Segnalibro. Quattro dublinesi sanguigni che sconvolsero la letteratura inglese

Odoya pubblica il libro di Richard Ellmann sui rapporti fra Oscar Wilde, Samuel Beckett, William Butler Yeats e James Joyce

QUATTRO DUBLINESI

Tuttora, al liceo, autori come James Joyce, William Butler Yeats, Oscar Wilde, Samuel Beckett e altri sono ricompresi nell’ambito della letteratura inglese e l’uso della lingua di Albione lo spiega. Ma l’anima, il temperamento, le posizioni politiche sulla questione irlandese, l’ironia e la creatività – sebbene in diversa misura in ognuno di loro – mostrano la loro appartenenza all’irlanda. Non solo. Avendo vissuto più o meno negli stessi anni si sono conosciuti e frequentati, hanno scambiato le proprie idee e hanno influito anche nella produzione letteraria di altri scrittori. Una formazione differente emerge nel libro edito da Odoya, Quattro dublinesi, che offre un quadro interessante e inedito perché l’autore, Richard Ellmann, docente di Letteratura inglese a Oxford (fra il 1970 e il 1984) non parla solo delle loro opere (tre di loro furono Premi Nobel per la letteratura) ma affronta l’intreccio di rapporti, scambi di idee e influenza nella letteratura del tempo.

Ellmann ha effettuato un profondo lavoro di scavo per mettere a fuoco le quattro diverse personalità, la loro visione del tempo in cui hanno vissuto e per raccogliere aneddoti, fatti, luoghi, temi affrontati nelle loro lunghe chiaccherate, talvolta amichevoli talaltra tese, sull’arte, la letteratura, la politica. Ellmann, primo statunitense ad essere ammesso a insegnare Letteratura inglese a Oxford, tenne molte lezioni su questi autori e scrisse le biografie di ognuno di loro. Tanto che questo libro mette assieme vicende non comprese nelle biografie, che servivano a illuminare il rapporto fra i quattro. Un collegamento che altrimenti non sarebbe stato messo a fuoco da nessun altro nell’ambito della storia della letteratura irlandese.

L’amore di Oscar Wilde per il paradosso, secondo Ellmann, deriva dalla sua conclamata bisessualità sommata alle tentazioni per il cattolicesimo e per la massoneria. Tentazioni differenti e contraddittorie che spiegano però il carattere dell’uomo oltre che dello scrittore. Del resto lo sforzo di Ellmann è anche nel definire e descrivere il comportamento dei quattro letterati e fotografare l’uomo oltre che lo scrittore. Fra loro ci fu stima, talvolta amicizia, anche la conoscenza come un caso: Yeats conobbe Wilde perché a diciott’anni ascoltò una sua conferenza e rimase fulminato dal suo eloquio. Secondo Ellmann, Yeats si sottopose a un intervento chirurgico per riacquistare la virilità e da questa nuova, felice condizione gli derivò anche una grande creatività. James Joyce – fa sapere Ellmann – riteneva che c’era uno stretto collegamento fra realtà e narrazione, imprescindibile al punto che chiedeva alla moglie Nora di tradirlo “per avere qualcosa da scrivere”.

Insomma, questi autori irlandesi provenienti da Dublino chiarivano i propri presupposti culturali e letterari magari per contraddirli subito dopo, e oscillavano fra arte e antiarte, piacere e rinuncia. E’ evidente che emerge da questi ritratti un comune spirito irlandese, individualista, vitale, sanguigno e pronto allo scontro e alla tenzone letteraria e culturale.

*Richard Ellmann, Quattro dublinesi, Odoya ed., pagg. 148, euro 15,00 (www.odoya.it)

 

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

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