Arriva “Sarco”, il sarcofago tecnologico per suicidarsi in modo soft

La Svizzera, prima in Europa, introdurrà una macchina per l'eutanasia facile

Secondo i giornali svizzeri, la capsula Sarco, che sta per sarcofago, questa estate, se non già questo luglio, sbarcherà in Europa, a partire da uno dei paesi ora più permissivi in fatto di eutanasia e suicidio assistito: la Svizzera.

In ogni caso mercoledì 18 luglio è stata presentata a Zurigo da Last Resort (l’ultima risorsa), una «nuova associazione di aiuto al suicidio». Il Corriere del Ticino parla di una «presunta imminente prima utilizzazione nella Confederazione». La quale però sarebbe tenuta segreta dai responsabili per «motivi di pietà» o forse per evitare le immancabili critiche ad un pazzesco marchingegno della morte.

Si tratta, come la definisce Simon Hehli sulla Neue Zürcher Zeitung (Nzz), della «Tesla del suicidio assistito», ideata dal «controverso attivista Philip Nitschke». Un aggeggio tecnologico fabbricato proprio con lo scopo di permettere il suicidio fai da te in modo facile, indolore, non burocratico ed ecologico.

Philip Nitschke (1947) l’inventore di Sarco è un medico australiano che da moltissimi anni, più che curare e salvare vite, ha deciso di «aiutare» chi vuole farla finita. Oltre ad assistere le persone che scelgono di partire per sempre, ha fondato e dirige Exit international, una delle più attive lobby pro (dolce) morte del pianeta, che cerca di far evolvere le leggi nel senso della «liberazione dalla vita».

Ha espresso le sue idee in un libro del 2005 dal titolo piuttosto allusivo «Killing Me Softly. Voluntary Euthanasia and the Road to the Peaceful Pill» ovvero «Uccidermi dolcemente. L’eutanasia volontaria e la strada verso la pillola della pace». (Una novella Mary Poppins canterebbe così: basta un poco di propaganda e la pillola va giù…). Il libro gli ha causato noie con le autorità australiane e con le organizzazioni dei medici, quindi Nitschke ha «bruciato pubblicamente la sua licenza per esercitare la professione medica ed è emigrato nei Paesi Bassi». Portando nella vecchia Europa i suoi avanzatissimi deliri.

«Negli anni ’90» continua la Nzz, il medico «Nitschke ha aiutato quattro pazienti terminali a suicidarsi». E proprio in quel periodo, come un redivivo Frankenstein, aveva ideato un diabolico macchinario, se vogliamo l’antenato preistorico della capsula Sarco, chiamata a suo tempo «la macchina della liberazione». In pratica, grazie alla sua prima invenzione, «coloro che desideravano morire» potevano «premere un pulsante su un computer portatile» e «innescare così la somministrazione endovenosa del farmaco letale». Il dispositivo, scrive Hehli, «è ora conservato al British Science Museum». Preistoria.

L’ultima trovata di Nitschke è ora una nuova futuristica capsula spaziale, piena di confort, design e accessori, la quale funzionerebbe così. Il candidato alla dolce morte entra e vi si accomoda, come fosse a casa sua. Poi, secondo le istruzioni, chiude la porta e grazie ad «una semplice pressione su un pulsante», si attiva un meccanismo che «dopo pochi secondi procura la morte indolore».

Il pulsante premuto dal suicida riempie la capsula Sarco «di azoto» e il povero Cristo «muore per mancanza di ossigeno», però assicura Nieschke, senza vero dolore, come se iniziasse un pisolino pomeridiano. «È un metodo», spiega la Nzz, «che non richiede veleno» come le forme più arcaiche e superate di eutanasia ed anzi stavolta assolutamente nulla deve essere ingerito, «bevuto o somministrato per via endovenosa».

Secondo Hehli, in Svizzera «Sarco sarà presto utilizzato per la prima volta» e il fatto per il suo «inventore Philip Nitschke sarebbe un sogno che si avvera». Ma le campagne contro il suicidio a cui in teoria – molto in teoria – inviterebbero anche l’Onu e l’Oms, con la celebrazione annuale della «Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio» che esiste dal 2003 e cade ogni settembre? Non pervenuta.

Nitschke, da parte sua, non si presenta come un bieco propagandista della morte, altrimenti il suo gioco sporco sarebbe smascherato facile. Ma «si considera un campione umanista di una pratica liberale di suicidio assistito». Secondo lui, tutti gli adulti capaci di decidere, «dovrebbero avere il diritto a una morte pacifica di loro scelta», e questo, si badi bene, «anche se sono in buona salute».

Dicendo ciò l’inventore della «Tesla del suicidio assistito» ha il merito della chiarezza. Come a dire: sciocchi conservatori, ma davvero avete creduto alle favole dei progressisti sull’eutanasia per i soli «malati incurabili» che patiscono dolori lancinanti e sono prossimi alla fine?! L’eutanasia è per tutti, nessuno deve essere «discriminato».

E in effetti, già prima della sua triste invenzione – che ancora una volta unisce e compatta il fronte pro morte dagli ultra liberal d’Occidente all’estrema sinistra globalista – le legislazioni dei paesi avanzati, dalla Svizzera all’Olanda, dal Canada all’Australia, hanno allargato le maglie. E in Svizzera, che ancora pochi anni fa parificava l’aiuto al suicidio all’omicidio, nel 2024 può richiedere la dolce morte, più o meno chi vuole. E tra i suoi monti e le sue valli, sono sorte le varie associazioni Dignitas, «per morire con dignità», sfruttate dai radicali nostrani per il loro celebratissimo «turismo della morte» (da Dj Fabo in poi).

Se Sarco sarà approvata dalle autorità della Confederazione, gli svizzeri avranno un modo in più per diffondere l’idea che darsi la morte sia bello, legittimo e quasi piacevole. Ignorando ogni riflessione etica sulle ricadute sociali e psicologiche, specie a livello giovanile, di una ennesima macchina ideata e progettata per uccidere e non per salvare.

Fabrizio Cannone

Fabrizio Cannone su Barbadillo.it

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