Anniversari. Nasceva 250 anni fa, a Coblenza, il principe Clemente di Metternich

L'oggi centenario Henry Kissiger è un grande ammiratore del 'sistema dell'equilibrio del potere' del diplomatico austriaco

Clemens Lothar Metternich

Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein (Koblenz, 15 maggio 1773 – Vienna, 11 giugno 1859), dal 1813 principe di Metternich-Winneburg, nacque  dal conte Franz George Metternich, un diplomatico che, dopo aver servito l’arcivescovo di Treviri, era divenuto ambasciatore dell’imperial sovrano asburgico (allora Giuseppe II, prototipo di despota illuminato, giacchè sua madre Maria Teresa poteva regnare sui dominî di Casa d’Austria, ma non godere di quella carica, ormai più simbolica che reale, di Sacro Romano Imperatore, riservato ai maschi) e dalla moglie Maria Beatrice  von Kagenegg. Così battezzato in onore dell’arcivescovo di Treviri, Clemente Venceslao di Sassonia. Klemens era l’erede del titolo e dei modesti possedimenti della famiglia, appartenente all’aristocrazia renana, che comprendevano un forte in rovina a Beilstein, un castello a Winneberg e due tenute agricole, a Koblenz, dove M. nacque, ed a Königswart, in Boemia. Il padre era ambasciatore di Giuseppe II presso gli Arcivescovi di Treviri, Colonia e Magonza. L’Elettorato di Treviri era il territorio governato dagli Arcivescovi in quanto Principi Elettori del SRI. Con Magonza e Colonia uno dei tre principati elettorali ecclesiastici, secolarizzati nel 1803. L’educazione del giovane Klemens risentì della vicinanza all’ambiente culturale francese, al punto che, per vari anni, M. preferì comunicare in francese piuttosto che in tedesco; in seguito, il padre affidò il figlio alle cure di un precettore protestante. Nell’estate del 1788 M. iniziò a studiare giurisprudenza presso l’Università di Strasburgo, poi a Magonza. In quegli anni il precettore lo descrisse come persona “di bell’aspetto, felice ed amabile”.

Dalle Elementari, noi bambini italiani abbiamo imparato a non avere alcuna simpatia per quel Metternich che aveva avuto l’ardire di affermare, con disprezzo, contro i nostri sacri princìpî patriottici e risorgimentali, che “la parola Italia è solo un’espressione geografica” (scritto nel 1847, non nel 1815). Da noi un tutt’uno con l’oscurantismo della Restaurazione, quello delle Mie Prigioni del Pellico… Eppure il M. non era un ottuso reazionario; solo il nemico ostinato della democrazia liberale, il simbolo dell’Ancien Régime, della rinnovata alleanza di Trono ed Altare, che, tuttavia, trasformò l’Europa in un dispotismo liberticida attraverso la Santa Alleanza. Certo, egli fu il più grande diplomatico della prima metà del XIX secolo (Bismarck della seconda), il geniale teorizzatore della politica dell’equilibrio tra le grandi Potenze per dare una pace duratura all’Europa, l’artefice del Congresso di Vienna, lo statista che fino alla Rivoluzione del 1848 contribuì assai ad un lungo periodo pacifico, al servizio dell’Austria in primis, come ovvio, ma altresì del continente. Metternich: The First European, dal titolo dell’opera di Desmond Seward (1991). Fu pure un appassionato promotore delle linee ferroviarie e del progresso scientifico, un ingegnoso uomo d’affari.

