‘Il Msi fu un partito vero, di massa, democratico, che diede rappresentanza all’estrema destra e al popolo nostalgico del fascismo. Diede ricchezza alla democrazia. La rese più piena. Fece grandi battaglie. Alcune, credo, giuste. Molte sbagliate e reazionarie. Le perse tutte. Non è un demerito’”.

La complessità del postfascismo italiano

“Sta proprio lì il punto: cercare di ridurre il Msi a una prosecuzione sotto altre forme del fascismo, intesa a far covare sotto la cenere sentimenti odiosi come il razzismo o l’antisemitismo – come pure si è sentito dire da alcuni. È tutto storicamente errato, ingeneroso e fuorviante. Il Msi fu qualcosa di molto più complesso di un generico ‘partito dei reduci’, per le sue sezioni sono passati intellettuali, giornalisti e professionisti di rango, il dibattito interno è stato approfondito e fervido di idee, all’interno della sua classe dirigente e parlamentare si sono espresse figure autorevoli, dalle sue fila e tra quelle dei suoi movimenti giovanili, il Fronte della gioventù e il Fronte universitario d’azione nazionale, sono usciti una premier, un presidente del Senato e uno della Camera, ministri, esponenti di governo, due presidenti di regione, senza contare centinaia e centinaia tra parlamentari, consiglieri regionali, presidenti di provincia, sindaci e amministratori locali”.

La visione di Pietrangelo Buttafuoco.

“E proprio Buttafuoco qualche tempo fa ha detto: ‘Il Msi ha avuto la capacità straordinaria di essere una fornace attiva e viva per tutti gli anni in cui è esistito, una vivacità intellettuale che non ha più avuto né An né il Pdl. Il nostro era un mondo straordinario e imprevedibile che poteva sostenere tutto e il contrario di tutto da quella posizione di accerchiamento in cui viveva, per la necessità di sopravvivere a tutto, anche ai momenti tragici’”.

Nessuna abiura

“Certo. Questo è lo schema: alzare sempre di più l’asticella per far passare il concetto che l’esistenza stessa di un partito che si rifà alla tradizione della destra democratica sia un’anomalia del ‘sistema’. Invece, da persone intelligenti e innamorate del nostro Paese, dovremmo puntare a un obiettivo molto più ambizioso: utilizzare l’occasione storica della prima presidente del Consiglio che viene da quel mondo, legittimata dal voto di un italiano su quattro, per chiudere idealmente il percorso iniziato nel giugno del 1984 quando, in via delle Botteghe Oscure, due comunisti tutti d’un pezzo come Giancarlo Pajetta e Nilde Iotti attraversarono la folla in fila per rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer per accogliere Giorgio Almirante, allora segretario del Msi, e accompagnarlo al cospetto dell’uomo con cui si era dato battaglia in Parlamento senza mai considerarlo un nemico”.

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Antonio Fiore

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