Amedeo Nazzari, l’aviatore eroico del cinema italiano

Non è stato solo un attore, ma un qualcosa di più; è stato un poeta, un apostolo del realismo mirabilmente lumeggiato nelle pellicole in cui è stato protagonista incontrastato

Amedeo Nazzari

Non è stato solo un attore, ma un qualcosa di più; è stato un poeta, un apostolo del realismo mirabilmente lumeggiato nelle pellicole in cui è stato protagonista incontrastato. Ci riferiamo ad Amedeo Carlo Leone Buffa (1907-1979) da Cagliari, in arte Amedeo Nazzari, divo del cinema. Qualsiasi parte fu chiamato ad interpretare la disimpegnò sempre in modo straordinario educando tanti italiani a quelle che sono le sfide della vita.

Con quel suo appassionato, sano e genuino realismo che lo contraddistingueva, Nazzari fu anche capace di raccontare pagine immemori di Storia italiana, come bersagliere, come cavaliere, come alpino, come agente segreto, come aviatore, sempre nei panni di un brillante ed eroico ufficiale dai modi galanti, dotato di una invidiabile energia e di un inappuntabile portamento. In realtà, quelli descritti, erano dei pregi che, innati nel personaggio, fecero sì che venisse cercato e ricercato anche per vestire l’uniforme militare.

Proprio un film nel quale Nazzari era protagonista, nell’agosto di ottantasei anni fa, l’incandescente 1938, pochi giorni prima che il Capo del Governo italiano, Benito Mussolini salvasse la fragile pace internazionale con la mediazione di Monaco, si aggiudicava un importante premio nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia.

Infatti, la giuria della 6^ Esposizione internazionale d’arte cinematografica, riunitasi il 31 agosto sotto la presidenza del conte Volpi di Misurata, presenti i delegati delle Nazioni partecipanti, assegnava la Coppa Mussolini alla pellicola tedesca “Olympia” di Leni Riefenstahl ed al film italiano “Luciano Serra pilota” di Goffredo Alessandrini con appunto Amedei Nazzari nei panni di un valoroso aviatore Aeronautica.

Ciò che ci preme evidenziare nel presente scritto è il lineare filo conduttore che ha visto Amedeo Nazzari nelle vesti di aviatore, raccontare in almeno tre pellicole, gli albori dell’Aviazione, il successivo periodo in cui, divenuta autonoma, l’Arma Azzurra ha dominato i cieli del mondo in guerra ed in pace fino a giungere al tragico ed immane Secondo Conflitto, non tralasciando quanto derivato dall’armistizio dell’8 settembre 1943.

E dire che se non fosse stato per Anna Magnani, difficilmente Nazzari sarebbe diventato divo del cinema. Dopo l’insuccesso nel film “Ginevra degli Almieri” del 1935, Nazzari aveva deciso di tornare alla vita teatrale. Mentre il noto regista Goffredo Alessandrini si accingeva a girare “Cavalleria” (1936), fu proprio Anna Magnani, sua moglie, tra l’altro facente parte del cast, a convincere il marito affinché l’attore sardo prendesse parte al film. Di lì nacquero i successi di Amedeo Nazzari.

Anche per la somiglianza a Francesco Baracca – cui “Cavalleria” è ispirato – in quel 1936, l’astro nascente del cinema italiano, il ventinovenne Amedeo Nazzari, nelle vesti di un appassionato, entusiasta e brillante ufficiale di Cavalleria che di lì a poco sposerà la nascente Arma Azzurra, Umberto Solaro, recitò un copione talmente sensazionale da farlo apparire come un vero ufficiale che inculca ai giovanissimi subalterni, quei valori di “fermezza, coraggio, audacia”, essenziali per diventare “buoni soldati, buoni cavalieri”.

“Cavalleria” non fece clamore solo nella propria epoca, tra l‘altro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si aggiudicò la Coppa del Ministero per la Stampa e la Propaganda, il suo successo si riverberò anche nei decenni successivi, tant’è che nel 1961, Centenario dell’Unità d’Italia, quale film ispiratosi al Risorgimento, venne inserito in un’apposita programmazione televisiva-rai. Era un’Italia in cui era vivo il sentimento patrio.