Henry Kissinger

L‘oggi centenario Henry Kissiger è un grande ammiratore del ‘sistema dell’equilibrio del potere’ di M. Dal Dipartimento di Stato, a Washington, al tempo di Richard Nixon e Gerald Ford, egli promosse, come M., la ricerca della stabilità nel quadro di una legittimità accettata dai principali attori del sistema. Un punto approfondito in A World Restored. The Politics of Conservatism in a Revolutionary Age (1954), poi in A World Restored: Metternich, Castlereagh and the Problems of Peace (1973) e in Diplomacy(1994), nei quali K. analizza i problemi dell’ordine europeo dopo le convulsioni della Francia rivoluzionaria e le guerre napoleoniche. Saggi sulla centralità della ‘legittimità’, un concetto non necessariamente equiparabile al ‘giusto’, bensì alla capacità di raggiungere una cornice di intese minime tra Stati: essi accettano una serie di norme e regole al punto che nessuno risulti così insoddisfatto da iniziare azioni di forza tendenti a sfidarle. Necessità di equilibrio e moderazione. Se la stabilità d’Europa fu riscattata dal caos ciò fu opera principale di Lord Castlereagh e del suo omologo austriaco M. Gli statisti devono conciliare il giusto con il possibile. Il Congresso di   Vienna restaurò l’equilibrio di potere, in quanto la logica della guerra è il potere puro, la vittoria, quella della pace è la proporzione, la stabilità; un ordine nel quale i membri del sistema percepiscono che dispongono di una sicurezza relativamente accettabile. Per Kissinger il Congresso del 1815 fu uno sforzo apprezzabile per conseguire la stabilità e non la vendetta. Ciò significava, in pratica, che la Francia (non Talleyrand od i Borbone) doveva essere rispettata, condotta all’accettazione dei suoi limiti; lezione che fu colpevolmente dimenticata a Versailles, 1920. (Cfr. Ludovico Garruccio, L’era di Kissinger, Bari, Laterza, 1975)

“Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso”. Solo sul concetto di “ordine” può poggiare quello di “libertà”, lasciò scritto M., riecheggiando ilfilosofo reazionario Joseph de Maistre: “Bisogna predicare senza sosta ai popoli i benefici dell’autorità ed ai re i benefici della libertà”. Civile, non politica, beninteso… Nessun uomo è stato, forse, più vituperato dai suoi contemporanei del M. Tutta la storiografia europea, animata da spirito nazionale e liberale, ne ha tramandato un ritratto negativo. Ma ai nostri giorni la sua figura va riabilitandosi e ridestando interesse. Enorme, inarrivabile capacità di diplomatico, con tutte le doti relative: conoscenza dei problemi e degli uomini; acume e vigore d’osservazione; abilità di persuadere e d’influire sull’opinione pubblica. Egli, perseguendo l’ideale della pace tra le potenze, ebbe il coraggio di abbassare la diplomazia da fine a sé stessa a mezzo della sua azione di conservazione, più politica che sociale: la diplomazia divenne per lui lo strumento e l’arte di evitare ogni conflitto armato.

Difensore e simbolo della Restaurazione in Europa alla caduta di Napoleone, M. lottò per instaurare e mantenere un sistema di equilibrio tra Gran Bretagna, Austria, Russia, Prussia, e poi Francia, nella Quadruplice e Quintuplice Alleanza (1818). Metternich interpretò il timore delle vecchie leadership verso la Rivoluzione ed impresse all’alleanza europea norme antiliberali,reazionarie, antiindipendentiste, la cui epitome per molti fu la Santa Alleanza, il diritto d’intervento militare oltre le frontiere quando i princìpî legittimisti erano violati. Sostenitore della legittimità monarchica, assoluta non costituzionale, concepì l’essenza del potere statuale come un diritto divino concesso ai sovrani per via ereditaria. M. politico ebbe due volti: l’uno, verso i popoli, di capo della polizia internazionale, tradizionalista, mirante alla solidarietà dei troni; l’altro, verso i prìncipi, di maestro dellars regnandi. Tuttavia, il diplomatico, privo dell’intimo sentimento per la grande politica, del pathos relativo, impedì al maestro di trasformarsi in un combattente dell’ideale, non diffondendo intorno a sé calore. L’uomo di mondo fu amabile e brillante. Figlio del Settecento, bon vivant, conobbe l’arte di godersi la vita. Bell’uomo, anche da vecchio, sorridente, vestiva con signorile eleganza. Brillante conversatore di politica, arti, scienze, viaggi, ebbe fin da giovane l’istinto della vita lussuosa e pochi uomini furono più di lui amati dalle donne, essendo altresì un padre affettuoso. Ebbe 3 mogli – oltre ad Eleonora, Antoinette von Leykam e poi Melanie Zichy de Zich et Vásonykeö 15 figli(parecchi morti neonati o giovanissimi, cosa comune a quel tempo), più una figlia naturale riconosciuta. Come il cuore, così coltivò l’intelligenza. Metternich adorava la musica, più l’italiana che la tedesca, pare. Parlava tedesco, francese, italiano, discretamente il boemo.

