Nations League. Tremate, le belle gioie (della Nazionale) son tornate

L'Italia vince contro Francia e Israele e si scatenano i peana in onore e gloria della Spalletti band dopo il flop europeo

Parafrasando Max Pezzali, bastan due vittorie così a cancellare gli sbattimenti di un Europeo dimenticabilissimo. Tremate, dunque, calciofili italiani: Luciano è tornato alla testa della Spalletti band, determinatissimo a riprendersi tutto quello “che è ‘o nuostro”, dai titoli agli spot della Tim. L’Italia ha terminato con sei punti in cascina il giro di partite per la Nations League, una sorta di torneuccio di consolazione per dare, rispetto alle classiche amichevoli, un po’ più di appeal televisivo (e quindi scroccare ai network tv qualche eurino in più). Con la Francia, gli azzurri hanno vinto tre (Dimarco, Frattesi e Raspadori) a uno. Roba da matti, considerando l’Europeo dimenticabilissimo che ci siamo lasciati alle spalle. Epperò c’è pur da dire che i vice-campioni del mondo hanno giocato solo venti minuti, appagati e un po’ disturbati dal vedersi ancora in panca monsieur Deschamps. Se quello visto all’opera contro l’Italia è il vero Mbappé, per Florentino Perez non resterebbe che rivolgersi al Codacons. Godiamoci il ritorno di Tonali deplorando chi già gli dà del Tonaldinho (madò, che fantasia) per l’assist di tacco che abbiamo già visto trecentoventitré volte su Youtube. Da abbracciare il povero Di Lorenzo a cui Barcola ha fatto rivedere gli euro-fantasmi.

Contro Israele, invece, l’Italia ha cambiato interpreti ma ha vinto due a uno. Un gol di petto (Frattesi) e uno regalato (Keane) dalla difesa spaventapasseri degli avversari. Che, diciamolo, non sono mai stati davvero un pericolo per la nazionale. Ma l’Italia s’accontenta e gode ad ascoltare fanfare di sollievo dopo la figuraccia dove contava, davvero, vincere. E giù di “grande squadra”, e aridaje con “la forza del gruppo”, torna la festa attorno al conducator Luciano Spalletti. Che, detto tra noi, forse resta l’unico top player del gruppo azzurro. Ma che nemmeno lui può far miracoli se ha a disposizione una squadra in cui “solo due” sarebbero “degni di giocare per la Francia”, come disse Maignan. Che non ha torto ma poiché quando parlano i cugini transalpini ci sale l’Ettore Fieramosca che è in noi, ecco che diventa l’epitome della superbia francese trafitta dall’orgoglio paisà italiano. I soliti due torti che non fanno una ragione ma, in compenso, fanno fare il pieno di like sui social alle belle gioie, tramortite e offese (qualcuna persino dolente e piangente al punto da rinnegare se stessa) dall’Europeo più brutto di sempre. Tremate, italiani: le belle gioie (chi ha letto Arpino lo sa)son tornate. Per la gioia di tv, agenti e club.

gv

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