Segnalibro. La chiamano “comunicazione” ma è solo propaganda della “cultura” woke

La società progressista mette a punto le strategie per realizzare un solo grande gulag mentale. Il difficile destino degli europei

La società della propaganda

Una volta si chiamava propaganda e, fra coloro che ne hanno fatto uso si annoverano Giulio Cesare con il De bello gallico, Svetonio con le Vite dei Cesari, Augusto con le sue opere e l’affidamento a Virgilio di un poema mitologico che raccontasse la nascita di Roma e i suoi valori (l’Eneide); poi il Vaticano, nel Seicento, con la nascita della Propaganda Fide (nome cambiato nel 1967 da Paolo VI per opportunità linguistiche…) e via via fino al dottor Josef Goebbels, maestro della propaganda nazionalsocialista.

Adesso, nella società postmoderna, la propaganda è considerata prassi utilizzata dai regimi totalitari per il lavaggio del cervello dei popoli. Dagli inizi del Novecento le democrazie, che fanno ampio uso delle stesse strategie ma con tecniche molto più sofisticate, hanno cominciato la battaglia della “persuasione di massa” non citando la propaganda, termine ormai da tempo desueto, svalutato e negativo nell’accezione generale, ma la “comunicazione”. Espressione più neutra, più soft, come dicono gli inglesi, e sembra meno invasiva.

Jean-Yves Le Gallou ha messo a punto, in un suo recente studio, la pervasività della “comunicazione” progressista che altro non è che propaganda dei valori della globalizzazione, della società multirazziale, della cultura woke, del “politicamente corretto”, del materialismo.

Il libro si intitola La società della propaganda. Piccolo manuale di resistenza al gulag mentale ed è edito da Passaggio al bosco. Jean-Yves Le Gallou è stato alto funzionario dell’Amministrazione francese, ex studente dell’Ena, la maggior scuola francese della Pubblica amministrazione, uomo politico nel consiglio regionale dell’Ile de France e nel Parlamento europeo, presidente della Fondazione Polémia e cofondatore dell’Institut Iliade, famoso per alcuni libri di successo fra cui La Préference nationale. Ora dimostra, in questo libro agile ed efficace, come la società postmoderna e progressista, basata sui valori descritti, si rafforzi e garantisca il proprio equilibrio con una propaganda diffusa e costante: dai telegiornali alla pubblicità, dalle serie tv ai film, ai videogiochi, ai programmi scolastici e sportivi fino alle prescrizioni ministeriali sulla didattica e sull’istruzione. La società postmoderna, insomma, non lascia spazio al libero convincimento e su ogni tema impone, in maniera martellante, la propria visione investendo tutti gli aspetti della vita. Questa propaganda costante e continua spacciata per “comunicazione” è uno stratagemma di controllo sociale, di “educazione” dei più giovani e d’imposizione d’un comportamento socialee di un lessico apposito. Lo scopo ultimo è che tutti debbano alla fine pensare allo stesso modo. La tecnica è sempre la stessa: una buona strategia pubblicitaria consente a una grossa azienda di ampliare il proprio mercato, senza il quale non ci sarebbe margine di crescita per il capitalismo che si avvale di un’economia di scala, e neanche la possibilità di far accedere ai propri servizi un numero maggiore di persone. Con le stesse strategie è possibile giustificare e “spiegare” una guerra giusta. E’ la propaganda che assicura una struttura coesa a una società fatta non da persone con una identità comune ma da gente, specie nella società multirazziale, di varie etnie, culture, religioni, abitudini. Lo scopo ultimo e pervasivo resta la cancellazione delle identità, della cultura, spingendo l’opinione pubblica ad accettare e soddisfare gli interessi di lobby varie: di volta in volta, sessuali, razziali, religiose, commerciali, finanziarie e così via.

Insomma, questo manuale di Le Gallou non solo spiega queste dinamiche ma offre punti di riferimento per una resistenza attiva al “gulag mentale” del progressismo.

Jean-Yves Le Gallou, La società della propaganda. Piccolo manuale di resistenza al gulag mentale, Passaggio al bosco ed., pagg. 126, euro 10,00, trad. Fabrizio Rinaldini (ordini: passaggioalbosco.com)

 

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

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