(Da https://www.treccani.it/enciclopedia/metternich-winneburg-klemens-wenzel-lothar-conte-poi-principe-diEnciclopedia-Italiana)

La carriera diplomatica

Metternich entrò nel Servizio diplomatico austriaco nel 1793. Contrasse matrimonio con Eleonora von Kaunitz, nipote del Cancelliere principe Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg nel settembre 1795. Nel 97 Eleonora, alla morte del padre, ereditò un grande appezzamento di terreno nel terzo distretto di Vienna, presso il Belvedere. Nel 1815 Klemens ordinò la costruzione di Palazzo Metternich. Nel 1908, il Governo italiano avvierà una trattativa di acquisto tramite l’Ambasciatore duca Giuseppe Avarna di Gualtieri, strenuo triplicista, per il prezzo di un milione di corone, per insediarvi la sede dell’ Ambasciata del Regno. E lì, in quel prestigioso, storico immobile, ha tuttora sede l’Ambasciata d’Italia nella capitale.

Con l’oculato matrimonio il giovane si lega all’alta nobiltà dell’Impero ed inizia una rapida carriera in diplomazia ed in politica. Nel 1801 rappresentò l’Austria a Dresden e nel 1803 a Berlino, dove si forgiò l’alleanza tra Russia ed Austria contro la Francia. Per i suoi meriti fu quindi designato ambasciatore a Parigi nel 1806, su richiesta dello stesso Napoleone, dopo la Pacedi Presburgo, che seguì la sconfitta austriaca di Austerlitz e con essa la fine del millenario SRI. L’Imperatore Francesco II divenne l’Imperatore Francesco I d’Austria. Durante il soggiorno parigino M. condusse vie libertine, ma soprattutto coltivò le relazioni col ministro francese degli Esteri, il famoso Charles-Maurice de Talleyrand. Le puntuali informazioni trasmesse al suo ministro Johann Philipp von Stadion, sconsigliavano la rottura delle relazioni ora ‘amichevoli’ con Parigi, data la forza dell’esercito francese. Il timore di M. si concretizzò, purtroppo, nella dolorosa sconfitta di Wagram, nel luglio 1809: Vienna dovette sottoscrivere l’umiliante Pace di Schönbrunn. Von Stadion fu costretto a dimettersi e M. ne prese il posto agli Esteri. La sua attività politica portò all’adesione austriaca al sistema napoleonico dei trattatidefensivi, per assicurare l’integri territoriale degli Stati asburgici ed economizzare le forze in attesa di tempi migliori. M. concepì, nella tradizione del Bella gerant alii, tu felix Austria nube, un sistema di alleanze matrimoniali e con Napoleone (che necessitava di un erede), negoziò nel 1810 il suo matrimonio con larciduchessa Maria Luisa, figlia dell’Imperatore Francesco.

Dopo il disastro degli eserciti napoleonici nelle scriteriate campagne di Russia e Spagna, M. ebbe un colloquio conNapoleone a Dresden, nel giugno 1813, per farlo recedere dalle pretese che manteneva sull’Austria (che durante la Campagna di Russia aveva fatto un abile doppio gioco) a cambio di garantire le frontiere naturali della Francia dichiarare Vienna mediatrice tra Parigi e le Potenze alleate. Il suo piano mirava a nominare Maria Luisa reggente del piccolo Re di Roma. Il rifiuto di Napoleone convinse il ministro ad abbandonare la sua politica possibilistacon Parigi ed unire l’Austria alla VI Coalizione, che sconfisse il grande corso nella Battaglia di Lipsia, il 19 ottobre 1813. Vittoriaper la quale M. ricevette il titolo di principe.

