Serie Tv. Sex Education e la silenziosa complicità

Con la quarta stagione la scrittura non incespica neanche per un istante, con cura maniacale esplora ogni centimetro di pelle, minuziosamente analizza ogni angolo rimasto scoperto dei personaggi

Sex education

Dopo 4 stagioni giunge al termine Sex Education. È difficile spiegare a parole come mi sia sentita al termine di questa serie, ma ci proverò perché tutto ciò che racconta è prezioso, da custodire gelosamente nel cuore. 

La forza della serie è essere maturata stagione dopo stagione, partendo da acerbi e giovanissimi personaggi, che credono di essere consapevoli di sé e del loro ruolo nella società, fino a diventare personaggi che consapevoli lo diventano realmente. E fieri, soprattutto questo. Apparentemente nelle prime puntate sono avvolti da una sicurezza che sentiamo così lontana dalla loro età, sia sessuale sia relazionale. Gli errori derivanti dalle loro scelte non sono contemplati, i genitori non sono inclusi in questo loro personale percorso. Ed è giusto così, è l’inizio del loro viaggio. Ma tanta innocenza esplode silenziosa, i baci, il sesso, le amicizie e le rivalità la accompagnano. 

Con la quarta stagione la scrittura non incespica neanche per un istante, con cura maniacale esplora ogni centimetro di pelle, minuziosamente analizza ogni angolo rimasto scoperto dei personaggi. 

Il ruolo della madre

La figura genitoriale è preponderante in questa ultima stagione. Non è più quel contorno a cui eravamo abituati, ma ha un’identità ben precisa. 

Ma i padri? 

Volevo parlare del personaggio di Michael Groff. Ormai in questa stagione completa la sua evoluzione già avviata nella scorsa season. Le sue debolezze non le nasconde più con l’austerità e la durezza verso un figlio che ha portato con sè i segni di un’adolescenza difficoltosa. Ora è un padre in ginocchio davanti al figlio, ora si sente di affrontare le sue paure e insicurezze dando quelle tanto attese scuse ad Adam. Quei passi indietro alla sua età non sono per nulla scontati o facili.

Sex Education: il senso

Sex Education è quindi esternazione delle proprie debolezze, dei propri dubbi e l’importanza della comunicazione. E c’è un valzer tra il mostrarsi nudi da fuori e rimanere vestiti da dentro. Perché la paura più grande è scoprire il nostro vero essere e mostrarci fragili o imperfetti davanti alle persone. 

Ed è così dannatamente difficile superare queste insicurezze; avere qualcuno che ci guidi in questo è prezioso e importante. In questa serie tutti in fondo si danno forza l’un l’altro, rendendo la storia surreale e lontana da ciò che spesso accade nella vita di tutti i giorni. Ma è di grande insegnamento per i giovani.

Io ancora ripenso allo sguardo di Eric di fronte alla sua comunità in chiesa, dopo che si rende conto di quanto ancora solo sia e non compreso. 

Ancora ripenso alle sue lacrime, tripudio di dolori accumulati da troppi anni ormai; mi hanno guardato dentro e io stessa ho pianto perché ho provato in quell’attimo ciò che il suo cuore ha sempre dovuto patire. Ma le sue lacrime saranno anche di gioia, preziose lacrime dedicate a persone a lui care, come Otis (anche non se capirà mai realmente come si sentirà) o la famiglia. 

Sex Education è non avere paura di dire la propria se c’è qualcosa che non rispetta la nostra persona, le nostre disabilità. 

È l’affrontare un trauma: perdita di un genitore, un abuso, un rifiuto.  È il riconoscere quando arriva il momento di mollare la presa da qualcosa o qualcuno che ci fa male.  È iniziare con coraggio un nuovo percorso, avendo fiducia nelle proprie capacità. 

Come Otis verso Maeve, preferisco rimanere ad occhi chiusi per non accorgermi che la serie sia giunta al termine.

@barbadilloit
@kafkania

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