La retorica anti-chador persiano e l’Occidente che dimentica il sacro

Per la donna islamica il velo è simbolo di sacralizzazione, concetto in disuso presso la civiltà dei Brits e nelle contrade nostrane in genere

Donne iraniane con Hijab colorati

“Scusi, come ha detto?”.
“Ho detto: se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Il chador è per le donne giovani e perbene”.
“Grazie, signor Khomeini. Lei è molto educato, un vero gentiluomo. La accontento. Me lo tolgo adesso questo stupido cencio da medioevo”
. Era il 7 ottobre 1979 quando comparve l’intervista di Oriana Fallaci all‘Ayatollah Ruhollah Khomeini.

Tre anni prima bazzicavo per Teheran, sulla via per l’India, c’era ancora lo Scià di Persia avvitato al trono. Per via, bellezze in minigonne e in bikini ai bordi della piscina e figure velate, affascinanti e misteriose. Tutto doveva ancora succedere. E tutto accadde, con riflessi cospicui nell’oggi.

Eventi all’apparenza estranei trovano ipotesi di spiegazione se si collegano alcuni temi come: il velo islamico, i costumi femminili, il petrolio, l’ingerenza UK-USA, la ricchezza dello scià di Persia e la protesta contro il regime degli ayatollah delle donne iraniane, da mosaico-cem.it, 29 marzo 2024.
Tiziano Terzani all’amica e collega Oriana Fallaci: “Il
grande interesse per l’Afghanistan, cara Oriana, è legato al fatto d’essere il passaggio obbligato di qualsiasi conduttura intesa a portare le immense risorse di metano e petrolio dell’Asia Centrale verso il Pakistan, l’India e da lì nei paesi del Sud Est Asiatico. Il tutto senza dover passare dall’Iran. Ancora nel 1997, due delegazioni degli “orribili” talebani sono state ricevute a Washington (anche al Dipartimento di Stato) per trattare della faccenda. Una grande azienda petrolifera americana, la Unocal, si è impegnata col Turkmenistan a costruire l’oleodotto attraverso l’Afghanistan.” (Era il 2001). Le speranze di accordo di Terzani sono andate perdute, per la seconda volta, eloquenti le immagini di morte che nel 2021 i media occidentali trasmettevano da Kabul, durante il penoso ritiro dell’America, dopo vent’anni di vana occupazione.

Tornando al velo. La “pasionaria” Oriana Fallaci aveva ragione di considerare il chador stupido cencio medievale? Anticipando così il parere di Boris Johnson il quale si chiedeva:  “Ma a che serve il velo?” Nel 2018, criticando il burqa, Johnson, affermava che è “assolutamente ridicolo” vedere donne in giro conciate come “rapinatori di banche” o “cassette delle lettere.”

L’incauto probabilmente ignorava di offendere la donna islamica per la quale il velo è simbolo di sacralizzazione, concetto in disuso presso la civiltà dei Brits e nelle contrade nostrane in genere. La nostra donna “liberata” forse spaventa gli iraniani, ne temono gli eccessi, il corpo esibito, la provocazione, la libertà sessuale. Oggi figlie e nipoti delle donne “liberate”, intraviste a Teheran nel 1976, allora protette dal regime occidentalizzato dello Scià, (1) scuotono il regime alle fondamenta, affrontando apertamente la polizia politica religiosa. Agli iraniani la nostra donna super emancipata incute timore, disorienta, non ne sono signori e padroni e poi “non è seria.” Gambe, fianchi e ammiccamenti di Taylor Swift, ad esempio, scompigliano loro il sangue. Ma non c’è in ballo solo la donna. Bensi’ introiti giganteschi (quelli anglo statunitensi maturati a Teheran durante il regime dello Scià). Infatti la virulenza della rivoluzione khomeinista non riguardava solo la donna e il velo, ma il nuovo vivere e montagne di denaro. da Il faro sul mondo.it, Yahya Sorbello, 19/08/2023: “Solo nel 2013, la Cia ha ammesso di aver organizzato il colpo di Stato in Iran del 1953,  progettato dai vertici degli Stati Uniti, come parte dei piani di politica estera Usa.
Il parlamento iraniano ha chiesto agli Stati Uniti di risarcire l’Iran per i danni provocati dal colpo di stato che portò al potere lo Scià filo-americano Reza Pahlavi e ha approvato una legge per chiedere un risarcimento agli Stati Uniti per danni spirituali e materiali”. Il resto è sotto gli occhi preoccupati di tutti.

Opportuno sottolineare ancora la funzione simbolo del velo, utilizzato dalle donne iraniane per dire la loro, ieri e oggi:

  1. (1)Wikipedia.org: Il sistema politico dello Scià era comunque vessatorio, obbligando il Paese a un’occidentalizzazione in qualche modo forzata dove la maggioranza degli iraniani si sentiva comunque non rappresentata. Molte furono le donne che si ribellarono, opponendo una forma di resistenza passiva: cambiarono così, in segno di protesta, il loro modo di abbigliarsi occidentale ed indossarono un mantello lungo e largo che copriva tutto il corpo, avvolgendo poi la testa in un grande foulard.

Quando esplose la rivolta di popolo, ispirata dall’ayatollah Rūḥollāh Khomeynī, le donne di ogni estrazione sociale sfilarono in prima fila opponendosi al regime dello Scià, a volte utilizzando proprio lo chador come metafora della ribellione. Questo fu utilizzato dal nascente regime islamico come simbolo di legittimizzazione del proprio potere.”
Davvero bizzarro il mondo: velo anti Scià ieri, velo anti ayatollah oggi.

Lorenzo Ferrara

Lorenzo Ferrara su Barbadillo.it

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