Racconti d’Estate. Il gaio cesto d’amore

"Guardai Ionica con aria interrogativa. I suoi occhi d’un verde intenso luccicavano tra i capelli rosso ramati tirati all’indietro e il rossetto cremisi delle labbra"

Lolita Lobosco interpretata da Luisa Ranieri

Guardai Ionica con aria interrogativa. I suoi occhi d’un verde intenso luccicavano tra i capelli rosso ramati tirati all’indietro e il rossetto cremisi delle labbra. Le sue gambe nude e ben tornite risalivano fino alle natiche che un esile slip lasciava affatto scoperte. Nel campo abbandonato muretti a secco sbrecciati, cespugli di rovi, ulivi incolti, stoppie e rifiuti inerti ai bordi della strada sterrata. Una leggera brezza portava l’odore del mare che attenuava la calura. Sapeva d’anguria. 

Per Ionica quello fu il momento decisivo. Viveva in una roulotte in un campo alla periferia di Foggia. Era venuta in Italia dalla Romania con il suo compagno, che dopo aver saputo che era incinta si era dileguato. E i piccoli lavori saltuari ormai non bastavano per vivere. 

Ionica è un fiume in piena. Mi parla della sua infanzia, del suo carattere battagliero, della sua famiglia contadina. E poi. Della morte prima del padre e poi della madre, e di quella tragica, per una delusione d’amore, del suo amato fratello, che spesso torna nei suoi sogni a rassicurarla. Ha un solo grande desiderio, accumulare un gruzzolo per comprare casa nel suo paese, dove le case costano molto meno che da noi, e viverci con la figlia che ora sta per compiere sedici anni. La vede una sola volta l’anno, quando torna al paese. Nei suoi occhi verdi intravedo le distese verdi e gli ulivi della sua terra. La sua tenace fiducia in un avvenire migliore.

Ionica non recrimina, non accusa, accetta con coraggio quel che le riserva il destino. Ha meno di quarant’anni. Non posso fare a meno di guardare il suo bel seno abbronzato che le fuoriesce dalla canotta fucsia e le unghie lunghe smaltate di rosa scuro.

Ionica sorride e fa con la mano in avanti il gesto del gatto che tira fuori gli artigli. Poi rovista nella borsa capiente in cerca di qualcosa.

Tornando in auto, getto uno sguardo distratto al giornale. Nel taglio basso la notizia di Chiara Ferragni col suo panfilo al largo della Sicilia, mentre i boschi dell’isola bruciano. Accendo la radio. Trasmettono una delle tante belle intramontabili canzoni di Battisti. E penso che è vero, che la fossa del leone è ancora realtà, uscirne è impossibile per noi, è uno slogan, falsità. 

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Sandro Marano

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