Le (deboli) critiche degli inglesi alla Meloni per il Piano Mattei

Oltremanica si evoca il colonialismo ma la politica verso Sud del governo italiano è improntata alla cooperazione

The Guardian sull’Italia

“Cosa c’è dietro l’iniziativa italiana per l’Africa? Gas, cinismo e un passato coloniale inespresso” A ridaje!! Così titola The Guardian, 5 febbraio 2024, nell’articolo di Jamie Mackay, scrittore e traduttore con sede a Firenze.
Nel testo: “Non molto tempo fa, Giorgia Meloni chiedeva il blocco navale lungo le coste africane e intratteneva i suoi milioni di sostenitori con teorie cospirative nazionaliste. Ora, a poco più di un anno dall’inizio del suo mandato, ha radicalmente “ripulito” il suo discorso. In un vertice a Roma, Meloni ha dichiarato che l’approccio “paternalistico” dell’Europa nei confronti dell’Africa era fallito. D’ora in poi, ha promesso, l’Italia persegue una cooperazione “reciprocamente vantaggiosa” “tra pari”, libera dalle “imposizioni predatorie” del passato.

Come gesto verso questo nuovo approccio, il governo ha stanziato più di 5,5 miliardi di euro (4,7 miliardi di sterline) per finanziare iniziative nel campo dell’energia, dell’istruzione, della sanità e dell’agricoltura in Africa. In cambio, Meloni spera che le nazioni africane adottino misure per contribuire a fermare gli attraversamenti irregolari di imbarcazioni in alcune parti del Mediterraneo, che lo scorso anno sono aumentati di circa il 50% rispetto al 2022.
Il governo ha definito il vertice “un grande successo” e “l’incontro più storico degli ultimi 200 anni”. La realtà, ovviamente, è più dura di quanto suggeriscano queste vanagloriose pubbliche relazioni. Né l’investimento proposto sembra particolarmente vantaggioso per l’Africa. Sebbene l’impegno dell’Italia a finanziare le scuole e gli impianti di depurazione dell’acqua sia positivo in linea di principio, non c’è nulla che suggerisca che una politica sostenibile sia sul tavolo. Più si esaminano i dettagli del “piano Mattei” della Meloni più diventa chiaro che la sua visione non è affatto quella di co-creare nuovi paradigmi per la cooperazione intercontinentale, ma aumentare l’influenza del governo italiano sulla politica estera dell’UE.

Portando 45 leader africani a Roma poco prima delle elezioni europee, Meloni mirava a dimostrare la capacità dell’Italia di garantire nuovi accordi non solo sulla migrazione ma anche sulle importazioni di energia. Il presidente della Commissione dell’Unione africana ha espresso alcune riserve particolarmente forti sulle proposte della Meloni, mettendola in guardia su “promesse che non possono essere mantenute” e ricordandole che gli africani non sono “mendicanti”. L’Italia sta dando all’Africa qualche spicciolo e si aspetta che i governi del continente accettino le sue proposte senza preoccuparsi troppo dei dettagli. Ti sembra “cooperazione tra pari”? Ovviamente no.
Dalla fine del XIX secolo alla metà del XX secolo, l’Italia ha commesso crimini orribili nelle attuali Etiopia, Eritrea, Libia e Somaliland, ma la conoscenza pubblica di questa storia rimane scarsa. In questo momento, migliaia di africani lavorano in condizioni di schiavitù, raccogliendo frutta e verdura in Italia per salari incredibilmente bassi. Chiedono da decenni di avere voce in capitolo, ma le loro richieste vengono ignorate.
La presunzione di Meloni secondo cui il colonialismo può essere risolto con un clic di un dito è una fantasia condiscendente e in definitiva razzista”.
C’è da chiedersi se meritiamo le sculacciate del giornalista. E non intendiamo contestare la nostra criminale colonizzazione in terra d’Africa, -del resto da qualcuno abbiamo pure imparato, i maestri in terra inglese in questa pratica abbondano.- Le sue affermazioni andrebbero comunque verificate alla luce di quella Realpolitik un tempo così in voga. La “scolara” Giorgia Meloni pratica una politica pro domo sua. Ma senti! E gli Albionici cosa continuano a fare sotto mendaci vesti di difensori di freedom and democracy a casa d’altri? I loro giornali recensiscono libri sui “benefici” del loro colonialismo e un tentativo nemmeno tanto strisciante di legittimarlo è in atto. Il dentino avvelenato di mezzo mondo contro Union Jack morde. Lo sa bene il loro volenteroso monarca che è andato in giro per l’Africa a chiedere scusa, senza troppo successo. Ma non andiamo fuori dal seminato. Il fatto è un altro. Quando si parla dell’Italia, e solo dell’Italia gli Inglesi vanno in confusione, inforcano occhiali da miope e scrivono. Opportunisti, doppiogiochisti, ora fascistoidi, infidi, questo siamo per loro. Se noi diamo “qualche spicciolo” all’Africa gli Inglesi cosa stanno facendo per risarcire i Mau Mau kenioti (qualche soldo lo hanno dato pure loro, perché smascherati e costretti, per risarcire un popolo seviziato.) Il pulpito da cui proviene il predicozzo non è quindi dei più consoni. L’elenco di paesi in cui Union Jack ha siglato la sua presenza con soprusi, morte e sfruttamento è interminabile. Ma UK ci impartisce lezioni. Consigliamo al giornalista di consultare Machiavelli e Guicciardini, oppure “The Italians”, di Luigi Barzini, alla portata di tutti, così capirà qualcosa del nostro way to be.

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Lorenzo Ferrara

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