Alain Delon, un divo internazionale nato in Italia

Il suo esordio avviene sotto l’egida della coproduzione franco-italiana Godot (Quand la femme s'en mêle, 1958) di Yves Allégret, e il suo status divistico è certificato da Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti

Alain Delon con Claudia Cardinale ne Il Gattopardo

Non è esagerato affermare che Alain Delon è divenuto il divo internazionale che oggi tutto il mondo rimpiange grazie soprattutto al cinema italiano e alle coproduzioni franco-italiane.

Il suo esordio, infatti, avviene sotto l’egida della coproduzione franco-italiana Godot (Quand la femme s’en mêle, 1958) di Yves Allégret, e il suo status divistico è certificato da Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti. Contemporaneamente e subito dopo è il primo Tom Ripley del grande schermo in Delitto in pieno sole(Plein soleil, 1960) di René Clément, ulteriore coproduzione franco-italiana, e il protagonista maschile, a fianco di una giovane e promettente Monica Vitti, di L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni (cosceneggiatore il compianto poeta e scrittore Tonino Guerra).

Per tutti gli anni 60 e buona parte degli anni 70 del ‘900, Alain Delon legherà il suo nome e il suo volto alle più importanti e significative produzioni italiane e franco-italiane. Sempre sotto la direzione di Visconti è tra gli interpreti principali, suoi partner l’hollywoodiano Burt Lancaster e la bellissima diva italo-tunisina Claudia Cardinale, di un capolavoro come Il Gattopardo (1963). Ormai divo affermato, l’attore interpreta e produce il notevole La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini che, con grande dispiacere del regista (ubi maior minor cessat), Delon rimonta e manipola per il mercato francese.

Il suo peso divistico è altresì preponderante, ma paradossalmente meno invasivo, in due film di genere diretti dal geniale Duccio Tessari. Il primo è Tony Arzenta(1973), forse il più bel noir italiano in assoluto (protagoniste femminili le fulgide Carla Gravina e Nicoletta Machiavelli); il secondo Zorro (1975), senza alcun dubbio la più briosa versione cinematografica del popolare eroe in maschera (protagonista femminile la brava Ottavia Piccolo, antagonista il grande attore inglese Stanley Baker), memorabile anche grazie alle vivaci musiche dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis.

Sul fronte delle coproduzioni franco-italiane sono invece da ricordare i film scritti dall’intellettuale anticonformista e antesignano della Nouvelle Droite Jean Cau (Addio, Jeff![Jeff], 1969, di Jean Herman, e Borsalino, 1970, di Jacques Deray), i noir e i polizieschi diretti da tre maestri come Jean-Pierre Melville (Frank Costello, faccia d’angelo [Le samourai], 1968, I senza nome [Le cercle rouge], 1970, e Notte sulla città [Un flic], 1972), José Giovanni (Due contro la città [Deux hommes dans la ville], 1973, Lo zingaro [Le gitan], 1976, e Il figlio del gangster [Comme un boomerang], 1977) e Jacques Deray (La piscina [La piscine], 1969, L’uomo di Saint-Michel [Doucement lesbasses!], 1971, Borsalino & Co., 1974, Flic Story, 1975, La gang del parigino [Le gang], 1977, e L’orso di peluche, 1993), e le due opere a sfondo storico-politico firmate dal regista americano blacklisted Joseph Losey (L’assassinio di Trotsky, 1972, e Mr. Klein [Monsieur Klein], 1976).

      

Franco Grattarola

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