IlPunto (di E.Nistri). Olimpiadi e il trionfo dell’ideologia sulla biologia

"Constato come, se nel 1453, con gli ottomani alle porte di Costantinopoli, i teologi ortodossi discettavano del sesso degli angeli, noi occidentali siamo ridotti a discutere sul sesso dei pugili. Ogni civiltà ha l’apocalisse che si merita"

Immagine cult delle olimpiadi di Parigi 2024

Confesso di non aver seguito per intero la cerimonia di chiusura dei giochi olimpici parigini. Eppure, da quel poco che ho visto, ho maturato una convinzione. Se l’inizio delle macroniadi assomigliava in maniera inquietante alla sfarzosa quanto maldestra imitazione di un gay pride, lacerimonia di chiusura mi ha ricordato il finale di una gita scolastica. Atleti che scattano selfie e fanno ciao con la manina alle telecamere, un’atmosfera allegra, piacevole, ma che poco o nulla ha a che vedere con la sacralità dei giochi olimpici di cui de Coubertin avrebbe voluto ricreare lo spirito. Una volta gli atleti sfilavano tenendo il passo, orgogliosi di tenere alto il vessillo delle loro nazioni; da decenni non s’insegna a marciare nemmeno nelle accademie di educazione fisica, i vecchi Isef, anche se molti diplomati ambiscono poi a entrare nei reparti militari, che assicurano stipendi migliori e disponibilità di tempo per gli allenamenti e le competizioni ben maggiore che l’insegnamento nella scuola.

Vorrei illudermi che queste ricorrenze quadriennali, pur avendo perso almeno da Città del Messico 1968 la loro sacralità e la loro innocenza, documentino con i record raggiunti il progresso fisico della specie umana; ma anche in questo ambito nutro qualche riserva. In molte specialità, in particolare la più ricca di valenze simboliche come i 100 o 200 metri maschili, l’asticella non si è alzata molto e, se si considerano sia il progresso tecnologico (le piste in tartan, il miglioramento delle calzature), sia il fatto che atleti ormai professionisti hanno molto più tempo per allenarsi, sarebbe interessante immaginarsi chi avrebbe la meglio, a parità di condizioni, fra un Berruti e un Bolt. Del resto, quanti ciclisti abituati a sfidare le montagne con biciclette al titanio e a scioperare se piove avrebbero la forza fisica e morale per confrontarsi non dico con un Coppi o un Bartali, ma nemmeno con un Gimondi?

Sarebbe ingeneroso infierire sulle défaillances tecniche dell’organizzazione, se non fossero in molti casi legate a scelte politiche. Passi per la mancanza di aria condizionata negli alloggi, scelta su cui probabilmente si è registrata una liaison di parsimonia ed ecologismo: nell’antica Grecia non c’erano i Pinguini. A Parigi d’agosto non si muore di caldo come a Roma o a Firenze; semmai bisognerebbe verificare se le camere fossero ben isolate da un punto di vista termico. Passi per la scarsa appetibilità dei menù: è difficile mettere d’accordo a tavola migliaia di persone delle più svariate nazionalità. Passi molto meno per i bagni obbligati nella Senna, fiume navigabile, in cui transitano e stazionano oltre tutto battelli e chiatte comprensive di famiglie con le loro esigenze fisiologiche. Qui l’ideologia ha avuto la meglio sulla biologia e si sono sottoposti gli atleti ad assurdi tour de force intestinali solo per assecondare la demagogia green della sindaca Hidalgo.

Sarebbe ingeneroso pure ricordare come il trionfo dell’ideologia sulla biologia sia stato raggiunto soprattutto con l’aprioristica difesa del diritto di Imane Khelif a partecipare ai giochi come donna, in omaggio alla pseudoscienza gender. Mi limito a constatare come, se nel 1453, con gli ottomani alle porte di Costantinopoli, i teologi ortodossi discettavano del sesso degli angeli, noi occidentali siamo ridotti a discutere sul sesso dei pugili. Ogni civiltà ha l’apocalisse che si merita.

Enrico Nistri

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