La dura legge del pugilato e la memoria di Max Baer

Stanotte l’ho sognato.  Ma era un Baer diverso.  Vecchio e non lo è mai diventato essendo morto d’infarto a cinquant’anni.  E soprattutto disperato

Max Baer

Avete presente Max Baer? Duro e spietato picchiatore, vero?

Per noi italiani, quello che ha tolto la cintura a Primo Carnera, come ha scritto qui giorni fa Carlo Romano. Beh, stanotte l’ho sognato.
Ma era un Baer diverso.
Vecchio e non lo è mai diventato essendo morto d’infarto a cinquant’anni.
E soprattutto disperato.
Mi ballavano in mente, chissà come e perché, le tragedie da lui causate.
La peggiore era avere distrutto con ferocia, fino ad avvicinarlo alla morte arrivata perdendo col Gigante di Sequals, la ‘Tigre del mare’: Ernie Shaaf.
Nella stanza d’albergo dove l’ho collocato, Baer sembrava incapace di trovare requie.
E io – che sogni faccio? – gli parlavo di Giovenale.
È stato quel grande a vergare:
“Gli altri possono arrivare ad assolverti, ma tu sei capace di perdonare te stesso?”.
Baer era di Omaha, Nebraska, sapete?
E quanto ho scritto e avrei da dire e ancora dettare a proposito di quella città e del territorio partendo dal quale, in qualsiasi direzione si vada, per arrivare al mare si devono attraversare almeno altri tre Stati…
Ma questa è un’altra storia, direbbe Kipling.

Mauro della Porta Raffo

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