Napoli dadaista: il ritorno di Mazzarri

La scelta controcorrente di Aurelio de Laurentiis è dovuta al fatto che nessuno vuole lavorare a Castelvolturno?

Mazzarri al Napoli

È stata una giornata strana, anzi dadaista. Aurelio de Laurentiis ha scelto il successore di Rudi Garcia. Il Napoli si prepara a riabbracciare niente-poco-di-meno-ché il mitologico Walter Mazzarri. Dieci anni dopo dai fasti. Dieci anni dopo Lavezzi-Cavani, dieci anni dopo la fuga per Milano, sponda Inter, dove scoprì che non c’è il mare.

Nessuno avrebbe scommesso un solo euro su Mazzarri a Napoli. Se non altro perché Walterone è reduce da un anno sabbatico preceduto dall’esonero a Cagliari, che non salvò la squadra sarda da una clamorosa retrocessione. Si è proposto, come uno di quei volenterosi ragazzi pronti a tutto pur di entrare nel mondo del lavoro. De Laurentiis, come uno di quei tanti imprenditori pronti a speculare sull’ingenuità dei più giovani, ha accettato l’autocandidatura del trainer livornese. Che tutto è, detto per inciso, tranne che ingenuo. Ma si è proposto al presidente azzurro chiedendogli un anno di contratto, senza alcuna opzione per il prossimo. E, chiaramente, lasciandogli la libertà (a De Laurentiis) di dire la sua, tanto sul mercato quanto sulla formazione e la gestione dello spogliatoio. Roba che per Igor Tudor, quello che fino all’altro giorno sembrava il nome forte per Castelvolturno, non solo è impossibile ma nemmeno immaginabile.

La realtà è che De Laurentiis ha trovato chi si immolerà a traghettare il Napoli verso la prossima stagione. E a farlo senza aver nulla a pretendere. Ma c’è un sottotesto che spiega i motivi di una scelta che pare naif ma che, in realtà, ha delle ragioni precise. A Napoli nessuno vuole andarci. Perché il presidente è un po’ troppo debordante. La sceriffata negli spogliatoi, tra il primo e il secondo tempo della sconfitta patita al Maradona contro l’Empoli, è soltanto l’ultima di una lunga serie. Che pare non dover finire certo ora.

La tristezza di Napoli è che manco cinque mesi fa la squadra, allora allenata da Spalletti e diretta in ufficio da Giuntoli, centrava il terzo scudetto della sua storia, l’unico dopo l’era maradoniana. Il giocattolo s’è rotto. Mazzarri, sicuramente, porterà la voglia di rivalsa e riannoderà i fili di un discorso antico che fece intendere a Napoli che, forse, avrebbe potuto dire la sua, stabilmente, in campionato. Ma tutto dipenderà da De Laurentiis. E dalla sua rivoluzione, fallita finora, post scudetto.

Alemao

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