Ideologia del gender e il cristianesimo

Un saggio di Sharon James spiega i pericoli dell'ideologia stroncata anche da Papa Francesco

Nell’esortazione apostolica Amoris laetitia (2016), papa Francesco ha dedicato un intero paragrafo all’antiscientifica teoria del gender, vista come una pericolosa ideologia che “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna” (n. 56, corsivo mio). E che, in tal modo, “svuota la base antropologica della famiglia”, riducendola a un puzzle da costruire a piacimento. “E’ inquietante, scrive il pontefice, che alcune ideologie di questo tipo (…) cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini”.

Ma la denuncia pontificia non ha risolto il problema se di recente, in occasione dell’incontro a Budapest del papa con Viktor Orbán e le autorità magiare (28 aprile 2023), Francesco ha denunciato nuovamente le “colonizzazioni ideologiche”, tra cui la “cosiddetta cultura gender”.

Ma che cos’è questa ideologia e questa pseudo cultura di cui, probabilmente, sentiremo parlare a lungo? La risposta più recente ce la dà una coraggiosa donna anglosassone.

Sharon James, combattiva conferenziera inglese, è figlia e moglie di pastore protestante. Da anni si batte per la difesa della famiglia tradizionale, prima attraverso la Coalition for mariage, ed ora nel Christian Institute.

L’ecumenismo più autentico e genuino potrebbe e dovrebbe essere questo. Cristiani di varie confessioni, e perfino non cristiani, uniti in battaglie di civiltà: la famiglia monogamica, la vita dal concepimento alla morte naturale, la guerra alle droghe, la denuncia dell’immoralità, e in primis la lotta senza quartiere contro quell’imbroglio assoluto che si fa chiamare “teoria del gender”.

In questo libretto (Ideologia del gender. Cosa devono sapere i cristiani?, Alfa&Omega, 2022, pp. 136, euro 12), di piacevole lettura e ben tradotto dall’inglese, la James smaschera l’imbroglio in 7 capitoli ben concepiti. Portando numerosi esempi sui danni antropologici ed etici del gender, rifacendosi ad un’importante letteratura tematica.

In sintesi, si tratta di una ideologia anti-scientifica (e anti-ecologica) che separa e corrode 2 realtà che per la Natura (e il suo Creatore) sono assolutamente inscindibili fino alla morte: l’anima e il corpo. Per cui sarebbe possibile che un’anima maschile si trovi casualmente in un corpo femminile e viceversa.

La natura però è limpida, mentre l’ideologia è complicata, caotica e confusa. Chi nasce con organi maschili è uomo. E lo sarà fino alla morte, anche se per incidente o per libera (e folle) decisione, perderà gli organi esterni e tipici della virilità.

Come fa notare l’autrice, “Offrire qualsiasi forma di consulenza per aiutare la mente di una persona ad allinearsi con il suo corpo è considerato un abuso” (p. 31). Si pensi al divieto delle cosiddette terapie riparative. Mentre il contrario, ovvero la mutilazione di un corpo sano (asportando seni, ovaie, testicoli, etc.), per adeguarlo alla mutevole auto-percezione del soggetto, a volte neppure maggiorenne, sarebbe un’opera meritoria.

Sharon James, con sensibilità tutta materna e femminile, mette 4 paletti alla pia crociata da condurre contro il gender e per la salvaguardia della scienza e della civiltà.

Anzitutto la nozione che “la confusione di genere comporta una profonda infelicità”. Infelicità indotta dalle mode, e a volte anche colpevole, ma pur sempre infelicità. Da trattare – e questo è il secondo paletto – con “gentilezza e rispetto”. Del resto, terzo paletto, “la vera gentilezza significa credere e dire la verità” a tutti. Inclusi coloro che si dichiarano queer (come Ell* *chlein) o gender fluid e magari hanno già effettuato una “transizione”. Nati Mario o Antonio, si fanno ora fieramente chiamare Jessica.

Infine, quarto punto fermo, bisogna studiare, meditare e approfondire per “capire le idee”, seppur fumose e tossiche, dei sostenitori del gender. Condannare senza studiare può essere vano e superficiale. Ed oggi la letteratura non manca.

Uno dei pregi del saggio della James sta nel fatto che l’autrice non si autocensura sui fautori dell’ideologia del gender, chiamando in causa i padroni del vapore: la Federazione internazionale per la Genitorialità Pianificata (IPPF), il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), l’Oms, l’Onu e l’Unione Europea. Tutti uniti a danno dei giovani, della società, della famiglia, del pianeta.

Il problema del gender è quindi morale, culturale, scientifico e religioso. C’è un attacco all’idea teologica di creazione, perché Dio stesso avrebbe fatto tanti errori, dando un corpo maschile a certe donne e viceversa, e la creazione divina andrebbe rettificata dalla chirurgia orwelliana. Ma si rifiuta e si disprezza anche la scienza, la quale distingue benissimo maschio (XY) e femmina (XX), e non ammette, come spesso ha ripetuto il matematico Odifreddi, persone sessualmente neutre e manipolabili come fossero cera.

Benché i casi di “dubbi di genere” siano stimati a meno dell’1% della popolazione, il restante 99% è sottoposto ad una spietata dittatura e ad una propaganda assassina volta a far dimenticare che 2+2 fa 4 e che il gallo non fa le uova.

Con fermezza nei principi e pari clemenza verso i casi umani, impegniamoci con la James a discernere e a batterci. Dio, la scienza e la civiltà ci chiamano all’appello.

@barbadilloit

Fabrizio Cannone

Fabrizio Cannone su Barbadillo.it

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