PointdeVue. L’addio a Michele di Grecia tra re, regine e popolo

Alle esequie del padre, nato a Roma, la principessa Olga col marito Aimone d'Aosta e la figlioletta            

Il sole dardeggia sulla capitale. E’ mezzogiorno del 1° agosto all’entrata del cimitero di
Michele di Grecia

Atene – il primo, fondato nel 1837, pochi anni dopo che il Paese si era liberato del giogo ottomano – sorge la chiesa di San Teodoro, che accoglie i credenti con la dolcezza della facciata celeste e bianca. Nessuno sbarramento o divieto: venuta a salutare la memoria del principe Michele, la folla si è radunata con calma. Accolti da discreti segnali di affetto, la regina Anna Maria di Grecia e i figli, la regina emerita Sofia di Spagna, sua sorella, la principessa Irene, e i parenti arrivano senza essere disturbati. Ci sono già la principessa Marina, moglie dello scomparso, le figlie, principesse Alessandra e Olga, moglie di Aimone di Aosta, anch’egli presente. Abbracci, strette di mano, voci strozzate dall’emozione esprimono la grande pena per la dipartita del principe Michele di Grecia. I pochi scalini di San Teodoro vengono saluti insieme.

 

Una cerimonia intima

La chiesa – dai ricchi ornamenti ortodossi e dalle volte dipinte di un blu notte punteggiato di stelle – non può accogliere tutti coloro che sono venuti a manifestare il loro affetto. I visi sono gravi, raccolti. Senza una parola, gli invitati scambiano sguardi carichi di tristezza e ricordi. Davanti al coro marmoreo, Sua Eminenza il metropolita Theodoritos celebra il rito, assistito da Monsignor Iakovos e sei preti e monaci. Gli inni bizantini, di grande bellezza, recano un messaggio di speranza, ricordando che il corpo riparte verso la terra e l’anima verso la miglior vita. Chi ci lascia non è morto, dorme prima della resurrezione. Preghiere e canti si succedono, si sparge incenso attorno al feretro e nella chiesa. Uno alla volta, i familiari abbracciano i libri santi, prima che scenda il silenzio.
 

L’omaggio del capo della Real Casa

Il principe ereditario Pavlos di Grecia, capo della Real Casa, rende un vibrante omaggio allo zio. Torna in particolare sulla gioventù e sul momento in cui il principe Michele, che era nato a Roma nel 1939, ha potuto infine scoprire il Paese di cui era figlio e di cui reca il nome.
“Come per molti di noi della famiglia – dice il principe -, voi avete scoperto la Grecia abbastanza tardi nella vita, a vent’anni, per indossare l’uniforme di ufficiale di cavalleria (ne sono sempre stato geloso!). Siete stato invitato a vivere dai miei nonni, i miei Apapa e Amama, zio Paolo e la zia Freddie, e siete presto divenuto come un fratello per mio padre e le mie sorelle, Sofia e Irene. Ma la vostra vita si è completata solo incontrando la cara Marina, come avete spesso detto: ‘Marina è stata il punto di ormeggio che mi ha legato al Paese che mi è tanto caro’. La Grecia vi è sempre restata nel cuore ed è ora la vostra ultima dimora. La vostra assenza lascerà un vuoto incolmabile, la vostra notevole personalità e i vostri durevoli contributi continueranno a ispirarci e guidarci. E i vostri scritti lasceranno dietro di voi una ricco tessuto di storie meravigliose”.
 

La preghiera degli amerindi

Il principe ereditario Pavlos conclude la testimonianza in greco, così: “Sia eterna la tua memoria. Buon viaggio, zio”, sotto gli sguardi commossi dei presenti e della regina Sofia, molto provata dalla scomparsa. Tigran, il maggiore dei nipoti del principe Michele, si fa avanti a sua volta con un timido sorriso ai presenti prima di parlare. Il figlio della principessa Alessandra e di Nicola Mirzayantz ha scelto di leggere, commosso ma con voce chiara, la preghiera degli amerindi che comincia così: “Quando sarò partito, liberami, lasciami andare, ho tanto da fare e da vedere, non piangere per me, ringrazia per gli anni buoni, ho dato a te amore e affetto e tu non immagini la felicità che hai dato a me. Grazie per l’amore che mi hai donato. Ora devo partire da solo. Forse per un po’ sentirai dolore, ma credimi: il tempo conforta e consola. Sì, saremo separati. Lascia che i ricordi addolciscano il dolore, non sono lontano, la vita continua… Se avrai bisogno, chiamami: verrò. Anche se non potrai vedermi o toccarmi, ci sarò. Se ascolti il mio cuore, sentirai la dolcezza dell’amore per te. E quando per te sarà tempo di partire, sarò lì ad aspettarti”.
 

L’inumazione a Tatoi

Conclusa la cerimonia, famiglie e invitati lasciano il cimitero. Dietro il feretro, un impressionante corteo di auto, scortato dalla polizia, va dalla capitale a Tatoi, oltre un’ora di strada. Quest’area di tremila ettari, sul fianco meridionale del monte Parnaso, ora è pubblica, ma ospita ancora le residenze estive e la necropoli della famiglia reale greca. Qui il principe Michele di Grecia ha passato parte della gioventù. Qui riposano più di venti componenti della sua famiglia, tra cui il nonno, Giorgio I di Grecia, la nonna nata Olga di Russia, regina degli Elleni, il padre, il  principe Cristoforo e la madre, principessa Françoise.
Già magnificamente boschiva, la regione è stata devastata dagli incendi del 2021, eppure, come un segno di speranza, vegetazione e giovani pini hanno ripreso i loro diritti, offrendo un paesaggio sobrio e magnifico. C’è una nuova cerimonia nella chiesetta che domina la valle, prima che una processione segua il defunto verso l’ultima dimora, in piena natura, raggiungendo così i genitori. Il corpo viene messo nella terra, col viso a oriente, da dove, per gli ortodossi, verrà la resurrezione del Cristo alla fine dei tempi.
 

“Vuoi andarci anche tu?”

Il metropolita Teodoritos recita una preghiera prima di versare vino santo sul feretro in segno di memoria, di purificazione e di una futura rinascita. La principessa Marina, mentre un forte vento le alza solleva i capelli, sparge con una paletta un po’ di terra sulla tomba del marito. La principessa Olga si china sulla figlia undicenne: “Vuoi andarci anche tu?”, la rassicura la madre, standole a fianco, mentre anche la principessina sparge terra nella tomba. Gli amici sono poi chiamati al raccoglimento. Sobrio, intimo, l’addio termina. Ciascuno, con la gola stretta, rammenta il principe Michele e l’uomo eccezionale che era.
Poco a poco si torna alle auto. Si staccano le figure di Tigran e Dario, di spalle, volti all’immensità della montagna. I due fratelli restano ancora un attimo, soli, per un’ultima parola di addio – nel segreto dei loro giovani cuori – al carissimo nonno.
Point de Vue, n.3964

Adélaïde de Clermont-Tonnerre

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