Focus/2. Harris vs Trump con gli Usa che puntano l’Eurasia

"Tramontato il sogno della 'fine della storia' di Fukuyama, torna la guerra, il riarmo e lo scontro tra le grandi potenze. E gli Usa ribadiscono le priorità strategiche in opposizione alle potenze euroasiatiche"

Il dibattito tv Harris-Trump

Dalla Dottrina Monroe al predominio su Pacifico ed Atlantico, perseguito, in base ad una opzione geopolitica discutibile, dall’Amministrazione di Franklin D. Roosevelt, un altro dem, alla fine degli anni ’30, con il territorio metropolitano ancora inattaccabile per le armi del tempo. Pur se gli interessi vitali degli Usa non erano messi a rischio (come nel ’17) né dalla Germania, né dal Giappone, che non volevano/potevano ‘schiavizzare il mondo’ (sciocchezza che ancora si afferma) e con in casa una maggioranza neutralista, isolazionista. Fino al ‘cinicamente provocato’ attacco nipponico a Pearl Harbor nel dicembre ’41, esasperando Tokyo ed ignorando pure gli avvisi dell’Intelligence. Quella talassocrazia (dal gr. ‘mare’ e ‘potere’), dominio navale e commerciale, già britannico fino al 1918, poi ‘ereditato’ dall’ex-colonia, esercitato, anche ideologicamente, su grandi spazi marittimi e sui territori che vi si affacciano.

Seguì la Dottrina Truman (marzo 1947) per appoggiare i Paesi aggrediti dal comunismo, come la Grecia, allora in piena guerra civile. Churchill aveva evocato ‘La Cortina di Ferro’ un anno prima. Meno male che in Italia ci pensò Papa Pio XII a far perdere le elezioni al Fronte Democratico Popolare (egemonizzato dai comunisti staliniani) nell’aprile 1948, mobilitando parroci ed Azione Cattolica, non la DC di De Gasperi e neppure le intese di Yalta… Poi verranno i tentativi americani di Rollback, la Nato nel 1949, il Patto di Varsavia, la Guerra Fredda, la Corea, il Vietnam, la Dottrina della Sicurezza Nazionale per l’America Latina, dopo il 1962 e la crisi dei missili a Cuba (con tanto di addestramento militare per i ‘Paesi Amici’ alla Scuola delle Americhe a Panama), la guerra del Golfo, la Dottrina della Guerra Preventiva di Bush jr. dopo l’11 settembre 2001, la guerra d’Irak,  l’invasione dell’Afghanistan, i contractors, la lotta al terrorismo islamico, gli omicidi ‘mirati’ ecc.

La documentazione in materia è vastissima, basta navigare un po’ nel web. Due testi in italiano mi paiono degni di segnalazione: Phil Kelly, Saggi scelti di geopolitica classica. Dai nuovi heartland alle guerre dell’acqua (Callive, 2023) e La geopolitica anglosassone: dalle origini ai nostri giorni (Guerini, 2023) di Federico Bordonaro. Kelly è professore di Scienze Politiche a Emporia State University, Kansas, membro del Mackinder Forum, teorico della geopolitica classica.

Bordonaro è docente di geopolitica e storia dell’Europa Orientale alla Webster University di Vienna  ed alla Sapienza di Roma, specialista di problemi di sicurezza europea e del pensiero geopolitico.

Trascrivo di seguito, da ‘Analisi Difesa’, La geopolitica anglosassone di Alberto Cossu (30 settembre 2023), recensione della succitata, stimolante, originale opera di Bordonaro:

“Tramontato il sogno della ‘fine della storia’ di Fukuyama, torna la guerra, il riarmo e lo scontro tra le grandi potenze. E gli Usa ribadiscono le priorità strategiche in opposizione alle potenze euroasiatiche, Russia e Cina, ricalcando il pensiero della geopolitica classica. Una strategia fondata sulla necessità, per la potenza marittima, di dominare lo spazio di terra fra Germania e Russia ed i relativi mari chiusi, il Baltico ed il Mar Nero. L’obiettivo è quello di indebolire la potenza russa ed isolare la Cina e di impedire la costituzione di un’aggregazione di potere in grado di sfidare la potenza americana”.

Il ruolo degli USA (côté dem in primis) viene caratterizzato da alcuni pilastri in politica estera:

“La leadership globale; la difesa e la promozione dell’ordine liberale internazionale; prevenire che emergano poteri egemonici in Euroasia. Una potenza che dominasse l’Eurasia eserciterebbe un’influenza enorme. L’Euroasia non ha la capacità di creare un proprio ordine in grado di impedire l’emergere di un egemone regionale. Pertanto, l’Euroasia ha necessità di assistenza da parte di Paesi esterni per evitare un’affermazione di autocrazie o di squilibri di potere”.

La logica è ripresa nel documento della Strategia Nazionale di Sicurezza, del 2022:

“Gli Stati Uniti sono una potenza con interessi globali. Siamo forti in una regione se siamo in grado di mantenere un impegno assertivo in un’altra. Se qualche area regionale entra nel caos o viene dominata da una potenza ostile, questo fatto incide negativamente sui nostri interessi”.

(Presidente Joseph Biden, il 21 settembre 2023 all’Assemblea Generale dell’ONU).

È l’attuazione dei postulati della geopolitica classica, derivata da Halford J. Mackinder nella celebre teoria dell’Heartland (Terra-Cuore), elaborata in The Geographical Pivot of History, del 25 gennaio 1904. Zbigniew Brzezinski, già Consigliere per la sicurezza di Jimmy Carter, in The Grand Chessboard: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives (1997) teorizzò che senza il controllo dell’Ucraina la Russia avrebbe perso il ruolo di potenza europea. Per indebolire la Russia si sarebbe dovuto contrastarla proprio in Ucraina. Il conflitto russo-ucraino offre, per Bordonaro, chiavi interpretative diverse dalla solita attribuzione all’imperialismo russo d’ogni responsabilità.

(https://www.analisidifesa.it/2023/09/la-geopolitica-anglossasone; https://www.vision-gt.eu/institute)

Sarà bene non dimenticare che l’Amministrazione Biden-Harris, scegliendo la ‘guerra per procura’, immolando ucraini (dal Vietnam in poi gli americani non vogliono più essere soldati a forza e morire per l’ ‘Arsenale’), umiliando ancora la Germania con la greve mano dei vincitori del ’45, non ha percorso l’unico cammino possibile. Sono convinto che con Trump non ci sarebbe stato il conflitto armato. Mosca era già circondata da Paesi NATO: valeva la pena ‘regalarla’ a Pechino (assieme ai restanti BRICS+)? Per debilitare l’Europa occidentale non meno della Russia, come ha dimostrato la vicenda Nord Stream? Forte la miopia dei partners, proni ad ogni diktat USA-NATO-Bruxelles: solo associazioni di ossequenti ai quali spillare quattrini? Adesso e per l’infinita ricostruzione ucraina?

Questo, a grandi tratti, il background Usa verso l’estero, comune ai due sfidanti. E l’ora urge. L’Italia, con le oltre cento Basi Usa-Nato sul suo territoro, eredità della sconfitta del 1943, almeno due – Ghedi (Bs) e Aviano (Pn) – con ordigni atomici, sarebbe in caso di conflitto nucleare un bersaglio quasi obbligato. Vogliamo correre questo rischio immane per interessi egoistici solo ed esclusivamente altrui?

Gianni Marocco

Gianni Marocco su Barbadillo.it

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