Storie. Andrea Chiarini, un avanguardista della chitarra classica

E' un musicista classico di 36 anni, eclettico, pacato, ambizioso, tatuato, è un concentrato di contrasti, eppure la persona più coerente che mi sia capitato di incontrare negli ultimi tempi

Andrea Chiarini

Oggi vi raccontiamo la storia di un personaggio di cui sentirete parlare nel prossimo futuro. Perché di Andrea Chiarini ne nasce uno ogni cento anni, e noi di Barbadillo abbiamo avuto il piacere di farci una chiacchierata in esclusiva. 

Andrea è un chitarrista classico di 36 anni, eclettico, pacato, ambizioso, tatuato, è un concentrato di contrasti, eppure la persona più coerente che mi sia capitato di incontrare negli ultimi tempi.

Si è innamorato della chitarra la prima volta che ne ha stretta una tra le braccia a cinque anni, e c’è voluto poco perché capisse che la musica era l’unico filo che potesse tenere insieme la trama intricata della sua vita. Fin dai tempi del liceo classico decide che il conservatorio è una strada obbligata per uno che, come lui, vuole fare della chitarra la sua carriera. Si appassiona alla filosofia, a casa tamburella distrattamente le dita sulla cassa di risonanza, ma inizia ad accorgersi che c’è un mondo che lo attrae al di fuori della musica. Scopre il simbolismo, i segni, le rune. 

Nonostante questo si iscrive al conservatorio, nelle pause tra una lezione e l’altra legge libri sull’esoterismo. Le sessioni di solfeggio scandiscono ripetitivamente le sue giornate, sente vibrare il cuore ogni volta che pizzica le corde della sua chitarra, eppure percepisce un senso di nausea quando la musica è finita. 

Perché essere giovani e ribelli non è facile in un mondo di insegnanti impostati, perché i conservatori del conservatorio sono gli unici che possono trasmettergli quell’arte vitale, ma limitano la sua creatività, minacciano la sua libertà.

Per dieci anni, Andrea è riuscito a convivere con questo sentimento di ribellione, scansando i pensieri, travasandoli dentro il suo strumento. Ma la cassa di risonanza di una chitarra è tropo piccola per contenere delle inquietudini così ingombranti, e alla fine il senso di rifiuto per quel mondo è riuscito ad avere il sopravvento anche sulla la sua passione più grande. 

Se oggi siamo a raccontarvi la storia di Andrea Chiarini è perché questi anni di conflitti, lontani dalla musica, sono stati la fortuna dell’uomo. Certamente la nostra. 

Lo ascolto con la bocca semiaperta mentre si esibisce e non riesco a smettere di ondeggiare la testa, ha trasposto un pezzo di Beethoven sulla chitarra così precisamente che per un attimo dubito che sia stato mai pensato per il pianoforte.

Le dita corrono veloci sulla tastiera mischiando generi e tecniche inconciliabili: la nota romantica di un arpeggio si confonde con la tecnica violinistica di Paganini, le corde pizzicate, la mano destra si articola con i virtuosismi di un ragno su una ragnatela, punge, sbatte, ogni arpeggio mi arriva al cuore vibrando e mi racconta la storia di un uomo che è riuscito a guarire il rapporto con la sua chitarra.

Perché dopo il conservatorio Andrea ha rigettato la chitarra per quattro anni. 

Il sentimento di rifiuto per i canoni imposti da quell’ambiente lo ha tenuto lontano dalla musica per quattro inverni, a cercare di dare un senso al vuoto che gli riempiva il cuore. 

È tornato a vivere nel mondo: ha lavorato, si è reso indipendente, lontano da quella società istituzionale ha provato l’illusione della libertà. E nonostante questo, si è sentito terribilmente incompleto. 

La cura alle sue inquietudini l’ha scoperta finalmente negli Stati Uniti. Si è trasferito in California nel 2018, è volato a Las Vegas per sposarsi, rincorrendo quel sogno americano che ha dato una strada a mille anime inquiete prima di lui. 

Eppure, la soluzione l’ha trovata a portata di mano, un giorno che distrattamente, con i soli boxer addosso, sgocciolando un calice di vino rosso, ha impugnato di nuovo lo strumento che aveva portato insieme al resto dei suoi bagagli per abitudine (o perché in fondo, quella è l’estensione della sua anima).

Allora finalmente ha capito: che la chitarra è il senso della sua vita, ma la condizione per poterla suonare è abbandonare ogni costruzione sociale e tutti i canoni che gli sono stato imposti.

Da allora, Andrea non ha più smesso di suonare, ma lo ha fatto secondo le sue regole. La soluzione alle sue contraddizioni l’ha trovata vivendo i suoi contrasti. 

La chitarra (una Kohno di alta liuteria) la suona con gli occhiali da sole, ha completato il quadro di tatuaggi che gli coprono le mani, la testa e il resto del corpo. Rispetta le forme con una giacca elegante, ma lo fa a petto nudo, mentre sgranella un brano complessissimo come “Giochi proibiti”, con una facilità tale da farmi sospettare che sia stato scritto per dilettanti, per dei bambini.

Forse è anche questo nuovo stile che gli ha dato la pace che cercava, portandolo a vincere il premio “miglior chitarrista classico” ai musicians awards del 2022.

Per definirsi, Andrea ha dovuto creare un’avanguardia che descrive l’equilibrio dei suoi contrasti.

La chiama “Barock”, è la scissione del bianco e del nero, rock e barocco, sacro e profano, virtuosismo e follia. E quando la moglie è riuscita a convincerlo a condividere con i social questo suo modo di essere, le sue esibizioni sono diventate virali, i social network sono impazziti per il coacervo di emozioni che trasmette. 

Su TikTok  ha milioni di visualizzazioni ai suoi video. E questo non solo perché il Barock comunica perfettamente la rivoluzione musicale di Andrea, ma anche perché attraverso questo linguaggio fatto di dolcezze ed estremismi è riuscito ad avvicinare i giovanissimi alla musica classica. 

Non tutti capiscono che il Barock non è una provocazione, che dietro alla fusione del punk con l’impostazione che gli hanno trasmesso gli ambienti barocchi della scuola di musica, si cela un intero percorso artistico,  l’esigenza di rispettare le regole della musica violandole. È un equilibrio labile, apollineo e dionisiaco. 

Chi ha capito, è rimasto estasiato.

 

Luca Morini

Luca Morini su Barbadillo.it

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