“II manifesto” celebra l’anima latina del patriota Lucio Battisti

Le note del gigante di Poggio Bustone in passato erano oggetto di una devozione a sinistra più o meno sotterranea. Ora non più

L‘indipendenza, l’originalità e l’anticonformismo del patriota Lucio Battisti in passato erano oggetto di una devozione a sinistra più o meno sotterranea. Di fronte ad un gigante le critiche sulla sua poetica antimaterialista risultavano deboli ma necessarie per chi aveva posizioni rigide, anche nella musica.

In tempi liquidi cambia tutto e il manifesto celebra la riedizione di “Anima Latina” con un articolo di Francesco Brusco e lo definisce “apocalittico e integrato”. Qui un estratto del testo.

«Quando uno parla in mezzo agli altri, non urla ma non tace neppure. Se la sua voce interessa a chi ascolta, viene individuata, magari con un po’ più di attenzione, con un po’ di fatica». Così Lucio Battisti nella celebre intervista a Renato Marengo (Ciao 2001) del primo dicembre 1974.

Con un po’ più di attenzione, con un po’ di fatica, si possono leggere in quelle parole i prodromi della sua sparizione.

Prima di negare corpo e immagine al pubblico, Lucio gli sottrae il conforto di un ascolto leggero: dissimula l’anatomia della canzone in una forma da concept album e immerge la propria voce nel missaggio, tra corde, percussioni, fiati, sintetizzatori, a spregio degli usi e costumi della discografia italiana. Che già non gliela perdonava prima, quella voce esile e poco educata.

Gerardo Adami

Gerardo Adami su Barbadillo.it

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