Segnalibro. Il progresso, una vecchia promessa mai mantenuta

Odoya e Diana pubblicano due libri contro il falso mito propagandato dai tempi dell'Illuminismo. Il fallimento di un'ideologia

L’ideologia del progresso, a partire dall’Ottocento, sembrava la soluzione a ogni male, la garanzia di un futuro risolutivo. Non c’erano intellettuali che non annunciassero una nuova era: quella del progresso. Una visione che permeò la società occidentale fino a sviluppare una sorta di ideologia, il progressismo, che comportava anche la rivendicazione di diritti, l’aspirazione a una società nuova basata sui valori dell’Illuminismo.Tutti attendevano questo paradiso ed erano pochi coloro che non credevano al futuro radioso. Le guerre, si diceva, sarebbero scomparse, la politica avrebbe avviato riforme e innovazioni, le diseguaglianze sociali ed economiche sarebbero state annullate, la ricerca scientifica avrebbe garantito farmaci risolutivi.

Abbiamo visto come è andata: il progresso tecnologico c’è stato ma ha lasciato una scia di disillusioni, di critiche che hanno spiegato poco del fallimento di questa ideologia. Per non parlare dei disastri che ha creato. A distanza di decenni il progressismo si è ridotto a buonismo, egualitarismo generico, buoni sentimenti legati a slogan che si richiamano solo a innovazione, sviluppo, crescita, rispetto dei diritti ma in realtà sono il supporto, neppure forte, dei dettami della finanza mondiale e della politica internazionale.

La casa editrice Diana ha pubblicato La fine del progresso di Pierre-André Taguieff e Alain Gras che spiega bene questa dinamica. Taguieff è un noto politologo, filosofo, direttore di ricerca al Cnrs (Centro nazionale per la ricerca scientifica), autore di numerosi volumi. Alain Gras è professore emerito all’Università I di Paris Sorbonne, autore di lavori sull’ecologia e la decrescita.

Taguieff analizza i fondamenti del progressismo e la loro evoluzione (o involuzione?). Il bilancio, complessivamente, non è positivo. I fatti hanno mostrato come il sistema capitalista e il progressismo non rispondono alle esigenze della gente, le crisi si susseguono, manca la tanto promessa pace perpetua. Insomma, il progresso ha dato effetti negativi, quando non catastrofici.

Alla stessa conclusione – sia pure attraverso un’analisi differente – giunge Christopher Ryan, ricercatore indipendente, che nel suo libro Civilizzati fino alla morte ha analizzato la nascita e lo sviluppo del progresso e dell’ideologia del progressismo. Ryan sottolinea nei vari capitoli come il progressismo sia una patologia che lentamente porta verso la distruzione nonostante sembri, a tutta prima, una realtà positiva fatta di benessere e ricchezza, oltre che di eguaglianza e miglioramenti sociali. Ryan suggerisce di rileggere il processo di civilizzazione in maniera critica soprattutto comparando le idee di base con gli esiti storici e propone di guardare indietro cercando di comprendere come nasce la decadenza della nostra società. La critica al progresso e al progressismo, quindi, si conclude rigettando l’interpretazione corrente secondo la quale si tratterebbe di un passaggio obbligato e positivo della modernità.

Taguieff, Gras, La fine del progresso, Diana ed., pagg. 79, euro 13,00

Ryan, Civilizzati fino alla morte, Odoya ed., pagg. 286, euro 20,00

Manlio Triggiani

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