Giunse il 1937 e fu lo stesso Alessandrini a convocare a rapporto Nazzari per “Luciano Serra pilota”, film celebrante la evoluzione dell’Arma Azzurra che in un quindicennio di vita aveva conquistato primati mondiali contribuendo alla vittoria dell’Italia in vari confitti, non ultima La Guerra d’Etiopia (1935-36). Il tutto nel nome e nel segno di quei principi stabiliti dai vertici dell’Arma Azzurra, tesi a costruire “Un’Aeronautica sportiva, un’Aeronautica disciplinata, un’Aeronautica militarmente efficiente”.

In “Luciano Serra pilota” non è da tralasciare il ruolo di Mario Ferrari, un grande attore che, nella parte del forte ed austero colonnello Morelli, rivelandosi ufficiale dotato di umanità e nobiltà d’animo, contribuisce ad arricchire ulteriormente la pellicola.

Il film, supervisionato da Vittorio Mussolini, figlio del Capo del Governo, ufficiale della Regia Aeronautica ed esperto di cinema, lumeggia varie vicende, narrate intensamente, tutte da scoprire, ivi compreso un inaspettato e drammatico passaggio di consegne, autentico Monumento di idealità che dà linfa e continuità ad una Forza Armata che, nel guardare al futuro, orgogliosa delle proprie radici, deve essere gelosa custode della propria Storia.

Ecco come su “Ali di Guerra” del febbraio 1942 Nazzari raccontò quella sua esperienza:

“Il mio primo volo risale all’epoca della realizzazione del film ‘Luciano Serra Pilota’ e precisamente a quando, affidatami l’ambita quanto ardua parte del protagonista, ho voluto studiarla non soltanto con il copione alla mano ma vivendo il più possibile in mezzo ad autentici aviatori, con piloti sui campi d’aviazione. Il mio primo volo ha avuto quindi un carattere particolare: mentre altri hanno ricevuto il battesimo dell’aria o per curiosità e diletto, o perché spinti da improvvise necessità o per altri motivi occasionali, nel mio caso si è trattato di un vero e proprio studio nel quale la novità e la gioia delle impressioni insolite si univano e si confondevano con le osservazioni ed i rilievi della mia coscienza professionale. Il cielo, l’aria purificata delle sublimi altitudini, il sole verso il quale mi portava l’apparecchio, davano al mio spirito un’ebrezza gioiosa ed esultante; e durante quel mio primo volo ho avuto la sincera convinzione che se il destino non mi avesse portato a seguire la professione dell’attore, sarei sicuramente diventato aviatore. Ma ecco che altri pensieri sorgevano in me mentre nel posto di pilotaggio, irto di strumenti, mi guardavo attorno: cercavo di completare, attraverso la pratica del volo, il mio processo di…ambientazione aeronautica. Oltre che di impressioni di volo, potrei perciò parlare anche di impressioni aviatorie, in quanto la parte che dovevo interpretare e le vicende stesse del film, dedicato alla celebrazione della risorta aeronautica, mi hanno spinto non solamente a provare e godere le emozioni del volo, ma a conoscere le manifestazioni della vita aeronautica cosi come si svolge fra i campi e le officine, nell’aviazione civile ed in quella militare”.

Ma non è finita.

Nel maggio 1958, in un’Italia in cui la maggioranza dei cittadini credeva seriamente negli ideali patriottici e nazionali, le sale cinematografiche proiettavano “Il cielo brucia”, film ad episodi di Giuseppe Masini che raccontava “Una storia di ardimento e di amore scritta nel cielo dai ‘Gobbi Maledetti’, eroici equipaggi degli S79”; tali erano i manifesti che promuovevano la pellicola. Fra i protagonisti appunto Amedeo Nazzari.

Poiché le tre pellicole sono facilmente reperibili in rete, non ne abbiano voluto svelare compiutamente la trama, per lasciare al lettore il gusto della sorpresa.

Michele Salomone

Michele Salomone su Barbadillo.it

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