“Il ragazzo e l’airone” di Miyazaki tra guerra perduta e fantasia

Nel nuovo film del cineasta giapponese la morte della madre e la fine dell'infanzia tra il 1943 e il 1947

Il ragazzo e l’airone di Miyazaki

Nel 2013 esce Si alza il vento. Hayao Miyazaki dice che è il suo ultimo film. Il titolo cita il verso di Paul Valéry: “Le vent se lève, il faut tenter de vivre”. 2024: esce Il ragazzo e l’airone, titolo italiano banale che elude quello originale e interrogativo: E voi come vivrete?. Eppure sono queste parole che collegano – via Valéry – il nuovo film di animazione al precedente.

Continua così l’autobiografia del regista sullo sfondo del Giappone del ‘900, quello della vittoria nel 1918, della sconfitta nel 1945, del primo dopoguerra fino al 1947.
Suggestivo l’incipit, che rimanda – col bombardamento di Tokyo nel 1943 e l’incendio dell’ospedale dove muore la madre del protagonista – al capolavoro, sempre prodotto dallo Studio Ghibli, La tomba delle lucciole.
Nel dolore, un dodicenne cresce all’ombra del padre, che progetta aerei. Rimasto vedovo, l’uomo sposa la cognata. Qui la realtà di ieri confluisce nei miti del Giappone. L’incontro coi morti e con un prozio scomparso, senza lasciare traccia, mentre stava leggendo un libro; la minaccia dei pappagallini carnivori; un castello colmo di misteri; un airone, contenente un ometto, induce il bambino a incamminarsi fra i misteri in cerca della madre…
Il ragazzo e l’airone di Miyazaki

Giappone di ieri e Giappone eterno si intersecano in Miyazaki, sconcertando l’europeo razionale.

E’ però lo sconfinare dalla storia nel fantastico ad avvincere il pubblico più giovane, non solo giappponese. Cercando di razionalizzare gli eventi, gli adulti si perderanno l’essenza del film. Provino, invece, a sognare.
 
*Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki, film di animazione, 124′
@barbadilloit

Nicola Caricola

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