La guerra, l’immobilismo Ue e le (possibili) novità con Trump

Continua la corsa agli armamenti, continuano le pressioni su paesi come il nostro che tardano ad incrementare fino al 2% del PIL le spese per gli armamenti, continua il sostegno alla stremata Ucraina

Risiko Europa

L’altra mattina ho ascoltato su “Omnibus”, talk showpolitico de La 7, gli interventi di Paolo Cento e di Stefano Fassina. Non è la prima volta che mi trovo d’accordo su quanto hanno detto i due citati esponenti della sinistra: mi succede spesso anche quando interviene Marco Rizzo, ad esempio. Aldilà del residuo ciarpame vetero comunista, vedo confermata ogni volta quella che Luca Ricolfi definiva “la mutazione” (titolo di un suo recente saggio), per definire la migrazione delle idee di sinistra verso destra, e viceversa. Già trent’anni fa Giorgio Gaber ironizzava su “cos’è la destra, cos’è la sinistra”, ma oggi la confusione è totale, e il povero elettore che si ostina ad andare alle urne (non solo in Italia) è costretto a inventarsi un suo personale palinsesto, soppesando gli argomenti più scottanti e le relative proposte di quella o quell’altra parte politica, per decidere a chi dare il suo voto.

Oggi sono molte le questioni sul tappeto, ma quella che assume un’importanza fondamentale per i nostri destini è la prona adesione degli alleati europei – Italia inclusa, ahiméai diktat della Nato.  Continua la corsa agli armamenti, continuano le pressioni su paesi come il nostro che tardano ad incrementare fino al 2% del PIL le spese per gli armamenti, continua il sostegno alla stremata Ucraina, che ha gettato e sta gettando nella fornace della guerra intere generazioni di giovani. Continua anche la cecità di un “Occidente” – ormai un’ideologia, più che una realtà geografica – che non vuole accettare l’idea del progressivo isolamento nel quale si sta cacciando: tre quarti del pianeta – non solo il Brics! – lo guarda con diffidenza quando non con ostilità; del resto, le stesse giovani generazioni assecondano questa tendenza autolesionistica, rigettando la cultura e la storia di questo Occidente (ma forse non tutti gli agi di cui fino ad oggi hanno fruito).

Su questa linea, l’Unione Europea sceglie nella sua “nuova” governance personaggi come la von der Leyen, responsabile dell’inettitudine e dell’assenza dell’Europa dalla scena internazionale in questi anni, e la Kallas, ayatollah estone della religione antirussa. Come sempre, il corpaccione della maggioranza – tanto elettorale quanto istituzionale – si aggrappa al mantenimento dello status quo, autentica degenerazione dello spirito conservatore, malgrado i segnali contrari lanciati da milioni di elettori nelle ultime elezioni continentali. Temiamo davvero che i cavalli dei cosacchi vengano ad abbeverarsi alle fontane di Roma? Ma se oggi le ultime difese del cristianesimo vengono, con le inevitabili differenze, da un Papa latinoamericano e dalla Chiesa Ortodossa…

E cosa faremo con la Cina, non dico se e quando dovesse invadere Formosa, ma semplicemente nel suo ruolo imperiale e neocoloniale in Africa e in Sudamerica, anche qui nel silenzio e nella stupida acquiescenza, se non nella masochistica politica economica e pseudo ambientalista dell’Unione?

Siamo soltanto incapaci di perseguire la via diplomatica o stiamo attuando un progetto che farà gli interessi di centri di potere sovranazionali e irresponsabili, capaci di condizionare i mass media? Intanto, continuiamo a organizzare cordoni sanitari come in Francia – ma anche in Germania con l’Afd – per evitare che la politica del cambiamento possa essere messa alla prova dei fatti; e non potendolo fare negli Usa con Trump e i suoi, a suo danno si diffonde il virus della paura del “fascismo”, che albergherebbe al Cremlino e – Dio non voglia! – domani perfino alla Casa Bianca, per tacere della Francia e dell’ex Germania dell’Est.

Eppure, proprio da Trump può venire la svolta che porterebbe alla pace in Ucraina, ponendo uno stop alla corsa agli armamenti, (nella quale è coinvolto perfino un paese come il nostro, con le pezze al sedere) e avviando una decisa iniziativa diplomatica, col recupero di un ruolo “forte” degli USA.

Concludendo col pericolo fascista, stavolta in Italia: ma cosa c’è del fascismo nel governo Meloni? Vogliamo prendere sul serio le braccia alzate di Acca Larenzia e le battutacce di giovani abbandonati a se stessi? Questa destra che gli avversari vorrebbero ridotta a una “Democrazia Cristiana 2”, ma priva della finezza politica e degli attributi di alcuni suoi grandi leader e alleati come Craxi è già inoffensiva, anche se fatica ad abbracciare del tutto la causa antifascista. Vuoi vedere che per salvare l’Europa – non l’Unione Europea – dobbiamo sperare non nelle vecchie zie, ma nel vecchio zio Donald? Lo so, siamo messi male, ma non vedo altro all’orizzonte.

Giuseppe Del Ninno

Giuseppe Del Ninno su Barbadillo.it

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