Marsh, il pioniere dell’ambientalismo inviato da Lincoln nel Regno d’Italia

L'opera determinante scritta a Torino da un diplomatico statunitense, seguace di Alexander von Humboldt

George Perkins Marsh

Venerdì 19 aprile a palazzo Tosio, sede dell’Ateneo di Brescia – Accademia di Scienze Lettere ed Arti, Fabienne Charlotte Vallino, ordinario di Geografia politica ed economica, ha presentato Salvaguardare la Natura, rispettare gli Animali, proteggere l’Ambiente, difendere la Terra. I Pionieri del pensiero del nostro tempo (ETS, pp. 421, euro 35). 

Per cortese concessione dell’autrice e dell’editore, pubblichiamo questa introduzione al libro.  


Primo giorno di dicembre 1863. George Perkins Marsh, inviato straordinario del presidente Abraham Lincoln nel neonato Regno d’Italia, termina la prefazione del libro cui da anni lavora… Il manoscritto sta per essere stampato a New York City.  Marsh propone il titolo Man the Disturber. Charles Scribner, l’editore, teme che i lettori non lo comprendano e quindi che il libro sia un insuccesso. Così Marsh si adegua e il titolo diventa: Man and Nature; or Physical Geography as Modified by Human Action

Marsh era giunto a Torino il 7 giugno 1861 (data del funerale del conte di Cavour). Aveva fama di sincero amico del Risorgimento e di uomo tra i più colti degli Stati Uniti, di capace giurista, di politico dotato di inflessibile integrità, di valente diplomatico noto per la lealtà della sua parola e per la sua profonda umanità (in precedenza era stato ministro residente a Costantinopoli). Gli Italiani presenti negli Stati Uniti ne avevano caldeggiato la nomina, anche per  la grande considerazione per lui dei rifugiati dei moti rivoluzionari del 1848.

Marsh, per primo, esaminò gli effetti delle azioni umane sulla natura, indagandoli ovunque; incitò i governanti a restaurare i territori degradati dallo sfruttamento; fondò l’idea di salvaguardia della natura, che stimolò sia il primo Conservation Movement statunitense, sia il successivo Environmental Movement internazionale. Infine, egli è stato l’ispiratore del concetto che oggi indichiamo come sviluppo sostenibile.

Marsh conosceva e seguiva la teoria di Alexander von Humboldt sulla natura come insieme unitario, in cui le componenti organiche e inorganiche sono collegate da serie di interrelazioni. Inoltre, nel suo essere un cristiano praticante, Marsh riteneva che l’uomo avesse l’obbligo di rispettare la creazione e di custodirla. Egli considerava l’uomo un abitante della Terra, non un essere superiore, con facoltà di distruggere quanto esiste sulla sua superficie.

A capo della Legazione statunitense, Marsh seguirà gli spostamenti della capitale del Regno d’Italia, da Torino, a Firenze, a Roma e – nei suoi 21 anni di servizio – sarà partecipe degli eventi storico-politici nel nostro Paese,  che amò moltissimo. Creò un legame di solida fiducia tra gli Stati Uniti e l’Italia e fu apprezzato e stimato dagli Italiani. Lo si nota anche dagli articoli sulla sua morte, nel luglio 1882. 

  

Marsh era nato il 15 Marzo 1801 nel Vermont orientale, a Woodstock, un piccolo insediamento attorniato di corone di rilievi allora avvolti da foreste dominate dalle conifere. Crebbe in un ambiente culturalmente elevato. Intanto il Vermont stava perdendo la propria fisionomia. La deforestazione avanzava sotto i suoi occhi. Marsh ne derivò due sue concezioni fondamentali: quella dell’uomo come devastatore della natura e quella della limitatezza dei beni della natura a disposizione dell’umanità. Quelle precoci esperienze avrebbero ispirato in lui la teoria di salvaguardia della natura in chiave pubblica, politica e legislativa, per la quale oggi è una figura di pioniere del pensiero contemporaneo.   

Quando Marsh scrisse Man and Nature; or Physical Geography as Modified by Human Action aveva alle spalle decenni di esperienze: oltre a verificare di persona le conseguenze delle deforestazioni nel nord degli Stati Uniti, nei suoi viaggi aveva raccolto dati sul degrado della natura nelle terre del Vicino e Medio Oriente, come pure sul suo impoverimento in diverse regioni in Europa e in Italia. Nel suo libro, Marsh aveva riunito constatazioni personali a informazioni di altri studiosi su ulteriori parti del mondo, concludendone che l’essere umano “disturbava” la natura ed era una “forza distruttiva” sulla superficie terrestre. 

Marsh mirava alla difesa della natura e, insieme, intendeva chiarire che la vita dell’uomo dipendeva proprio dal buono stato della natura. Volontà di salvaguardia e preoccupazione per il futuro convivevano in lui. Marsh analizzava l’azione umana come una forza che produceva impatti negativi, non solo in tempi brevi, ma soprattutto su tempi lunghi, non verificabili da una sola generazione. L’azione umana determinava conseguenze molto estese e non contenibili. Sono questioni note oggi, ma non lo erano al tempo di Marsh (val la pena ricordare che negli anni in cui egli scriveva il suo libro, il termine ecologia non era stato ancora coniato).

Lo scopo più vero di Marsh era diffondere conoscenze e consapevolezza, per spingere l’essere umano ad agire con prudenza e senso di cura verso la natura. A questo scopo morale egli ne univa uno politico: convincere i governi a promuovere leggi per tutelare la natura e restaurarla nelle regioni degradate.

Fabienne Charlotte Vallino

Fabienne Charlotte Vallino su Barbadillo.it

Exit mobile version