Londra. Ritratto dei “Britaliani”

Fra le virtù dei Brits vanno riconosciute: ospitalità (fino a ieri) e riconoscimento del merito. Una volta chiudevano un occhio sulla tua reputazione, non potendo prevedere la conseguenza di certe idee

Londra tricolore

Dal rapporto di un informatore della polizia prussiana:

«“ “Il soggetto vive in due stanze in uno dei peggiori quartieri di Londra, non si vede un solo mobile pulito o in buono stato. C’è una sedia con solo tre gambe, ce n’è un’altra che per caso è intatta sulla quale i bambini giocano a far da mangiare. In ogni caso la conversazione intelligente e gradevole compensa in parte le deficienze della casa.”
…Gli muoiono i figli e lui scrive: “La casa è del tutto desolata e vuota dopo la morte del caro bambino che ne era l’anima. […] Mi sento spezzato.” Dall’orazione funebre:  “Ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni. Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!conclude Engels. Viste le terribili condizioni di lavoro non è un caso che lui e Marx stampassero a Londra il loro Manifesto. E gli Italiani? oggi ce n’è una vagonata. Quelli di ieri hanno contribuito a far grande l’impero come Giovanni Caboto, e gli espatriati di oggi. I primi son passati alla storia, quelli odierni non ancora”.

“Inquieto, indomito, immenso, adamantino” così lo introduce Simona Aiuti, 10 novembre 2022 su londra.italiani.it. Il grande Foscolo, infuriato per il tradimento di Napoleone, sbarca a Londra nel 1816. Accolto come un divo preceduto dalla sua fama, frequenta esclusivi salotti mondani come quello di casa Holland, dove incontra il primo ministro Castlereagh, il duca di Wellington, vincitore di Napoleone e il romanziere Walter Scott, che dice di lui: “Brutto come un babbuino, quando parla sembra un porco in procinto di essere scannato”  Vive a Leicester Square, poi a Soho. “Da che toccai l’Inghilterra ebbi lieta ogni cosa […]. Qui per la prima volta mi sono avveduto ch’io non sono affatto ignoto a’ mortali; e mi veggo accolto come uomo che godesse già da un secolo di bella fama e illibata.” da una lettera scritta a una delle sue pupe italiane. Tutto faceva per meritare la fama di pre romantico, come sfidare un giornalista a duello, invece di sparargli addosso esplode il colpo in aria, l’altro lo aveva appena mancato. Litiga anche con Byron. I Brits gli perdonano tutto riconoscendo la sua grandezza. Di Albione il nostro disse: “Qui la povertà è vergogna che nessun merito lava”. In galera per debiti nel 1824, è costretto nei quartieri più miserevoli. Accudito da Floriana, avuta da Lady Fanny Emerytt Hamilton, il poeta malato e sdentato defunge a Turnham Gree. Aveva sperperato anche l’appannaggio dell’eroica figlia. Fu sepolto a Chiswick, a spese del suo amico il banchiere quacchero Gurney. Al suo funerale nessuno, su Literary chronicle l’annuncio tardivo: “Molti deploravano gli errori della sua vita privata: ora gli errori non sono più, e solo al suo genio noi intendiamo offrire il nostro rispetto.”
Chi altri? il sovversivo sciupafemmine Giuseppe Mazzini, stabilitosi a Clerkenwell, fra i rifugiati politici. Sgobbava come un mulo scrivendo per Le Monde e una caterva di altri giornali. Aprì una scuola gratuita per bambini a Hatton Garden, facendosi ben volere. Denunciò chi gli apriva le lettere per indagare sui suoi contatti di dangerous conspirator. Pubblica opinione e letterati insorgono, il parlamento gli chiede scusa. A difenderlo anche Carlyle, non si sa se cornificato dalla moglie Jane, innamoratasi del nostro malinconico carbonaro.
Nella rosa di illustri italiani il marchese Guglielmo Giovanni Maria Marconi. Di altra tempra e attitudine, nel luglio 1897 fonda a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company. Effettua la prima trasmissione senza fili sul mare all’isola di Rathlin nel 1898, stabilisce un ponte radio tra la residenza estiva della regina Vittoria e lo yacht reale.
E oggi? Da una intervista di Stefano Boldrini 10-07 2021 su Gazzetta.it che titola:  “Londra d’Italia: Siamo 350mila. Ci definirono un popolo di camerieri quando la nazionale giocò a Wembley il 14 novembre 1973. Fabio Capello segnò il gol della storica vittoria e a fine match dedicò il primo successo dell’Italia in Inghilterra ai nostri camerieri. Claudio Baglioni cantava nel ‘73: “Viva viva viva l’Inghilterra, pace, donne, amore e libertà”…

I britaliani a Londra sono i terzi rappresentanti dell’Unione, dopo tedeschi e francesi. Alessandro Belluzzo, presidente della Camera di Commercio di Londra: “Londra è una delle più importanti città italiane. Siamo presenti nei settori agroalimentare, moda, tecnologia, finanza, studi professionali. Nel tempo il livello si è elevato. Le nostre competenze apprezzate.”

Tutto per il verso giusto? Non proprio, in Gran Bretagna si fanno apprezzare molti italiani, ma l’Italia non c’è, se vuoi la verifica senti cosa dice nel 1990 Indro Montanelli intervistato da Alain Elkann

Lorenzo Ferrara

Lorenzo Ferrara su Barbadillo.it

Exit mobile version