Segnalibro. Il 1968, l’invasione dell’Urss in “Praga, poesia che scompare” di Kundera

Adelphi pubblica un libro dello scrittore ceko sulla violenza del comunismo e sulla perdita di civiltà

Milan Kundera

Praga, poesia che scompare di Kundera per Adelphi

Praga, poesia che scompare è un libro composto da due testi brevi usciti su “Le Débat” nel 1980 e nel 1985. L’autore, Milan Kundera, lancia un atto di accusa: l’invasione della Cecoslovacchia da parte dell’esercito sovietico, avvenuta nell’estate del 1968, non solo violò i diritti umani e la libertà di un popolo ma trasformò la città in “un foglio di carta in fiamme dove scompare la poesia”; il rimando è a una citazione di Nezval. Kundera denuncia la scomparsa concomitante di una “grande cultura”. Praga, infatti, non era una città asettica e senza respiro culturale. “La cultura a Praga è antica come l’Occidente stesso” dice lo scrittore. La capitale della Cecoslovacchia, “città magica”, è il luogo dove tutta la cultura precedente è passata; il riferimento è a Kafka, Hašek, Janacek, ai surrealisti, ai cubisti, agli strutturalisti, ai modernisti, ai narratori che hanno vividamente illustrato la vita in quella ricca città per certi versi anche cosmopolita. Per Kundera narrare Praga non significava solo descrivere un luogo geografico ma anche recuperare una “Atlantide sommersa”, che non c’è più, dando voce a un modo di concepire la vita e il mondo contrario alla direzione del corso della storia che spingeva i culturalmente ricchi paesi dell’Est sotto la peggiore dittatura degli ultimi secoli. Così cominciò la regressione ma i libri di Kundera erano tradotti in tutte le lingue. Ma non sempre le traduzioni erano fedeli, talvolta il senso di alcune espressioni era frainteso o semplicemente interpretato differentemente. Così, Kundera volle scrivere, e qui è presente in Praga, poesia che scompare un altro testo che rappresentava un punto di riferimento per il suo pensiero: Ottantanove parole, una sorta di dizionario delle idee di Kundera. Una lettura inequivocabile di lemmi che ricorrono e hanno una reale importanza nelle sue opere. “Parole chiave”, “parole trabocchetto” che pongono luce sulle opere e sulle idee di Kundera ma indicano anche la loro genealogia. Si configurano così le strade e i luoghi meno conosciuti di Praga ma anche, in parallelo, i meandri della mente dello scrittore, la grammatica di emozioni che dà vigore alla sua scrittura.

Questo libro è di particolare profondità e intensità, sembra quasi rappresentare una dichiarazione d’amore per la cultura e una conferma della memoria storica e ideale di un intero Paese contro quanti intendono cancellare il passato e i valori.

Milan Kundera, Praga, poesia che scompare, Adelphi ed., (traduzione di Giorgio Pinotti), pagg. 102, euro 12,00

Manlio Triggiani

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