Del Congresso di Vienna (1814), ispirato al legittimismo monarchico Dei Gratia, M. ‘cocchiere d’Europa’ fu poi protagonista, con Lord Castlereagh. Corollario del Congresso fu la Santa Alleanza, una coalizione tra Russia, Austria e Prussia, firmata a Parigi il 26 settembre 1815, che mirò a limitare il liberalismo e il secolarismo, come perseguito dallo zar Alessandro, impegnandosi ad agire sulla base di “giustizia, amore e pace”, sia negli affari interni sia esteri, per “consolidare le istituzioni umane e porre rimedio alle loro imperfezioni”. Un sistema multinazionale di ‘sicurezza collettiva, ma soprattutto una‘gabbia’ per contenere l’impeto misticheggiante dello zar (presente personalmente a capo della delegazione russa), suoi eventuali colpi di testa, che M. temeva, con uno strumento che dava,comunque, a Vienna un potere di veto. L’Alleanza fu rifiutata dalla Gran Bretagna, dal Papa, dall’ Impero Ottomano. Lord Castlereagh la definì “un esempio di sublime misticismo e di insensatezza”. La sua fine, per convenzione, coincide con la morte di Alessandro I nel 1825. La Santa Alleanza è stata spesso oggetto di una lettura piuttosto ideologica, ma le relazioni tra Potenze son relazioni di forza, ben più che di idee.

Dalla Campagna di Napoleone all’attuale conflitto Russia-Ucraina (passando per l’Operazione Barbarossa di Hitler) il problema di fondo, la preoccupazione, ieri di Austria, Germania, Francia, Inghilterra o Turchia, oggi degli USA, è sempre stato il ‘contenimento’ della Russia, un’entità, molto più che uno Stato, sui generis. Il famoso enigma per Churchill (la Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro ad un enigma). Che, ad esempio, manda a morire con noncuranza centinaia di migliaia o milioni di suoi giovani, oggi come al tempo di Napoleone e poi nelle guerre successive; un Paese spesso indecifrabile,imprevedibile, che poco si sforza a cercare altre vie che non sianoil ricorso alle armi, senza che il suo popolo veramente si opponga con determinazione, con un dissenso esteso, come se un misticismo di fondo, un’etica del sacrificio individuale e collettivo pervadesse,  ancora e sempre, l’immenso territorio della Sacra Russia, spirito ancor più che terra e sangue, e s’imponesse a tutto e tutti, oltre i regimi, i governanti, l’esprit du temps. Valeva per zar Alessandro I e vale oggi per Vladimir Putin.

Sergio Romano

Con governanti che cercano morbosamente la ‘conquista territoriale’ o la riconquista (come in epoche già remote), si sentono accerchiati e depositari di una trascendente ‘missione per il bene del mondo’. Basi non solo ideali, o ideologiche, alla Dugin, ma quasi religiose (Mosca terza Roma). Ben oltre le risorse minerarie del Donbass, rimanendo all’attualità. Putin e la Ricostruzione della Grande Russia, per citare il titolo di un libro di Sergio Romano (2016). Altro discorso, naturalmente, sono gli errori di valutazione e geopolitici di Biden e della Nato, i rischi dell’escalation

Nel 1822 M. ottenne l’incarico formale di Cancelliere di Stato, vacante dalla morte del Kaunitz. Nel 35 Francesco I morì e gli successe il figlio Ferdinando I, mentalmente incapace. M. perse parte della sua influenza; cercò di promuovere una riforma per rafforzare i poteri della Cancelleria, ma l’ iniziativa fu osteggiata da altri membri della Conferenza di Stato Segreta, creata da Francesco I prima della morte: un corpo consultivo che avrebbe operato per guidare il governo del futuro sovrano. Fino alla rivoluzione del 1848, l’Impero austriaco non si dotò di strutture politico-amministrative moderne. M. credeva nel sistema federalee nel rispetto dei diritti dei vecchi Stati: per lui la migliore garanzia contro le rivendicazioni di alcune nazionalità, a partire dall’ungherese. Il cosmopolita M. disprezzava, in cuor suo, le molte nazionalità che costituivano l’Impero. Tale mancanza di visione gli impedì di percepire correttamente l’irrompere delle nuove forze, la cui esplosione scosse nel profondo l’Austria nel1848: il liberalismo borghese (con il suo contrario, il socialismo) ed il nazionalismo romantico. L’ondata di moti rivoluzionari del 1848 pose in scacco tutto il sistema degli equilibrî europei.  

