Il piccone di Delon uccise Burton-Trotsky nel film sul sicario di Stalin e zio dei De Sica

Nel 1971 il regista americano esule Joseph Losey firmava l'evocazione del delitto messicano di Ramon Mercader 

La locandina del
Film con Alain Delon

Nel mare di fiorilegi in occasione della morte del divo più bello del mondo pare mancare un riferimento puntuale al film più politico del nostro Alain ,insieme al  Gattopardo: L’assassinio di Trotsky di Joseph Losey (1971).

Il 20 agosto 1940 , vigente da un anno l’accordo Hitler-Stalin, Lev Trotsky, rifugiatosi in Messico, viene orribilmente assassinato a colpi di piccozza al cranio da Frank Jackson, alias Jacques Mornand, al secolo Ramon Mercader, fratello di Maria, attrice, futura madre di Manuel e Christian de Sica.
Ramon Mercader è un agente del Nkvd, la polizia politica sovietica, inviato da Stalin per infiltrarsi fra i suoi oppositori e uccidere Trotsky, troppo scomodo per il comunismo sovietico e i suoi partiti di riferimento se il conflitto cominciato nel 1939 in Europa si estendesse all’Urss, come accadrà nel giugno 1941.
Poco tempo prima dell’agosto 1940 i comunisti messicani, guidati dal pittore Siqueiros, avevano tentato di eliminare lo scomodo esule, che si era miracolosamente salvato, rinchiudendosi nella villa fortezza di Coyacan, ancor oggi visitabile, protetto da uno sparuto numero di fedelissimi. E’ tra di loro che  Mercader si infiltrerà, con le sue doti seduttive, guadagnandosi la fiducia di Trotsky per poi spietatamente colpirlo alla prima occasione.
Fin qui la Storia di cui Losey tenta un’ interpretazione politico-ideologica non sempre adeguata, per poi passare, invece felicemente, a un’interpretazione psicologica da tragedia greca. Ciò grazie alla strepitosa interpretazione di Richard Burton (Trotsky) e Alain Delon (Mercader).
Al rivoluzionario, circonfuso di gloria, si oppone il sicario dai molti volti, ciascuno dei quali rispecchia i lati oscuri di angelo e demonio, in una sintesi di personalità multipla per cui l’ assassino è bello, seducente, colto, affascinante, fanatico della missione e non privo di devota ammirazione per la vittima: un Giuda conscio del suo ruolo tragico.
In questo ruolo dalla massima ambiguità, Delon – Mercader diventa centrale e monumentale perfino rispetto a Burton, grazie anche a un parco di attori come Giorgio Albertazzi e Valentina Cortese nei ruoli del commissario e della Fedeva. Delon ci dà qui una prova dei legami ctoni tra storia, politica e personalità, di cui l’ ambiguo è la nota prevalente.
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Francesco Menna

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