Segnalibro. Una lunga e spietata guerra civile, la “Rivoluzione francese”

Sull'avvenimento storico Oaks pubblica due libri originali, di Hilaire Belloc e Daniel Halévy, con inedite visioni del fenomeno

La rivoluzione francese di Hilaire Belloc

La Rivoluzione francese è, nella storia mondiale, un momento di grandi sconvolgimenti epocali e uno spartiacque fra l’ancien régime e la modernità. Si può dire, approssimativamente, che questo fenomeno è durato fino al 1799 con momenti scanditi da estrema violenza e rivolgimenti vari che hanno cancellato alcuni aspetti della società francese e introdotto nuovi criteri ideologici, politici e sociali che si sono estesi, poi, a tutto l’Occidente. Quindi, non è stata importante solo la Rivoluzione del 1789 e il periodo del Terrore del 1793-94 ma anche i successivi accadimenti europei a seguito delle guerre rivoluzionarie francesi e napoleoniche.

Di libri sulla Rivoluzione francese ne esistono a centinaia e tuttora la ricerca prosegue, tanto che alla Sorbona è stata istituita una cattedra su quel fenomeno storico, a lungo retta dal celebre docente Albert Soboul.

Adesso la casa editrice Oaks ha pubblicato due volumi importanti per comprendere alcuni aspetti del fenomeno, uno di Daniel Halévy (1872-1962), Appunti sulla lunga Rivoluzione francese e l’altro di Hilaire Belloc (1870-1953), La Rivoluzione francese. Due libri pubblicati per la prima volta nel 1939 e del 1933 che tuttora si distinguono per lo stile e l’impostazione della lettura di un fenomeno non semplice da spiegare e interpretare.

Hilaire Belloc, scrittore e filosofo francese naturalizzato britannico, nella prefazione fa chiarezza sull’approccio alla Rivoluzione francese sottolineando che la sua opera non propone una nuova interpretazione ma illustra una storia delle idee. Sulla base di queste dimostra anche, come un cattolico praticante, quale lui era, potesse apprezzare le idee della Rivoluzione francese. Posizione contraddittoria, si dirà, visto che la Chiesa condanna la Rivoluzione francese e i suoi ideali. Belloc apprezza la forma repubblicana anche se nel libro non manca di sottolinearne, talvolta, i limiti. Lo fa sostenendo che l’ideologia della Rivoluzione, basata soprattutto sugli scritti di Rousseau, relativi alla libertà, al contratto sociale, all’uguaglianza, a un nuovo concetto di giustizia, ecc. può essere apprezzata anche dai cattolici. Certo, sembrano strane queste affermazioni di un cattolico se si pensa che Dio non era riconosciuto in Francia e la Chiesa, ormai mondanizzata quando non corrotta, fu attaccata e spogliata dei suoi beni. Non solo: nel libro pure non mancano i riferimenti all’olocausto della Vandea, alle esecuzioni dei prelati, alle azioni barbare. Un pregio non secondario del libro è l’analisi della storia militare della Rivoluzione. Tutto spiegato con una scrittura e interpretazioni stimolanti anche se non sempre convincenti. Ma Belloc è comunque un grande scrittore e polemista…

Libro di tutt’altro genere quello dello storico francese Daniel Halévy che offre una lettura inedita della realtà storica di quegli anni. Halévy scrive il testo appositamente per il terzo ciquantenario della Rivoluzione e il libro esce il 5 luglio del 1939. Si intitola Histoire d’une histoire dove analizza le idee politiche e, per la prima volta, definisce protagonista della storia la massa. Analizza gli aspetti psicologici – sulla scorta degli insegnamenti di Gustave Le Bon – oltre che sociali, sostenendo la necessità di “restaurare la Francia”. Halévy ritiene che la crisi del 1789 abbia comportato un processo di disgregazione della identità francese. Del resto, fino al 1820 il ricordo delle vittime delle guerre e della dittatura napoleoniche è vivo e l’opinione pubblica pensa di dover ricostruire la Francia. Nel 1823 la Rivoluzione è interpretata da Adolphe Thiers, ex presidente della repubblica francese, e da Alexis Mignet, storico e consigliere di Stato, in due periodi: i fatti del 1789 e l’Assemblea Costitutente da un lato e, dall’altro, la Convenzione del 1793 che scatena il Terrore.

Non solo: con la Rivoluzione di luglio del 1830 si afferma l’interpretazione socialista della Rivoluzione e la dittatura di Napoleone viene idealizzata. Il popolo finisce per ammirare il 1789 borghese e francese insieme con il 1848 rivoluzionario e universalista. L’immagine della Rivoluzione, quindi, è messa a fuoco un po’ per volta, nel corso dei decenni.

Dato di rilievo, posto in evidenza da Francesco Ingravalle nella prefazione, riprendendo analisi e idee di Halévy, che “i totalitarismi germinano dalla Rivoluzione francese, tanto quanto il liberalismo”. Del resto, le idee-forza emerse, sono per Halévy, “il comunismo e il fascismo (tedesco e italiano)” e chiosa: “C’è nel comunismo o nel fascismo qualche cosa di assolutamente incompatibile con la nostra civilizzazione. Per parte mia rifiuto formalmente di accettarne i principii”. La motivazione principale? Halévy era un conservatore, di quelli borghesi, che ammiravano i notabili, di quelli che credevano che fossero loro stessi la garanzia di libertà.

Hilaire Belloc, La Rivoluzione francese, Oaks ed., pagg. 210, euro 18,00

Daniel Halévy, Appunti sulla lunga Rivoluzione francese, Oaks ed., pagg. 201, euro 18,00; (prefazione di Francesco Ingravalle)

Manlio Triggiani

 

Manlio Triggiani

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