Torino, cartoline dal Salone. Toh, anche i russi hanno diritto di parola!

L'editore Voland propone i romanzi di Zachar Prilepin, lo scrittore nel mirino di Kiev

Prilepin e il romanzo “Il monastero”

In un Paese dove lo scorso anno alcune tra le più alte istituzioni culturali (università, teatri lirici, case editrici…) proponevano la cancellazione sistematica degli autori russi, compresi i giganti della letteratura ottocentesca, fa piacere scoprire che al Salone del Libro c’è un editore che espone tra le sue opere i romanzi di Zachar Prilepin. Per chi non lo sapesse, si tratta dello scrittore russo che alcune settimane fa è stato bersaglio di un attentato dinamitardo e che tuttora versa in gravi condizioni in ospedale. Nell’esplosione è invece morto il suo autista. A colpirlo, pare, sono stati i servizi segreti ucraini che in lui hanno visto un fiancheggiatore culturale dell’odiato Putin, così come era accaduto lo scorso anno con la figlia del filosofo Dugin.

Voland, editore romano specializzato da anni in letteratura russa e slava, al Salone propone cinque romanzi di Prilepin (“Il monastero”, “San’kja”, “Patologie”, “Scimmia nera” e “Il peccato”), opere forti e controverse ma secondo molti critici di assoluto rilievo nella narrativa russa contemporanea. Libri poco graditi alla tendenza politicamente corretta di casa nostra perché l’autore, oltre ad essere considerato filo-Putin, è un nazionalista rosso-bruno che in passato è stato militare nei corpi speciali dell’esercito di Mosca durante la guerra in Cecenia. Esperienza che ha descritto in modo magistrale nel romanzo “Patologie”. Odiato e amato anche in patria, Prilepin è tra i romanzieri russi più noti e ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui il Nacional’nyj Bestseller nel 2008 e il Super Nacional’nyj Bestseller nel 2011. “Il monastero” ha ottenuto nel 2014 i premi Kniga Goda (Libro dell’anno) e Bol’šaja Kniga (Grande libro), nel 2016 il premio Ivo Andrič e il premio del governo federale russo per la cultura.

Al di là del valore letterario di Prilepin, fa piacere che i suoi libri siano esposti al Salone perché significa che c’è ancora chi crede che uno scrittore non debba essere ammazzato a causa delle sue opere. E che, al contrario, se qualcuno cerca di tappargli la bocca con la violenza, è probabile che i suoi siano romanzi interessanti. Così, nel mio piccolo, ieri me ne sono andato a casa con una copia di “San’kja” sotto braccio.

P.s. Trovate Voland allo stand N102 del padiglione 3.

Voto: 8 e mezzo

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario su Barbadillo.it

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