Il punto (di P.Buttafuoco). Catania paralizzata. E della Sicilia non fotte niente a nessuno

La morale della buttanissima favola è sempre quella: del-la Si-ci-lia-non-glie-ne fot-te-nien-te-a-nes-su-no

L’incendio a Catania

Nel mentre che arriva il Ponte sullo Stretto il pur subito domato incendio all’aeroporto di Catania – nella notte del 16 luglio – paralizza la Sicilia. Doveva ritornare pienamente operativo in men che non si dica e, invece, niente. Ed è chiaro che lo scalo – oltretutto internazionale – è destinato al parco incompiute delle infrastrutture siciliane. Tra burocrazie, inchieste, e rimpalli di responsabilità non se ne verrà mai a capo. La compagnia ferroviaria Italo s’è organizzata per portare tutti comodamente in Sicilia.

Una volta salpati da Villa San Giovanni si arriva a Messina e ovviamente non su strada ferrata bensì sull’asfalto, per poi procedere su quelle autostrade siciliane che, a definirle tali, c’è ben più che un eufemismo, piuttosto una conclamata menzogna.

Nel bel mezzo della stagione turistica, fatto salvo il computo delle vittime, questo dell’aeroporto i cui voli sono una lotteria è un danno economico pari a quello dell’alluvione in Emilia-Romagna.

E nel mentre che arriva il Ponte di Messina la morale della buttanissima favola è sempre quella: del-la Si-ci-lia-non-glie-ne fot-te-nien-te-a-nes-su-no. E soprattutto non gliene fotte agli stessi siciliani per i quali, l’autostrada Catania-Palermo, è a tutti gli effetti un’autostrada. Come dire dello scecco. L’altrimenti detto il ciuco. Il famoso scecco che vola.

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