Libri. “Lui è tornato” di Vernes: il ritorno surreale di Adolf nella Berlino del 2011

vermesTimur Vernes è uno storico tedesco di origini ungheresi. In Germania il suo ultimo lavoro – “Lui è tornato”, – è divenuto in pochissime settimane un fenomeno editoriale con più di 600mila copie vendute. E’ in via di traduzione in 25 lingue e in Italia è uscito a maggio di quest’anno, edito da Bompiani. Difficile non notare in questi giorni l’inconfondibile profilo di copertina in evidenza sugli scaffali delle nostre principali librerie. Il libro, come rivela magistralmente il disegno che lo annuncia, ha come protagonista nientemeno che Adolf Hitler, inspiegabilmente risvegliatosi ai giorni nostri. L’espediente letterario è semplice: Hitler si trova catapultato nella Berlino del 2011, senza alcuna spiegazione.

E’ estate, il Fuhrer del Reich si risveglia su una panchina in un parco di periferia. La sua uniforme puzza di benzina e lui, spaesato e confuso, cerca tracce della sua Eva e del suo fidato braccio destro Martin Bormann. Sbeffeggiato da alcuni ragazzini che giocano a calcio nei paraggi, si rende conto che tutto l’apparato del Reich è scomparso. Cerca di capirci qualcosa in più da un foglio di carta lasciato da qualcuno sulla panchina, che assomiglia vagamente a un giornale, dalla stampa un po’ troppo vistosa: il MediaWorld – “Nonostante i miei sforzi, non riuscivo a ricordare di aver autorizzato una simile pubblicazione – non l’avrei mai autorizzata”.

Ma il Fuhrer di Vermes, proprio come l’originale che immaginiamo, non si dà per vinto e rapidamente cerca la strada per farsi spazio in questi tempi così bizzarri, nei quali addirittura la sua Germania viaggia sotto l’egida di una cancelliera donna, una signora tracagnotta che “infonde lo stesso ottimismo di un salice piangente”. Scambiato da tutti per un abilissimo comico, il nuovo Hitler – che non fa altro che interpretare se stesso per tutto il libro – diventa prima un imitatore in tv e poi un fenomeno virale su YouTube, fino a dilagare nel merchandising e sui billboard pubblicitari. Una rapida, esilarante opera di reinserimento nella vita ordinaria, con tutte le difficoltà e gli episodi buffi che un viaggio nel tempo comporta.

L’originale esercizio di fantasia dell’autore ha l’incredibile forza di portare il lettore dalla parte del simpatico, intelligente e determinato protagonista, nonostante egli sia il peggior incubo dell’umanità, il coacervo di tutti i mali di ogni tempo. E lo fa senza evadere da quello che potrebbe tranquillamente essere il vero modo di pensare di Adolf Hitler. Nessuna traccia di apologia del nazismo nella narrazione – sia chiaro – ma fino alle note di chiusura, neppure il contrario.

Ci si chiede come sia potuto accadere che nel 2013 un libro in cui Hitler interpreta un personaggio goffo, ma tutto sommato positivo, sia diventato un best seller in un paese così ossessionato dal senso di colpa per il nazional-socialismo. L’autore, infatti, si trova costretto a fare i conti con alcuni aspetti non negativi dell’Hitler reale, dalla sua logica, alla sua capacità di analisi, a una visione grandiosa del mondo, il suo carisma, la capacità di trascinare le masse e persino il suo essere un uomo rigorosamente vegetariano, addirittura sensibile alla neve, e con un’incrollabile lungimirante fede nelle energie rinnovabili e nell’ecologia.

E allora?

Allora, secondo alcuni, con “Lui è tornato” si apre una nuova frontiera dell’anti-fascismo. Si passa da una fase di demonizzazione del fascismo pericoloso perché banale (e dunque appetibile per le masse) – per dirla alla Hannah Arendt, a un’inversione di prospettiva, un completo ribaltamento dei presupposti: non è più il fascismo pericoloso in sé, ma è la massa a divenire pericolosa perché “idiota” (e rimbambita dai social network e dalle trasmissioni tv di nuova generazione). Tanto idiota, da non riuscire a distinguere neppure un comico da un dittatore.

Romanzo estivo o nuova frontiera dell’antifascismo? Di certo c’è solo che si tratta di un’idea molto intelligente, ben scritta. E che, seppure del nostro Lui non v’è traccia alcuna, sta di fatto che il nazismo resta uno dei pochissimi prodotti che in settant’anni non ha ancora conosciuto flessioni di vendite o cali notorietà – di awareness, come direbbero i pubblicitari. La svastica, insomma, come dice l’edicolante, vende più del porno.

*Lui è tornato di Timur Vernes (Bompiani, euro 18,50)

Giuseppe Salinari

Giuseppe Salinari su Barbadillo.it

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