Il ritorno della tigre (e di Salgari)

Lo scrittore di Sandokan informandosi su quei noiosissimi libri come enciclopedie, atlanti o anche dei semplici racconti è riuscito a vivere quelle avventure e le ha fatte vivere anche a noi lettori

La settimana salgariana a Verona

Dove se non a Verona.

Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgàri nasce proprio tra le mura della fortezza scaligera, precisamente il 21 agosto 1862, ma cresce tra le viti della valpolicella con la famiglia. Tenta gli studi per diventare capitano di marina a Venezia, fallendo risale il fiume e torna sulle sponde dell’Adige dove farà il suo primo esordio letterario.
Inizia a pubblicare romanzi a puntate sui giornali locali, fino a diventare redattore de L’Arena il quotidiano che tutt’oggi è portavoce dell’informazione veronese. Oltre alla città ai piedi dei monti lessini, il nostro romanziere conobbe solamente un’altra città: Torino.
Salgari ebbe una vita molto complicata: la morte della madre, il suicidio del padre, l’irrefrenabile vita lavorativa e il suo stile di vita sregolato lo portarono a non poter sopportare più la sua esistenza e scelse “la via più facile”. Cosciente della sua fine, lasciò delle lettere ai suoi cari e soprattutto a colleghi e direttori.
Lasciando una povera eredità alla famiglia, saluta e si dichiara un vinto. Spezzando la penna se ne andò il 25 aprile 1911.

Per chi ancora non avesse chiara l’importanza di Salgari, basta citare alcune tra le sue infinite opere per comprendere e sospirare un celebre: “Ahhh Sandokan, ho capito!”.
Le sue opere principali possono essere divise in cicli.
Ciclo di Sandokan: I misteri della jungla nera (1895), I pirati della Malesia (1896), Le tigri di Mompracem (1901), Le due tigri (1905), Sandokan alla riscossa (1907), La riconquista di Mompracem (1910).

Ciclo dei corsari con Il Corsato Nero (1899), La regina dei Carabi (1901), Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905), Il figlio del corsaro rosso (1908), Gli ultimi filibustieri (1908).
Ciclo dei pellirosse: Sulle frontiere del Far West (1908), La scotennatrice (1909), Le selve ardenti (1910). Ciclo del Sahara: La favorita del Mahadi (1887), I predoni del Sahara (1903), Sull’Atlante (1908).

Fonte: Treccani

Non volendo fare la solita canonica lezioncina, vorrei portare l’attenzione su un aspetto fondamentale della vita di Emilio Salgari: la territorialità.
Rimase sempre ancorato a Torino per lavoro. I contratti editoriali assillanti non gli permisero di viaggiare, di sperimentare nuove culture e di arricchirsi di nuove esperienze. Molto strano associare questa frase a colui che scrisse per la gran parte del suo catalogo editoriale di civiltà e terre distanti in tutto il globo: Indie; Americhe, Oceania… Non è solo l’ambientazione delle storie che sorprende dell’autore, ma è la precisione e la conoscenza con le quali racconta e descrive le popolazioni, la flora, la fauna e anche le fisionomie dettagliate di ogni personaggio.

Non era più lo stesso uomo di prima: la sua fronte era burrascosamente aggrottata, i suoi occhi mandavano cupi lampi, le sue labbra, ritiratesi, mostravano i denti convulsamente stretti, le sue membra fremevano. In quel momento egli era il formidabile capo dei feroci pirati di Mompracem, era l’uomo che da dieci anni insanguinava le coste della Malesia, l’uomo che per ogni dove aveva dato terribili battaglie, l’uomo la cui straordinaria audacia, l’indomito coraggio gli avevano valso il nomignolo di Tigre della Malesia.

– Le tigri di Mompracem

Questi racconti letterari immortali derivano dall’incredibile studio e dalla curiosità che lo scrittore poneva per comporre opere di un’importanza ancora oggi indelebile.
È focalizzandosi su questi dettagli della sua vita, che un povero scrittore suicida è diventato per me moto d’ispirazione e di rivoluzione. Ancor di più a seguito degli ultimi anni, dove tutti noi abbiamo subito una restrizione della libertà fisica e mentale.
Come noi chiusi in casa, anche Salgari non poteva muoversi dal capoluogo piemontese ma nulla può fermare la curiosità, la volontà di arricchirsi culturalmente e di conseguenza spiritualmente. Dobbiamo lasciar viaggiare la mente, studiare per permettere alle nostre idee di essere ricche di sapienza e contenuti. Imparare sempre di più, perché se le parole sono povere lo saranno anche i nostri pensieri.

Scrivo da ragazzo di 21 anni a tutti i miei vicini d’età e ancora di più a coloro che verranno: cercare scuse, colpevolizzare ambienti o persone intorno a noi non porterà mai da nessuna parte. Abbiamo accesso a una quantità di informazioni inimmaginabile, non bisogna per forza essere figli di qualcuno o di un determinato ceto sociale per provare a lasciare un segno. Salgari informandosi su quei noiosissimi libri come enciclopedie, atlanti o anche dei semplici racconti è riuscito a vivere quelle avventure e le ha fatte vivere anche a noi lettori. Dobbiamo cercare la scintilla che ci risvegli, che rimetta in moto la macchina perfetta che siamo ma non sappiamo ancora d’essere.

L’occasione è alle porte. Dove se non a Verona terra natale di uno dei più grandi scrittori del nostro bel paese accoglie la mostra su Emilio Salgari. Aprirà al pubblico Giovedì 20 aprile 2023 all’Istituto Salesiano San Zeno. Può essere l’opportunità per apprendere e incuriosirsi. Ed ora in mano le proprie scimitarre che si parte all’avventura!

Andrea Filippini

Andrea Filippini su Barbadillo.it

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