“Sound of Freedom”, Gibson e Caviezel di nuovo insieme nel film sui pedofili 

 Un investigatore inviato dall'Fbi tra Honduras e Colombia sulle tracce dei trafficanti di bambini 

Sound of Freedom, la locandina del film

Più un crimine è crudele, più crudele è il film-vendetta che, nell’immaginario, dovrebbe raddrizzare i torti. Rapimento e uccisione di Baby Lindbergh ispirarono ad Agatha Christie Assassinio sull’Orient Express (Mondadori), che a sua volta ha originato i film di Sidney Lumet  e Kenneth Branagh, dove un nugolo di giustizieri si raduna su un vagone di lusso per scannare in concordia il rapitore assassino.

Scansare questo filone e puntare sul dramma della riduzione in schiavitù dei minorenni è la chiave scelta da Sound of Freedom – Il canto della libertà, scritto da Rod Barr e Alejandro Monteverde e diretto da quest’ultimo. Una produzione relativamente piccola, ma di grande successo oltreoceano la scorsa estate, per raccontare dell’agente dell’Fbi, Tim Ballard, vivente.
Oltre che regista, Monteverde è un filantropo che mette un po’ di se stesso nella vicenda. Co-produce il film Mel Gibson, partendo da reali vicende di maturi cittadini statunitensi – non sacerdoti, come nel Caso Spotlight di Tom McCarthy (2015) – sessualmente attratti da bambini rapiti in Honduras e Colombia.
La violenza è riferita, non rappresentata, tanto meno sovraccaricata. come invece accadeva nella Passione di Cristo, da Mel Gibson prodotto e diretto, e da Jim Caviezel interpretato.
Il ricorso a didascalie, una tecnica da film-tv, nuoce marginalmente a The Sound of Freedom, che si concentra, più che un dramma diffuso, sul rapimento di fratello e sorella non non adolescenti. Il fornitore dei pedofili è un mercante di schiavi, a sua volta schiavo delle droghe.
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La sceneggiatura tiene conto che a pensar male si fa forse peccato, ma raramente si sbaglia. Così continua a rassicurare il pubblico che l’investigatore, oltre  a non essere un giustiziere come i personaggi di Charles Bronson, non è nemmeno un pedofilo che si nega.
Tacitamente  garantiscono per lui moglie (Mira Sorvino) e prole, vasta come se ne vedevano nei film degli anni ’50. Sono loro che l’attendono nei prosperi Stati Uniti, durante le lunghe assenze, quando lui percorre città povere e giungle mal frequentate: la faccia triste dell’America.
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Sound of Freedom – Il canto della libertà di Alejandro Monteverde, con Jim Caviezel, Bill Camp, Mira Sorvino, 131′. Nelle sale il19 e il 20 febbraio.

Nicola Caricola

Nicola Caricola su Barbadillo.it

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