“Sulla Russia”: alle radici della visione imperiale con Ivan A. Il’in. Qui una anticipazione

Il saggio del filosofo e scrittore sul ruolo (anche spirituale) di Mosca è tradotto per Aspis da Olga Strada

Sulla Russia di Ivan Il’in (Aspis)

Per gentile concessione dell’editore Aspis pubblichiamo un estratto di “Sulla Russia” (euro 20), libro del filosofo Ivan A. Il’in, tradotto da Olga Strada: si tratta di un testo utile a comprendere le attuali scelte politiche del Cremlino.


La Russia ci ha fatto dono di distese sconfinate, di pianure estese a perdita d’occhio, percorse senza ostacoli dal vento e infinite allo sguardo, invitandoci a un propizio e lontano cammino. E queste distese hanno dilatato le nostre anime dotandole di ampiezza, libertà e levità, in misura che le altre nazioni non conoscono. Lo spirito russo si distingue per la sua libertà spirituale, la vastità interiore, la percezione di possibilità sconosciute e straordinarie. Noi veniamo alla luce in questa libertà interiore, la respiriamo, la portiamo per natura in noi stessi, così la totalità delle sue doti, che delle insidie; nel novero delle doti: la capacità di creare dal profondo, amare disinteressatamente e consumarsi nella preghiera; nel novero delle insidie: l’attitudine all’anarchia, all’illegalità, all’arbitrio e al disordine. Non c’è spiritualità senza libertà; ed ecco che, grazie alla nostra libertà, le vie dello spirito ci sono aperte, sia quelle nostre, autoctone, sia quelle allogene, introdotte da altri. Al tempo stesso non c’è cultura spirituale senza disciplina; di fatto la disciplina è il nostro grande compito, la nostra vocazione, la nostra missione. La libertà spirituale ci è data dalla natura; la conformazione spirituale ci è indicata da Dio. 

Si riversa il nostro elemento naturale come primaverile acqua sorgiva, alla ricerca di argini al di fuori di sé stessa, di una riva che non sia soggetta a straripamenti. In questo impeto la nostra anima necessita di legge, misura e forma; e quando la trova, penetra in questa forma e cresce liberamente, si fonde in modo totale con essa, ne assapora con beatitudine la potenza, rivelando al mondo la sua bellezza sconosciuta.  

Che cos’è la forma? Limite nello spazio; misura e ritmo nel tempo; volontà, legge e dovere nella vita; il rito nella religione. Osservate le linee delle nostre icone; i profili conchiusi delle nostre chiese, dei palazzi, delle tenute e delle isbe; assaporate il ritmo vivace e inesauribile della nostra poesia, della nostra musica, della nostra danza spigliata – sono tutte manifestazioni di una libertà, che ha trovato la sua legge, ma che non è stata da quest’ultima limitata e annullata. Così, nel passato, l’immagine dello zar coronava il libero palpitare della vita popolare, senza tuttavia soffocarla e annientarla; poiché il popolo nutriva un libero sentimento di fede nel proprio sovrano e lo amava sinceramente, dal profondo del cuore. Allo stesso modo il nostro rituale ortodosso, nella sua compiutezza e integrità, è espressione di calma e libertà, così come di autenticità armoniosa e misurata. 

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Ivan Il'in

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