La caduta di re Luigi Filippo d’ Orléans, a febbraio, seguito dalla rivolta popolare di Vienna nel marzo 1848 provocarono la caduta di Metternich, il 13 marzo. L’ex Cancelliere tornò, dopo un tempo, alla sua tenuta di Johannisberg, dove trascorse il resto della vita da pensionato, diventato ingombrante, senza svolgere alcun incarico; senza riuscire che il nuovo Imperatore, Francesco Giuseppe, accettasse qualche suo consiglio. Invecchiava econtemplava impotente l‘irresistibile ascesa prussiana e quella del Secondo Impero in Francia, che segnavano la fine del suo sistema d’equilibrio delle Potenze. Morì a 86 anni, nel 1859, durante la nostra II Guerra d’Indipendenza, che avrebbe accentuato la decadenza dell’Austria, che lui si era illuso di arrestare.

Digito su Google, in tedesco, per ampliare lo spettro di ricerca: 15. Mai 1773: 250. Geburtstag von Klemens Fürst von Metternich.  Ne ricavo varie segnalazioni su simposi, nuove pubblicazioni, celebrazioni, siti dedicati, iniziative culturali, turistiche ecc. Poco in Italia, dove peraltro gli studi storici non brillano come un tempo. Nel 1943, in pieno conflitto, l’Einaudi di Torino pubblicava: Clemens von Metternich, Memorie, Collana Saggi n. 48 (forse una sorta di sottile sabotaggio dell‘alleanza e della guerra in corso). Da pochi mesi ha visto la luce la traduzione in inglese di Wolfram Siemann, Metternich. Stratege und Visionär. Eine Biografie (2016), e cioè Metternich: Strategist and Visionary. Un ponderoso volume di quasi mille pagine, stando alla nota editoriale: “Basandosi su numerose nuove fonti, Wolfram Siemann (Witten, 1946) porta in vita davanti ai nostri occhi un uomo abbagliante e complesso. Questa biografia getta una nuova luce non solo su Metternich, ma anche sulla storia del XIX secolo. (https://www.hup.harvard.edu/catalog.php?isbn=9780674292185)

Vedremo presto una traduzione italiana dell’opera? È doveroso segnalare che lo scorso 14 marzo, a Palazzo Metternich, a cura dellAmbasciata e dell’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, si è svolto il convegno: “Clemens von Metternich dal Congresso di Vienna all’integrazione europea”. Dove hanno discusso del grande diplomatico e politico austriaco il Prof. Luigi Mascilli Migliorini, docente di Storia moderna presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, autore di una apprezzata biografia di M., l’attuale Ambasciatore di Francia a Vienna, Gilles Pécout, esperto della storia d’Italia, ed il nostro Ambasciatore Stefano Beltrame*. Nel quale la figura di Metternich è stata riletta nel quadro del nuovo contesto europeo, superando quell’immagine tradizionalmente negativa che a lui si attribuì in Italia come principale oppositore del Risorgimento e della riunificazione.Oggi Austria ed Italia sono tornate Nazioni vicine ed amiche e possiamo serenamente rileggere la storia in maniera condivisa.

(https://ambvienna.esteri.it/it/news/dall_ambasciata/2023/03/convegno-storico-clemens-von-metternich).

*Nota. Luigi Mascilli Migliorini (Napoli, 1952) è uno storico italiano, esperto del periodo napoleonico. Autore di Metternich. L’artefice dell’Europa nata dal Congresso di Vienna, Roma,Salerno Editrice, 2014. Tradotto in francese: Metternich, Editorial CNRS, 2018. Gilles Pécout (Marseille, 1961) è autore di Naissance de l’Italie contemporaine (1997), tradotto in italiano: Il lungo Risorgimento. La nascita dell’Italia contemporanea (1770–1922), Milano, Bruno Mondadori, 2011

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Gianni Marocco

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